Asia in rosso: crollano le Borse dopo i nuovi dazi
I mercati asiatici hanno subito una pesante battuta d’arresto all’indomani dell’annuncio dell’amministrazione Trump sull’imposizione di nuovi dazi su Cina, Canada e Messico. Dopo la lunga pausa per le festività del Capodanno lunare, la Borsa di Hong Kong ha aperto in forte ribasso, cedendo lo 0,87% e chiudendo a 20.048,87 punti.
Le reazioni negative si sono estese anche ad altre piazze finanziarie del continente:
• Tokyo: l’indice Nikkei 225 ha perso il 2,7%, riflettendo la crescente preoccupazione degli investitori giapponesi, molti dei quali esportano in Nord America.
• Seoul: il KOSPI ha registrato un calo del 2,5%, con forti vendite sui titoli tecnologici e automobilistici.
• Sydney: l’S&P/ASX 200 ha chiuso in calo dell’1,8%, con il settore minerario ed energetico particolarmente penalizzato.
• Taipei: l’indice di Taiwan ha segnato la peggiore performance della regione, scendendo del 3,27%, un segnale di forte avversione al rischio.
• Shanghai e Shenzhen: le borse cinesi sono rimaste chiuse per le festività, ma gli analisti prevedono un’apertura negativa alla ripresa delle contrattazioni.
Reazioni internazionali: contromisure in arrivo?
Le nuove tariffe introdotte dagli Stati Uniti hanno provocato una reazione immediata da parte dei paesi colpiti.
• Cina: il ministero del Commercio cinese ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui esprime “forte disappunto” e annuncia che Pechino “adotterà tutte le misure necessarie per difendere i propri interessi commerciali”.
• Canada: il primo ministro Justin Trudeau ha risposto con fermezza, affermando che “il Canada non si farà intimidire da queste azioni unilaterali” e che il governo sta lavorando su “una serie di ritorsioni economiche”.
• Messico: la presidente Claudia Sheinbaum ha dichiarato che il Messico “non esiterà a rispondere in maniera adeguata” e ha preannunciato “misure tariffarie e non tariffarie” per proteggere le aziende messicane.
• Unione Europea: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito i dazi americani “una grave minaccia per l’ordine commerciale globale” e ha avvertito che “l’Europa non resterà a guardare”.
Dollaro in rialzo, euro e criptovalute in caduta libera
Le turbolenze sui mercati azionari si sono riflesse anche nel settore valutario e delle criptovalute.
• Il dollaro statunitense ha registrato un forte apprezzamento rispetto alle principali valute, salendo a 1,0248 sull’euro (-1,1%). Il rafforzamento della valuta americana è stato alimentato dalla fuga degli investitori verso asset considerati più sicuri.
• Lo yen giapponese, tradizionale valuta rifugio, è rimasto relativamente stabile, mentre il won sudcoreano ha perso valore, trascinato dalle incertezze economiche.
• Bitcoin e criptovalute: il settore delle valute digitali è stato pesantemente colpito dal clima di avversione al rischio. Il Bitcoin è sceso del 3% a 94.000 dollari, mentre l’intero mercato delle criptovalute ha perso quasi 600 miliardi di dollari in capitalizzazione.
Materie prime: l’oro torna a brillare
L’incertezza sui mercati ha spinto gli investitori verso beni rifugio come l’oro, che ha registrato un aumento del 2,1%, avvicinandosi ai massimi storici. Al contrario, il petrolio ha subito una leggera flessione, con il Brent a 79,3 dollari al barile (-0,7%) e il WTI a 75,8 dollari (-0,9%).
Il commento degli esperti: quali scenari per il futuro?
Gli analisti concordano sul fatto che l’escalation commerciale potrebbe avere ripercussioni di lungo termine.
• Goldman Sachs ha avvertito che “i nuovi dazi potrebbero ridurre la crescita del PIL globale dello 0,3% nel 2025”.
• Deutsche Bank ha evidenziato che “gli investitori dovranno rivedere significativamente il premio per il rischio legato alla guerra commerciale”.
• JP Morgan ha sottolineato che “se la situazione non si risolve rapidamente, potremmo assistere a un rallentamento degli investimenti globali”.
La posizione di Trump: “Proteggiamo l’America”
Nonostante il caos sui mercati, Donald Trump ha difeso la sua decisione, dichiarando che “queste azioni sono necessarie per proteggere l’industria americana dalle pratiche commerciali sleali”. L’amministrazione ha ribadito che i dazi sono una misura temporanea finalizzata a rinegoziare accordi commerciali più favorevoli per gli Stati Uniti.
Tuttavia, il malcontento cresce anche all’interno degli stessi Stati Uniti: numerose aziende americane dipendenti dalle importazioni hanno espresso preoccupazione per l’aumento dei costi, mentre i settori tecnologico e manifatturiero temono ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento.