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Calenda colpisce, Conte incassa: il campo largo si fa campo minato

- di: Jole Rosati
 
Calenda colpisce, Conte incassa: il campo largo si fa campo minato
Al congresso di Azione l’ex ministro attacca frontalmente il M5S: “Va cancellato”. Il Pd si smarca, Conte replica: “Le sue parole? Medaglie”. Meloni in platea, Schlein assente.

Più che un congresso, un’esplosione controllata. Carlo Calenda sale sul palco del congresso nazionale di Azione e decide di fare ciò che molti temevano, ma pochi si aspettavano con questa nettezza: prendere la dinamite politica e farla esplodere nel cuore dell’opposizione. Il suo bersaglio è chiaro, diretto e, per usare le sue stesse parole, “sempre lo stesso”: il Movimento 5 Stelle. “L’unico modo per avere a che fare con il M5S è cancellarlo”, scandisce con fermezza tra applausi convinti.
Il punto di rottura non è solo ideologico, è strutturale. Calenda respinge in toto la logica del “campo largo”, considerandola un'illusione pericolosa e inefficace. A chi chiede perché Azione si tenga fuori dalla coalizione anti-Meloni, il leader risponde senza esitazione: non si può costruire nulla con chi, a suo dire, ha distrutto le istituzioni, diffuso populismo e governato in modo irresponsabile.
L’affondo è tanto radicale quanto calcolato. Calenda sa che le sue parole non sono compatibili con alcuna logica di ricomposizione futura. E infatti, dalla platea, oltre ai fedelissimi di Azione, siedono i rappresentanti di un centrodestra in abito da gala: Raffaele Fitto, Guido Crosetto, Giovanni Donzelli, Maurizio Lupi. Non un siparietto di cortesia, ma il segnale concreto di un riposizionamento. Non c'è Antonio Tajani, assente per lutto, e non c'è neppure Giancarlo Giorgetti, pur invitato. Ma la presenza della premier Giorgia Meloni — unica capo di governo europeo a presenziare a un congresso di opposizione — dice tutto.

Il gelo del Pd e la scelta di Schlein
Di fronte a una scena del genere, il Partito Democratico si ritrae, quasi imbarazzato. Elly Schlein sceglie di non esserci. A rappresentare il partito è il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, che prova con difficoltà a difendere una linea unitaria ormai ridotta a miraggio. “Non si costruisce un’alternativa cancellando altre forze politiche”, afferma con tono fermo. Ma le sue parole suonano vuote, fuori tempo massimo. A via Palermo, nella sala dove Azione tiene il suo congresso, il messaggio è chiaro: l’unità è un’idea del passato. Il presente è frammentazione, selezione, rottura.

Conte: “Calenda? Si finge liberale, ma vuole cancellare chi dissente”
La replica di Giuseppe Conte arriva dalla Calabria, dove il M5S è impegnato in una manifestazione contro il “furto di democrazia” che avrebbe privato la parlamentare Elisa Scutellà del suo seggio alla Camera. Il tono è ironico, ma la risposta è affilata. “Continuate pure con insulti e attacchi, da Meloni, Crosetto, Calenda... sono tutte medaglie”, dice Conte. Poi l’affondo sul piano dei valori: “Che cultura politica è mai questa? Calenda vuole cancellare un partito e milioni di cittadini che la pensano come noi. È questo il suo liberalismo a intermittenza?”.
E non si ferma. Sottolinea con sarcasmo l’atteggiamento bellicoso del leader di Azione: “Rispetto per chi è contrario al riarmo, Carlo, anche se hai l’elmetto da tre anni”. Un colpo su un altro fronte, quello della politica estera e della visione strategica dell’Italia nel mondo.

L’ironia dei 5 Stelle e l’ombra dell’incoerenza
Il M5S non risponde solo con rabbia, ma anche con ironia. Stefano Patuanelli pubblica un meme che ritrae Calenda con Paolo Gentiloni e Pina Picierno, sullo sfondo del congresso, titolandolo “Testardamente unitari...”, una frecciatina velenosa che mette in luce l’ambiguità della linea di Azione. Il riferimento non è casuale: Picierno è finita al centro di una polemica interna per aver incontrato esponenti dell’organizzazione “Israel Defense and Security Forum”, scatenando critiche tra i pacifisti e i sostenitori della causa palestinese.

Renzi, l’arci-nemico lontano e velenoso
Nel frattempo, a chilometri di distanza, Matteo Renzi non perde l’occasione per marcare le distanze. È in Sicilia per presentare il suo libro L’influencer, ma interviene nel dibattito a modo suo: “Meloni è brava a fare propaganda, non a governare”. Calenda lo liquida con freddezza: “Ha fatto una scelta, quella di stare col campo largo e prima ancora quella di votare La Russa. È una scelta politica”. Fine dei giochi anche tra loro.

Magi e la denuncia del Parlamento muto
L’unico rappresentante del cosiddetto “campo largo” che tenta una sintesi è Riccardo Magi di +Europa. Ma anche lui, sul palco, affonda il colpo contro il governo: “Se non vogliamo che sia un dialogo domenicale, il confronto va fatto in Parlamento. Peccato che questa maggioranza, nel 99% dei casi, non prende nemmeno la parola. Il Parlamento non esiste più”.

Avs assente e amareggiata
Assente invece Alleanza Verdi e Sinistra, che commenta con un certo stupore. Angelo Bonelli si dice “sorpreso” per l’accoglienza riservata a Giorgia Meloni. Come dargli torto: nel congresso di un partito d’opposizione, la premier è trattata quasi come una leader amica. Un segnale che più che stupore, suggerisce un cortocircuito.

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