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Netanyahu punta all’occupazione totale di Gaza. Disco verde di Trump

- di: Vittorio Massi
 
Netanyahu punta all’occupazione totale di Gaza. Disco verde di Trump

Via libera di Trump, vertici militari in rivolta e appello da 600 ex‑agenti: guerra o mediazione?

(Foto: il premier israeliano Benjamin Netanyuahu).

A fine giornata israeliana, un «alto funzionario dell’ufficio del premier» ha confermato: «La decisione è stata presa. Occuperemo la Striscia di Gaza. Trump ci ha dato il via libera». Non è un annuncio ufficiale, ma una fuga di notizie autorizzata dai piani alti.

La decisione segna una rottura con la linea difensiva dell’IDF: il capo di stato maggiore aveva avvertito il gabinetto sulla complessità dell’operazione «ci vorrebbero anni». La risposta di Gerusalemme: «Se non gli va bene, si dimetta».

Perché il governo spinge per l’occupazione ora

  • L’obiettivo politico è netto: liberare circa 50 ostaggi tenuti da Hamas, a seguito del fallimento dei colloqui di cessate il fuoco.
  • Una fonte vicina al premier riferisce che «Hamas non rilascerà altri ostaggi senza resa totale» e che «se non agiamo ora, i rapiti moriranno di fame».

Opposizioni interne e dissensi di sicurezza

  • Il piano ha acceso una massiccia reazione interna: oltre 600 ex alti funzionari di sicurezza israeliani – fra Mossad, Shin Bet e IDF – hanno firmato una lettera al presidente Trump chiedendo la fine della guerra e di puntare sulla diplomazia per salvare gli ostaggi.
  • Il gruppo Commanders for Israel’s Security sostiene che Hamas non rappresenta più un pericolo strategico e che gli obiettivi militari sono già stati raggiunti.

La crisi umanitaria: fame e pressione internazionale

  • Gaza è ormai teatro di una gravissima emergenza umanitaria: più di 60.000 morti, molti per fame, con rapidi peggioramenti tra 2024 e oggi.
  • Il Relatore Onu per il diritto al cibo, Michael Fakhri, ha denunciato un sistema deliberato di starvation warfare, definendolo un crimine contro l’umanità.
  • Le immagini choc degli ostaggi malnutriti, diventate virali, hanno scatenato appelli all’ICRC e all’OMS: «fornitura di cibo e cure mediche» immediata e «interruzione di esposizioni umilianti».

Il ruolo degli Stati Uniti e di Trump

  • Dopo la visita dell’inviato Steve Witkoff, Washington e Gerusalemme concordano: Hamas non vuole negoziati credibili, e serve spingere su una resa totale.
  • L’amministrazione Trump propende ora per un approccio "tutto o niente": rilascio integrale degli ostaggi in cambio di completa resa di Hamas (no a truce parziali).
  • In precedenza, Trump aveva già proposto (febbraio–marzo 2025) il piano di assumere il controllo amministrativo di Gaza, trasferendo i residenti e ricostruendo il territorio come una “riviera”, ma la proposta è stata respinta da molti Stati arabi e organizzazioni internazionali.

Scenari futuri e rischi

  • Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà martedì 5 agosto per formalizzare il piano: l'obiettivo dichiarato è occupare tutta la Striscia di Gaza, incluse le zone con ostaggi.
  • Il rischio operativo è elevato: l’IDF avverte che eliminare Hamas nelle zone sotterranee richiederebbe tempo e costi immani sul terreno. Il nemico è motivato fino all’ultimo.
  • Strategicamente, gli ex esperti di sicurezza avvertono che una conquista totale può tradursi in sconfitta strategica e auto-alienazione internazionale per Israele.
Cade la foglia di fico diplomatica  

In sintesi: la foglia di fico diplomatica si è strappata. Il governo Netanyahu lancia un’offensiva decisiva su Gaza, forte dell’ok Usa. Ma l’accerchiamento politico interno e la crisi umanitaria spingono per negoziati. Davanti a un bivio: escalation militare o mediazione disperata.

La posta in gioco resta altissima: ostaggi, morale, credibilità internazionale e il futuro stesso del conflitto.

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