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La testardaggine della Bce: nuovo forte rialzo dei tassi di interesse

- di: Redazione
 
La testardaggine della Bce: nuovo forte rialzo dei tassi di interesse
Le lezioni che vengono dall'altro lato dell'Oceano, con la Federal Reserve che sta pensando seriamente di non ricorrere ad un nuovo forte aumento dei tassi di interesse, come invece ha fatto in questi mesi, sembrano non insegnare nulla alla Bce. L'istituto centrale europeo ha infatti deciso oggi di continuare nella politica di consistenti rialzi del tasso primario di interesse, fissando il nuovo incremento a mezzo punto. Con la conseguenza che quello su finanziamenti principali è al 3,50% e quello su prestiti marginali al 3,75%.
La spiegazione è sempre la stessa: la necessità di proseguire nella politica decisa per fermare la parabola ascendente dell'inflazione o, quanto meno, frenarla. Inflazione che, secondo la spiegazione data dalla Bce alla sua decisione, ''dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato".
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, comunque, "segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati", ''pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell'area dell'euro".

La testardaggine della Bce: nuovo forte rialzo dei tassi di interesse

Ora se le spiegazioni della Bce dovevano rassicurare il mondo della finanza, qualcosa l'hanno ottenuta, spingendo in alto le borse europee che avevano iniziato la giornata di contrattazioni in terreno negativo.
Resta comunque la inattesa ''durezza'' della decisione, anche se la nota esplicativa che l'ha accompagnata sembra lasciare qualche spiraglio, facendo intravedere un possibile (in che misura lo si scoprirà ne breve periodo) ammorbidimento.
Lo si intuisce - ma solo quello: quindi, nessuna certezza - quando si legge che ''l'elevato livello di incertezza accresce l'importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell'inflazione di fondo e dall'intensità di trasmissione della politica monetaria".
Quindi: se lo scenario dovesse cambiare in meglio la Banca centrale europea potrebbe ''ravvedersi''.

Ma si resta sempre nel campo delle ipotesi perché gli ''gnomi'' di Francoforte sembrano essere decisi ad andare avanti nel loro rigore fino a quando non porteranno l'inflazione dentro il range che per loro è ottimale. Quello stesso rigore che invece scricchiola a Washington, dove i vertici della Fed sembrano ripensare alle loro scelte.
Certo, tra le due sponde dell'Atlantico la situazione è diversa. Gli analisti - americani e no - attribuiscono proprio ai rialzi dei tassi le difficoltà del sistema bancario statunitense che, dopo i massicci acquisti di titoli di Stato, ha visto squagliarsi il loro capitale, come accaduto alla Silicon Valley Bank e alla Signature Bank. Ma il fatto stesso che dalla Fed giungano segnali di una attenuazione della politica del rialzi dimostra una maggiore capacità di ''leggere'' la contingenza, cosa che invece la Bce si nega quasi per principio.
Dal fatto che lo spettro della recessione pare allontanarsi, la Bce evidentemente trae la convinzione che la sua politica di rialzi - sebbene la sconfitta dell'inflazione è ancora parecchio lontana - va bene e per questo decide di perseguirla fino a chissà quando.

La prudenza deve sempre presiedere alle decisioni di un istituto centrale, a maggior ragione quando, trattandosi di un organismo sovranazionale, come nel caso della Bce, da esse dipendono le economie dei singoli Paesi, a cominciare a quelle domestiche.
Perché, lo spieghiamo, il rialzo di mezzo punto avrà dei riflessi per coloro che hanno siglato, con una banca, un mutuo a tasso variabile. Quindi, per effetto delle decisioni prese in sede Bce, i mutuatari a tasso variabile potrebbero vedere la rata aumentare di una trentina di euro, che, sommandosi alle precedenti, farà lievitare l'importo del 52% rispetto a quella originale. Secondo Facile.it, in particolare, se a giugno l'Euribor a 3 mesi toccherà la soglia del 3,80%, il tasso di finanziamento medio arriverebbe a circa 5,04% e la rata a 740 euro, rata più alta rispetto agli 280 euro di gennaio del 2022.
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