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Mercato auto in affanno: transizione rallenta e “green” non colmano il divario

- di: Alberto Venturi
 
Mercato auto in affanno: transizione rallenta e “green” non colmano il divario

Il mercato automobilistico europeo si avvia alla fine del 2025 con un passo incerto, segnato da una domanda debole e da una transizione tecnologica che procede con minore intensità rispetto alle aspettative. In Italia i primi dieci mesi mostrano un arretramento dello 0,6% secondo Unrae, mentre in Europa il terzo trimestre si chiude con un modesto +0,9% rilevato da Acea. Numeri insufficienti a creare un vero punto di svolta.

Mercato auto in affanno: transizione rallenta e “green” non colmano il divario

Gli operatori guardano soprattutto alla Germania, il principale mercato continentale, dove da gennaio a settembre le immatricolazioni sono scese dello 0,3%. È un calo apparentemente modesto, ma che conferma una tendenza negativa già avviata nel 2024 e che riflette fragilità profonde nella fase attuale della transizione.

Il nodo delle motorizzazioni tradizionali
Il dato più significativo è l’erosione delle alimentazioni a combustione interna, che in Germania registrano un arretramento consistente: -181.048 unità a benzina e -71.547 diesel. È una contrazione che pesa sull’intera filiera, abituata per decenni a contare sulla solidità dei motori termici per garantire volumi e margini. Le elettriche e le ibride plug-in avanzano, con rispettivamente +105.812 e +84.899 veicoli, ma non abbastanza da compensare la perdita complessiva. La crescita delle vetture “alla spina” si conferma reale ma ancora troppo lenta per sostenere il ritmo richiesto dalle normative europee sul taglio delle emissioni.

Le pressioni politiche tedesche
L’andamento del mercato ha aperto un fronte politico. Il Ministero dell’Economia tedesco ha sollecitato la Commissione europea a rivedere la pianificazione della transizione ecologica, contestando l’attuale traiettoria come eccessivamente rigida e non allineata al comportamento dei consumatori. Berlino teme un impatto industriale significativo e chiede maggiore flessibilità sul phase-out del termico, sull’impiego degli e-fuel e sul sostegno a tecnologie intermedie. La Germania, che ha fondato la propria leadership industriale sulla produzione automobilistica, percepisce oggi una vulnerabilità nuova, legata a un riequilibrio competitivo globale in cui Stati Uniti e Cina avanzano con politiche più aggressive.

L’Italia e la crescita troppo timida delle elettriche
Sul fronte italiano emergono elementi di luci e ombre. Le elettriche pure crescono con un +26,3% dall’inizio dell’anno, ma la loro quota di mercato resta inchiodata al 5,2%, solo un punto in più rispetto al 2024. È un livello largamente inferiore alla media europea e molto distante dai Paesi più maturi, dove le EV superano il 15% delle immatricolazioni. La distanza riguarda sia l’offerta sia la domanda. I consumatori italiani restano prudenti, frenati dall’incertezza sui prezzi, dalle preoccupazioni sull’autonomia e dalla percezione di un’infrastruttura di ricarica ancora insufficiente. Gli investimenti nella rete avanzano, ma l'immagine pubblica della ricarica rimane legata alla complessità e ai tempi lunghi, un fattore che ostacola l’avvicinamento dell’utente medio.

Il ruolo delle flotte aziendali
Anche le imprese faticano a imprimere un’accelerazione alla transizione. Le flotte aziendali, che altrove rappresentano il canale chiave per la diffusione delle elettriche, in Italia procedono a passo ridotto. La normativa fiscale non favorisce il rinnovo verso alimentazioni a zero emissioni e i costi di conversione restano elevati. L’assenza di un quadro di incentivi stabile nel tempo rende difficile programmare investimenti con orizzonti certi. Il risultato è un mercato che si muove lentamente, con un parco circolante tra i più anziani d’Europa e un ritmo di sostituzione non compatibile con gli obiettivi climatici.

La questione tedesca e la filiera europea
Il rallentamento tedesco non produce effetti solo sul mercato interno, ma sull’intera catena del valore europea. La Germania, principale esportatore e produttore dell’auto continentale, condiziona la domanda dei fornitori di meccanica di precisione, elettronica e componentistica specializzata. I costruttori tedeschi devono affrontare una difficile transizione industriale: gli investimenti per le nuove piattaforme elettriche sono ingenti, mentre la redditività dei modelli tradizionali, a cui è legato il grosso dei margini, si indebolisce. In parallelo, la concorrenza cinese cresce in segmenti centrali, soprattutto nelle vetture elettriche di fascia media, grazie a economie di scala, integrazione verticale e politiche statali mirate.

La filiera italiana della componentistica
L’Italia osserva questo scenario con crescente attenzione. La competitività della sua componentistica, tra le più importanti d’Europa, dipende in larga misura dalla domanda proveniente dai costruttori tedeschi. Molte piccole e medie imprese specializzate in parti per motori termici affrontano un passaggio delicato. Le tecnologie dell’elettrico richiedono competenze in elettronica, gestione termica, materiali avanzati e software, settori nei quali non tutte le imprese sono ancora pronte. La riconversione procede, ma con velocità disomogenea. I grandi gruppi avanzano, mentre le Pmi incontrano difficoltà nella disponibilità di capitali e nell’accesso a nuovi mercati. In assenza di un sostegno mirato, il rischio è una perdita strutturale di capacità produttiva.

La traiettoria europea della transizione
La strada verso la mobilità a basse emissioni appare dunque meno lineare di quanto previsto alcuni anni fa. L’accelerazione richiesta dagli obiettivi climatici si confronta con un mercato che sta producendo segnali di rallentamento, con consumatori ancora esitanti e con una filiera industriale impegnata in investimenti ingenti e complessi. La discussione sulle scadenze del 2035 e sulla flessibilità tecnologica resterà centrale nei prossimi mesi. Bruxelles valuta possibili aggiustamenti, mentre i governi chiedono una maggiore aderenza tra regolazione e dinamiche reali della domanda.

Una fase di equilibrio instabile
Il 2025 si presenta come un anno di passaggio strategico. La crescita delle vetture green testimonia che la transizione è in corso, ma non ancora abbastanza robusta da sostenere da sola il sistema. Le motorizzazioni tradizionali arretrano più rapidamente di quanto le elettriche riescano a crescere. La filiera, nel suo complesso, vive una fase di equilibrio instabile in cui la revisione delle strategie industriali diventa inevitabile. Saranno determinanti la chiarezza delle politiche europee, la stabilità degli incentivi, la velocità degli investimenti infrastrutturali e la capacità delle imprese di adattarsi a un contesto competitivo globale che si sta ridisegnando con una rapidità senza precedenti.

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