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La volpe e l'uva: Bonomi, dopo Confindustria, vuole la Luiss?

- di: Redazione
 
La volpe e l'uva: Bonomi, dopo Confindustria, vuole la Luiss?
L'ambizione è dell'uomo.
L'ambizione è l'uomo.
Per questo non devono certo sorprendere gli sforzi di chi, coltivando il desiderio di migliorare la propria condizione o, comunque, di raggiungere un obiettivo che è posto, fa di tutto, andando anche oltre il senso della misura.
E' forse il caso del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che, vedendo avvicinarsi a grandi passi la scadenza del suo mandato (maggio 2024) e, quindi, la fine della sua permanenza in via dell'Astronomia, alla ricerca di una poltrona in cui ricollocarsi (o riciclarsi, a secondo di chi guarda) avrebbe visto come migliore soluzione quello di passare alla guida della Luiss.

La volpe e l'uva: Bonomi, dopo Confindustria, vuole la Luiss?

Un ruolo che lo gratificherebbe (come, crediamo, gratificherebbe una marea di persone), ma con un piccolo impiccio. Niente di che, in un mondo e in una società dove dovrebbe valere quel che si fa e non solo la preparazione accademica. Ma per guidare la Luiss (che è struttura universitaria per antonomasia) viene richiesta - ma guarda un po' che bizzarria - niente di meno che la laurea. Parliamo di quel pezzo di carta che, una volta che lo hai conquistato, al costo di tanta fatica, viene incorniciato e messo in bella mostra, anche solo per la felicità di babbo e mamma.
Ora, questo straccio di pergamena, pare che Bonomi proprio non ce l'abbia, vedendosi per questo piccolissimo particolare sbarrata la strada verso il timone della Luiss.
Una cosa del genere taglierebbe le gambe alle ambizioni di tutti.

Ma questo non vale per Bonomi
che, si sussurra dalle parti della Luiss, ma non solo, avrebbe individuato una soluzione, banale come l'uovo di Colombo.
Non posso essere presidente, non mi volete seduto su quella poltrona? Nessun problema, potete sempre eleggermi come vicepresidente, ma esecutivo. Cioè, tanto per tradurre, una nomina che ridurrebbe il presidente ad un ruolo appena di rappresentanza, mentre tutte le decisioni passerebbero per le mani del vice. Che, in questo caso sarebbe appunto Bonomi, cui toccherebbe solo il piccolo imbarazzo di abituarsi al titolo di vicepresidente e non di presidente, come è oggi e come avrebbe voluto essere alla Luiss.
Ma qui il quadro si complica, lasciando a Bonomi più d'una carta da giocare a suo favore, se proprio volesse approfittare del suo attuale ruolo.
L'elezione del presidente e del suo vice spetta all'assemblea dell’associazione Aluiss, la casa madre della Luiss intitolata a Guido Carli.

Ora Confindustria di Aluiss detiene il 60% e paradossalmente in assemblea a rappresentare la Confederazione potrebbe essere lo stesso Bonomi. Che, per assurdo, potrebbe forzare la mano - ma non crediamo, ragionevolmente, che arriverebbe a questo - e indicare alla presidenza della Luiss il suo migliore candidato: sé stesso.
Anche se la legge fortemente voluta dall’attuale ministro Anna Maria Bernini, pone come requisito inderogabile una laurea per essere alla guida dei CdA delle università.

La soluzione al questo nodo gordiano di interessi e volontà personali non è facile da trovare, anche perché quello cui Bonomi ambirebbe - se non la presidenza, almeno la funzione di vice con poteri tali da renderlo quasi l'amministratore delegato della Luiss - è un ruolo importantissimo, per il quale forse non c'è unanimità.
Come parrebbe fare capire una lettera aperta, scritta da studenti della Luiss, con cui si chiede di ricorrere al buonsenso, che si potrebbe intendere come una presa di posizione contraria alla ''soluzione Bonomi''.
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