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Banche: dai primi 5 gruppi, 16 miliardi di utili in 9 mesi. Sileoni: "Coi guadagni degli AD, si potrebbero assumere 1000 giovani"

- di: barbara Bizzarri
 
Banche: dai primi 5 gruppi, 16 miliardi di utili in 9 mesi. Sileoni: 'Coi guadagni degli AD, si potrebbero assumere 1000 giovani'

L’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE spinge ancora i risultati del settore bancario del Paese: il “fatturato” si è attestato, dopo tre trimestri, a 47,4 miliardi, sostenuti prevalentemente dai ricavi legati agli interessi sul credito a imprese e famiglie (27,6 miliardi), ambito che corrisponde quasi al doppio di quanto incassato, tra altro, con le commissioni su servizi e attività di risparmio gestito (15,9 miliardi). Ovvero, quasi 16 miliardi di euro di utili (15,7 miliardi, nel dettaglio), nei primi nove mesi del 2023, per le prime cinque banche italiane. Rispetto al totale delle entrate, i primi cinque gruppi hanno realizzato il 58,3% col margine d’interesse e il 33,7% con le commissioni, mentre l’8% (3,7 miliardi) è rappresentato altri ricavi (trading e altri proventi finanziari). Una fotografia che emerge dai conti dei primi nove mesi dell’anno, e che sembra rilanciare, nel settore bancario italiano, l’importanza delle attività tradizionali, sorpassate nel 2020 e nel 2021, dalle commissioni. Già lo scorso anno, il margine d’interesse era tornato a essere la prima fonte di ricavo degli istituti di credito italiani. Per quanto riguarda la tassa sugli extra-profitti introdotta recentemente dal governo, tutte le banche, compresi i primi cinque gruppi oggetto dell’analisi, hanno optato per l’accantonamento a riserva non distribuibile pari a 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale: per le prime cinque banche si tratta di 4,2 miliardi per il 2023.

Banche: dai primi 5 gruppi, 16 miliardi di utili in 9 mesi. Sileoni: "Coi guadagni degli AD, si potrebbero assumere 1000 giovani"

«I dati che ho presentato oggi durante l’incontro in Abi dimostrano, ancora una volta, che col nuovo contratto nazionale vanno garantiti alle lavoratrici e ai lavoratori importanti riconoscimenti economici. Nel 2020 e nel 2021, le banche avevano cominciato a guadagnare più con le commissioni che con i prestiti. Con il rialzo dei tassi, già l’anno scorso è cambiato tutto. Nel 2023 il margine d’interesse è addirittura raddoppiato. - commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni (nella foto) -. La riduzione dell’orario di lavoro e la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di Amministrazione delle banche sono due argomenti che rivestono un’importanza fondamentale per noi e sui quali serve una risposta chiara delle banche. Quanto alla vendita dei prodotti finanziari e assicurativi, è indispensabile confermare nel nuovo contratto l’accordo sulle indebite pressioni commerciali del 2017».

In pratica,  le banche festeggiano e non pagano la tassa sugli extraprofitti: “L’aumento di utili e redditività, frutto anche di una attenta gestione sul fronte delle spese, si riflette anche sul versante del cost/income: il risultato medio per i primi cinque gruppi è pari al 46% (si va dal 39% al 49,5%): questo parametro, che indica l’efficienza di una banca (più è basso, più è positivo), non è mai stato così contenuto e solo cinque anni fa, nel 2018, per l’intero settore, si attestava al 62% medio”, prosegue la Federazione dei bancari.

E se “il 2023 sarà un anno da incorniciare”, il prossimo biennio, assicura la Fabi, “stando anche alle indicazioni contenute nei documenti delle principali banche, porterà a risultati analoghi se non migliori”.

Intanto, per quanto riguarda la tassa sugli extra-profitti introdotta recentemente dal governo, tutte le banche, compresi i primi cinque gruppi oggetto dell’analisi, hanno optato per l’accantonamento a riserva non distribuibile pari a 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale: per le prime cinque banche si tratta di 4,2 miliardi per il 2023. Facendo i conti, dunque, con l’aggiustamento in corsa della norma sono sfuggiti al governo 1,68 miliardi.

 “C’è una regola d’oro che ancora accomuna tutto il settore - analizza la Fabi -. I vertici delle banche sono attenti ad assicurare i dividendi, anche oltre le stime, per remunerare gli azionisti, ma non sembra essere considerato adeguatamente quanto gli effetti finanziari della crisi stiano pesando sul risparmio e sui patrimoni delle famiglie”.

Sileoni ha poi affermato che “ai lavoratori e alle lavoratrici è doveroso tributare il giusto riconoscimento economico.  I 435 euro medi mensili chiesti da tutti i sindacati rappresentano una richiesta legittima e giustificata tanto dal recupero dell’inflazione tanto dal riconoscimento per la produttività. È un regalo, semmai, quello che guadagnano gli Amministratori Delegati, quelli dei primi 16 Gruppi guadagnano, complessivamente, 30 milioni di euro l’anno: una cifra stratosferica che consentirebbe di assumere fino a 1.000 giovani in banca”.

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