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Influenza, contagi in aumento: perché la variante K mette in allerta gli esperti

- di: Anna Montanari
 
Influenza, contagi in aumento: perché la variante K mette in allerta gli esperti
La stagione influenzale 2025–2026 sta entrando nel vivo con un ritmo più rapido rispetto agli anni passati. I contagi crescono in molte aree del mondo e anche in Europa i sistemi di sorveglianza segnalano un aumento delle infezioni respiratorie acute. A richiamare l’attenzione degli esperti è soprattutto la diffusione di una nuova forma del virus influenzale A, nota come variante K, appartenente al ceppo H3N2, che potrebbe contribuire a una stagione più intensa e prolungata.

Influenza, contagi in aumento: perché la variante K mette in allerta gli esperti

La variante K non è un virus completamente nuovo, ma una sottoclade di un ceppo già noto. Si tratta di una normale evoluzione del virus influenzale, che nel tempo accumula mutazioni genetiche. Alcune di queste modifiche, spiegano i ricercatori, sembrano rendere il virus più efficiente nella trasmissione da persona a persona e meno facilmente riconoscibile dal sistema immunitario, soprattutto in chi ha sviluppato anticorpi contro versioni precedenti del virus.

I segnali dall’emisfero australe

I primi campanelli d’allarme sono arrivati dai dati raccolti nell’emisfero australe, dove la stagione influenzale precede quella europea. In diversi Paesi dell’America Latina e dell’Oceania, la circolazione della variante K è stata associata a ondate influenzali più lunghe e a un numero di casi superiore alla media. Queste osservazioni hanno spinto virologi ed epidemiologi a monitorare con maggiore attenzione l’andamento dei contagi nell’emisfero nord.

Perché preoccupa gli esperti

La preoccupazione principale non riguarda tanto una maggiore gravità della malattia, quanto la capacità di diffusione del virus. Le mutazioni della variante K interessano soprattutto le proteine di superficie, che sono quelle contro cui agiscono gli anticorpi. Questo può tradursi in una riduzione dell’immunità preesistente nella popolazione e in una maggiore probabilità di reinfezione, anche in persone che hanno già avuto l’influenza in passato.

Il nodo dei vaccini

Uno degli aspetti più delicati riguarda l’efficacia dei vaccini antinfluenzali. La composizione dei vaccini viene decisa con mesi di anticipo, sulla base delle varianti che circolano in quel momento. Le mutazioni della variante K sono emerse troppo tardi per essere incluse pienamente nella formulazione dei vaccini distribuiti all’inizio della stagione. Questo non significa che il vaccino sia inutile, ma che la protezione potrebbe essere meno mirata rispetto ad altri anni.

Vaccinarsi resta fondamentale

Gli esperti sono però concordi su un punto: vaccinarsi resta essenziale. Anche quando il vaccino non è perfettamente allineato al ceppo dominante, è in grado di ridurre la probabilità di forme gravi, complicanze e ricoveri, soprattutto nelle persone anziane, nei soggetti fragili e in chi soffre di malattie croniche. La vaccinazione contribuisce inoltre a ridurre la pressione sul sistema sanitario nei periodi di picco.

I dati in Italia e in Europa


In Italia, i sistemi di sorveglianza delle infezioni respiratorie mostrano una crescita costante dei casi, con milioni di persone già colpite dall’influenza o da sindromi simil-influenzali. Anche in altri Paesi europei la curva è in salita. Al momento non ci sono evidenze che la variante K provochi una malattia più severa rispetto ad altri ceppi influenzali, ma l’elevato numero di contagi potrebbe tradursi in un aumento assoluto dei casi complicati.

Prevenzione e comportamenti individuali

Accanto alla vaccinazione, gli esperti ricordano l’importanza delle misure di prevenzione di base. Lavarsi spesso le mani, evitare contatti ravvicinati in presenza di sintomi, coprire bocca e naso quando si tossisce o starnutisce e restare a casa in caso di febbre sono comportamenti semplici ma efficaci per limitare la diffusione del virus. In una stagione caratterizzata da un’elevata circolazione virale, anche queste attenzioni fanno la differenza.

Una stagione da osservare con attenzione

La variante K non rappresenta un’emergenza nel senso stretto del termine, ma è un fattore di complessità in una stagione influenzale già intensa. Gli esperti invitano a non sottovalutare i sintomi e a mantenere alta l’attenzione, soprattutto nelle settimane centrali dell’inverno. L’influenza resta una malattia comune, ma la sua evoluzione continua a ricordare quanto sia dinamico il rapporto tra virus, popolazione e sistemi sanitari.
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