Cedole da record a Piazza Affari: 44miliardi in un solo mese
- di: Matteo Borrelli

Dividendi miliardari spingono Milano in vetta all’Europa, ma l’onda lunga dei dazi trumpiani e la sfida con Pechino seminano incertezza. Eni, Stellantis e il risiko bancario sotto i riflettori.
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Cedole da favola, Piazza Affari brilla più delle altre
Con la primavera è arrivata anche la grande festa dei dividendi a Piazza Affari. E mai come quest’anno Milano si impone come la regina d’Europa: le società del listino principale staccheranno complessivamente oltre 44 miliardi di euro in dividendi nel solo mese di maggio, secondo le stime di Morningstar. La data clou sarà il 20 maggio, il cosiddetto “Dividend Day”, in cui si concentreranno le distribuzioni delle big del Ftse Mib.
In prima fila c’è Eni, che ha annunciato un dividendo annuale da 1,05 euro per azione, in aumento rispetto al 2024, con un rendimento vicino al 7%. Il titolo del Cane a sei zampe resta uno dei più amati dagli investitori a caccia di rendimento, sostenuto anche da un piano industriale che punta sulla transizione energetica senza sacrificare la generosità verso gli azionisti. “Il dividendo resta un pilastro della nostra strategia di valore”, ha ribadito l’amministratore delegato Claudio Descalzi a margine dell’assemblea di bilancio.
Anche Stellantis non ha deluso: la multinazionale ha confermato una cedola di 0,68 euro per azione, in linea con il 2024, a fronte di un utile netto da 17,7 miliardi di euro nel 2024. Ma il mercato guarda con crescente attenzione alle incognite sul fronte elettrico e sul rischio dazi.
Il settore bancario, intanto, vive una nuova stagione di riscossa. Dopo anni di magra, le cedole tornano consistenti: Banco BPM distribuirà 0,91 euro per azione, Intesa Sanpaolo 0,30 (con buyback monstre da 1,7 miliardi), mentre anche MPS è tornata a elargire dividendi per la prima volta dal 2011: 0,79 euro per azione. Piazza Affari, insomma, si gode un momento di euforia da ritorno sul capitale, che spinge gli indici nonostante il clima internazionale turbolento.
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Trump rilancia la guerra dei dazi: la Cina nel mirino
A raffreddare gli entusiasmi è però il vento gelido che arriva da Washington. Il presidente Donald Trump, dopo aver minacciato dazi fino al 145% su un’ampia gamma di prodotti cinesi, ora ha corretto il tiro: “L’80% sembra più giusto, ma solo se la Cina aprirà il suo mercato ai prodotti americani” ha detto il tycoon. “Il rischio è che questa guerra commerciale diventi strutturale e riduca l’appetito per il rischio”, ha avvertito Paul Tudor Jones, uno dei più noti investitori statunitensi, parlando al CNBC Strategic Forum.
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Eni e Stellantis: due giganti esposti all’incertezza globale
Eni e Stellantis rappresentano in modo emblematico le due anime della Borsa italiana: quella della rendita solida, legata all’energia, e quella dell’industria globale, dipendente dai flussi commerciali.
Per Eni, la principale incognita viene dall’evoluzione dei prezzi del petrolio, ancora fortemente influenzati dai conflitti in Medio Oriente e dal rischio di un rallentamento dell’economia cinese. Tuttavia, la compagnia ha dimostrato resilienza, aumentando la produzione e consolidando le sue attività low carbon.
Stellantis, invece, soffre sul fronte commerciale. Le minacce di nuovi dazi tra Usa e Cina – o peggio ancora tra Usa ed Europa – rappresentano un rischio diretto per un gruppo che ha la sua redditività più elevata proprio negli Stati Uniti. “Siamo pronti a rivedere la nostra strategia in base all’evoluzione del contesto politico”.
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L’Europa regge, ma il vento soffia da Ovest
Il contesto europeo, pur segnato da una crescita anemica, resta per ora meno instabile. La Bce si prepara a tagliare i tassi a giugno, come confermato da Christine Lagarde a Stoccolma: “L’inflazione core è sotto controllo, possiamo iniziare un ciclo graduale di allentamento”. Una prospettiva che favorisce i mercati azionari, specie quelli più legati al credito e alla distribuzione di utili come l’Italia.
Tuttavia, l’elemento di disturbo resta sempre lui: Donald Trump. Le sue mosse aggressive, un mix di nazionalismo economico e calcolo elettorale, rischiano di destabilizzare le rotte commerciali globali. E questo non può che riflettersi sui titoli italiani più internazionalizzati.
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Una corsa tra euforia e ansia
Il rally di Piazza Affari sembra destinato a proseguire, alimentato da utili solidi e cedole generose. Ma è una corsa su un crinale sottile, sospesa tra l’euforia del breve termine e le ombre di una geopolitica sempre più imprevedibile. Gli investitori festeggiano oggi, ma sanno che domani potrebbe cambiare tutto. E in un mondo dominato dalla variabilità trumpiana, non c’è dividendo che possa bastare a comprare la certezza.