Le principali Borse europee hanno inaugurato la settimana con una seduta negativa, segnando un rientro dai giorni festivi all’insegna dell’incertezza e delle tensioni internazionali. Piazza Affari ha perso lo 0,7%, zavorrata da prese di profitto e dalla nuova ondata di preoccupazioni per l’equilibrio macroeconomico globale. Milano non è stata un’eccezione: Francoforte ha chiuso a -0,6%, Parigi a -0,5% e Madrid a -0,8%, in una giornata in cui l’unico asset a brillare è stato l’oro, volato su nuovi massimi storici mentre gli investitori tornano a cercare porti sicuri.
Borse europee in rosso, Trump scuote la Fed mentre l’oro corre ai massimi
La festività della Pasquetta ha tenuto fermi alcuni mercati europei lunedì, ma martedì si è tornati a fare i conti con le frizioni economiche mondiali. Al centro delle tensioni, ancora una volta, la posizione americana nei confronti della Cina e la pressione esercitata dal fronte politico su quello monetario, con Donald Trump tornato a incalzare la Federal Reserve, chiedendo un taglio dei tassi e attaccando apertamente l’indipendenza della banca centrale.
Guerra commerciale e dazi: una tensione che si riaccende
I dazi imposti dagli Stati Uniti e la risposta attesa da Pechino stanno rimettendo in moto i timori per una nuova escalation della guerra commerciale. Le prime ripercussioni si stanno già facendo sentire, sia sui mercati azionari sia nelle attese degli investitori. Le aziende più esposte all’export, in particolare nel settore automobilistico e in quello del lusso, hanno accusato il colpo in Borsa, trascinando giù gli indici europei. Il timore è che le tensioni possano aggravarsi ulteriormente, spingendo i governi a intervenire con misure protezionistiche a catena.
In questo scenario, gli operatori guardano con crescente apprensione alle previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale, attese per le ore 15. Gli analisti temono una revisione al ribasso delle stime di crescita, sia per le economie avanzate che per quelle emergenti, proprio a causa del ritorno di frizioni geopolitiche e delle difficoltà nel contenere l’inflazione senza compromettere la ripresa.
Trump e la Fed, un rapporto sempre più teso
A complicare il quadro si aggiunge la nuova offensiva di Donald Trump contro la Federal Reserve. Il tycoon, in un’intervista rilasciata nel fine settimana, ha nuovamente attaccato l’operato del presidente Jerome Powell, accusandolo di non fare abbastanza per stimolare l’economia. In particolare, ha chiesto un intervento deciso sul costo del denaro, auspicando un taglio dei tassi in vista di una possibile frenata del Pil statunitense. Le sue dichiarazioni hanno alimentato la volatilità sui mercati e sollevato preoccupazioni sulla tenuta dell’indipendenza delle banche centrali.
Il dollaro ha mostrato una leggera flessione contro le principali valute, anche a causa del calo della fiducia nei confronti della politica monetaria Usa. Gli investitori stanno rivalutando il rischio di una Fed condizionata dal clima politico, mentre il differenziale tra i rendimenti dei Treasury a breve e lungo termine resta sotto osservazione come indicatore anticipatore di una possibile recessione.
Oro in ascesa, torna la febbre da rifugio
Mentre le Borse vacillano, l’oro ha messo a segno un nuovo balzo, superando quota 2.400 dollari l’oncia e registrando l’ennesimo record storico. A spingere il metallo prezioso sono stati sia i timori inflazionistici che l’instabilità dei mercati finanziari. Gli operatori si stanno progressivamente spostando su asset meno esposti al rischio, e l’oro continua a essere considerato un rifugio privilegiato in tempi di incertezza.
Il rally del metallo giallo è stato accompagnato da un aumento degli acquisti da parte delle banche centrali, in particolare quelle dei Paesi emergenti, che stanno rafforzando le proprie riserve in un’ottica prudenziale. Il movimento di capitale verso l’oro riflette una crescente sfiducia nella stabilità del sistema economico globale e una ricerca di garanzie reali contro la svalutazione delle valute.
Le attese per l’Fmi e le prospettive dei mercati
Gli occhi degli investitori sono ora puntati sulle previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale. L’aggiornamento del World Economic Outlook fornirà indicazioni chiave sull’andamento del Pil globale, sulle prospettive di inflazione e sull’equilibrio dei conti pubblici. Qualsiasi segnale di peggioramento potrebbe avere effetti immediati sui mercati, influenzando sia le decisioni di politica monetaria che le strategie fiscali dei governi.
In particolare, sarà importante verificare se il rallentamento dell’economia cinese sarà confermato e quale impatto avrà sulle catene globali del valore. Allo stesso tempo, i dati sull’Europa, e in particolare sull’Italia, saranno attentamente monitorati in vista delle decisioni di politica fiscale e delle trattative in corso sulla riforma del Patto di stabilità.
Il contesto resta fragile e caratterizzato da variabili politiche difficili da prevedere. Le tensioni tra Stati Uniti e Cina, il ruolo della Fed, l’andamento dell’inflazione e l’evoluzione della domanda globale sono tutti fattori che condizioneranno l’andamento delle Borse nelle prossime settimane. In questa fase, gli operatori sembrano preferire l’attesa e la prudenza, in attesa di segnali più chiari sul futuro dell’economia internazionale.