BCC Roma per l’arte

- di: Germana Loizzi
 

TRA LE OPERE IN MOSTRA L’OLIO SU TAVOLA RAPPRESENTANTE MARIA MADDALENA E GIOVANNI EVANGELISTA, DI PROPRIETÀ DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI ROMA.
IN ESPOSIZIONE ANCHE ALTRI ARTISTI CHE HANNO AFFIANCATO COLA TRA MARCHE, LAZIO, UMBRIA ED ABRUZZO, COME PERUGINO, RAFFAELLO, ANTONIAZZO ROMANO E LUCA SIGNORELLI

 

Dal 17 marzo al 15 luglio 2018 nella Pinacoteca Civica di Ascoli sono in mostra i capolavori di un maestro del Rinascimento e di altri artisti che lo hanno affiancato tra Marche, Lazio, Umbria ed Abruzzo. Un percorso espositivo per valorizzare l’arte dell’Italia Centrale tra ‘400 e ‘500 e scoprire, nella città di Ascoli Piceno, “i luoghi di Cola”, pittore ed architetto protagonista del Cinquecento ascolano.

Ascoli Piceno, una delle città più belle d’Italia, possiede un considerevole patrimonio storico, artistico e architettonico, motivo per cui, da sempre, è stata meta di grandi artisti e fucina d’arte. Così accade che nel 1508 per eseguire il Polittico di Piagge giunge ad Ascoli Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice, che proprio nella città marchigiana trova la sua seconda casa.
Curata da Stefano Papetti e Luca Pezzuto, quella su Cola è una mostra importante, che guarda globalmente alla produzione dell’artista, riunendo oltre sessanta opere provenienti da sedi prestigiose. Protagonista anche BCC Roma, che ha prestato l’olio su tavola rappresentante Maria Maddalena e Giovanni Evangelista. 
Ma la rassegna di Ascoli non si ferma alla creazione di un importante percorso espositivo e conoscitivo dell’artista. In vista dell’evento ben dieci tavole sono state oggetto di importanti indagini diagnostiche e, fra queste, sei sono state restaurate. Dunque, con la mostra si è creato uno corpus di studi sulle tecniche utilizzate da Cola con risultati importanti sotto l’aspetto scientifico e della conoscenza del maestro di Amatrice.
Non meno importante appare il percorso di Cola che nella mostra si ricompone, da Amatrice, città del Filotesio, a luoghi emblematici come l’Abbazia di Farfa lungo la Salaria, ai passaggi tra Roma e gli Appennini, a l’Aquila, Perugia, Siena, Urbino. Attraverso l’arte di Cola c’è lo scorcio importante di ciò che l’artista ha vissuto e studiato. Per questo in mostra troviamo accanto alle sue opere Raffaello, il Pinturicchio, il Perugino, il Crivelli, Luca Signorelli, e ancora Pietro Vannini, Filippino Lippi ma anche, per la prima volta, il taccuino di disegni di Cola dell’Amatrice, fra cui spiccano i suoi studi su Luca Pacioli, su Leonardo, le sue riflessioni sulla stanza della Segnatura e dunque su Raffaello. La mostra è promossa dalla Regione Marche, ed è realizzata grazie anche al contributo del Comune di Ascoli Piceno.

 

“Svecchiò la tradizione pittorica dell’Italia centrale”

Intervista a Stefano Papetti, curatore della mostra e responsabile scientifico
delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno
 

Dott. Papetti, questa mostra ha un ruolo particolare nel percorso di riscoperta di questo grande artista cinquecentesco.
Era dal 1991 che non si realizzava una esposizione su Cola dell’Amatrice. In questi 30 anni gli studi sono andati avanti e la mostra consente di vedere quale era stato il suo percorso formativo. Cola si è formato tra Umbria, Lazio e Marche e ha visto le opere di Pietro Perugino, del giovane Raffaello, di Luca Signorelli, di Antoniazzo Romano, del Sodoma. È peraltro l’unico pittore di questa parte dell’Italia centrale di cui Giorgio Vasari, che era molto selettivo nelle sue scelte, parla nelle sue celebri Vite, considerandolo già a pochi anni dalla morte un artista degno di rappresentare il nostro territorio. Dopo il terremoto del 2016 il valore di Cola, da un punto di vista anche emotivo, è cresciuto molto, anche perché diede un contributo importante nella sistemazione urbanistica cinquecentesca di Amatrice.

Cosa rappresenta Cola nel panorama ricchissimo del Rinascimento italiano?
È un artista che ha contribuito notevolmente a svecchiare la tradizione pittorica dell’Italia centrale, ancora legata a un modello tardo-gotico. Era infatti andato da giovane a Roma e aveva potuto vedere le opere di Raffaello, in particolare gli affreschi della Stanza della Segnatura, e noi abbiamo in mostra proprio i taccuini su cui Cola riprodusse a penna gli affreschi di Raffaello appena ultimati. Va ricordato che Cola fu importante anche nel campo dell’architettura: la Chiesa di S. Bernardino all’Aquila e la facciata del Duomo di Ascoli, ad esempio, furono progettati da lui. 

Cosa può dirci dell’opera che è stata inviata dalla BCC di Roma?
È parte di un complesso più grande, una macchina di altare che poi fu smontata allo scopo di venderne i pezzi singolarmente e ricavarne più denaro. La tavola è stata riconosciute da due grandi storici dell’arte, Ferdinando Bologna e Giuliano Briganti, ed è molto interessante perché mostra chiaramente gli studi che Cola aveva condotto sui grandi modelli del Rinascimento.

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