La Banca Centrale Europea ha annunciato un ulteriore taglio dei tassi di interesse, segnando la settima riduzione consecutiva dall’inizio del ciclo espansivo avviato a giugno dello scorso anno. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali scende dal 2,65% al 2,40%, mentre quello sui prestiti marginali cala dal 2,90% al 2,65%. Anche il tasso sui depositi presso la Bce, sebbene non menzionato esplicitamente, si adegua al nuovo orientamento, contribuendo ad allentare le condizioni di liquidità nel sistema bancario dell’Eurozona. La decisione arriva in un contesto di crescita fragile e di inflazione in progressiva discesa, ma resta accompagnata da un clima di incertezza legato agli effetti ancora poco chiari dei dazi commerciali e alle dinamiche geopolitiche globali.
La Bce taglia i tassi, ma l’incognita inflazione frena l’entusiasmo dei mercati
In conferenza stampa, la presidente della Bce Christine Lagarde ha sottolineato come l’Eurotower stia monitorando con attenzione l’evoluzione dell’inflazione, che pur in rallentamento non ha ancora raggiunto livelli pienamente rassicuranti. “L’impatto dei dazi sull’inflazione non è ancora chiaro – ha dichiarato – e questo ci impone di mantenere una postura di cautela”. La riduzione dei tassi, dunque, non rappresenta un via libera a politiche monetarie aggressive, ma piuttosto un segnale di flessibilità condizionata all’evoluzione del quadro economico. Lagarde ha inoltre ribadito l’impegno della Bce a intervenire con strumenti calibrati in base ai dati, mantenendo una comunicazione trasparente per evitare scossoni nei mercati finanziari.
Trump attacca la Fed e il suo presidente Powell
Dagli Stati Uniti, la reazione del presidente Donald Trump non si è fatta attendere. In un intervento durissimo, il capo della Casa Bianca ha attaccato la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell, accusandoli di “muoversi sempre troppo tardi e in modo sbagliato”. Le critiche riflettono una crescente frizione tra la presidenza americana e la banca centrale statunitense, proprio mentre l’Europa sembra muoversi con maggiore rapidità sul fronte della politica monetaria. Il confronto indiretto tra Fed e Bce rischia però di aumentare l’instabilità sui mercati valutari e sui capitali, che già mostrano una crescente volatilità in risposta alle divergenze tra le due sponde dell’Atlantico.
Mercati in calo, prevale l’incertezza
Nonostante il taglio dei tassi da parte della Bce, le Borse europee hanno chiuso la giornata in territorio negativo. Gli indici principali hanno registrato flessioni diffuse, segno che gli investitori temono che la riduzione del costo del denaro non sia sufficiente a rilanciare l’economia continentale. Anche Wall Street ha aperto in calo, condizionata dalle tensioni tra Trump e Powell e dall’attesa per i prossimi dati macroeconomici americani. Gli analisti parlano di una fase in cui il solo intervento delle banche centrali potrebbe non bastare a sostenere la fiducia dei mercati, a meno di un miglioramento delle condizioni geopolitiche e di una maggiore chiarezza sul futuro delle politiche commerciali globali.
Riflessioni sull’efficacia degli strumenti monetari
Il settimo taglio consecutivo della Bce pone una domanda centrale sul tavolo dei responsabili economici: quanto spazio resta per la politica monetaria in un contesto segnato da crisi multiple? L’allentamento dei tassi favorisce l’accesso al credito, ma rischia di perdere efficacia se non accompagnato da investimenti pubblici, riforme strutturali e politiche fiscali coordinate. Nel frattempo, gli operatori osservano con attenzione le mosse delle autorità monetarie cinesi, anch’esse alle prese con un rallentamento interno e con la necessità di mantenere la stabilità del proprio sistema finanziario. Per l’Europa, la sfida è riuscire a tenere insieme la tenuta dei conti pubblici, la competitività dell’industria e la protezione del potere d’acquisto delle famiglie, senza innescare nuove tensioni interne ai Paesi membri.