“Undici anni di nulla, una sceneggiata di propaganda”. È senza appello il giudizio che Siddaramaiah, Chief Minister del Karnataka, ha lanciato nei confronti del premier indiano Narendra Modi. In un’intervista durissima rilasciata a margine della campagna elettorale, il leader del Congresso non ha usato mezze misure: “Zero marks for Modi’s 11 years”, ha detto, sintetizzando in una frase l’opinione che parte del Sud India sembra condividere con crescente intensità. A pochi giorni dalla chiusura della lunga tornata elettorale, il tono dello scontro si fa sempre più diretto – e personale.
“Zero in pagella a Modi”: la stoccata del governatore del Karnataka
Secondo Siddaramaiah, il governo Modi avrebbe investito enormi risorse nella costruzione di un’immagine “onnipresente, patriottica, infallibile”, mentre i risultati reali sarebbero rimasti “mediocri o del tutto assenti”. Le sue parole affondano su più piani: dall’aumento della disoccupazione al declino della coesione sociale, dalle tensioni religiose ai tagli nel welfare, fino alla gestione autoritaria delle istituzioni. “Non è amministrazione, è marketing”, ha rincarato, accusando il BJP di aver trasformato la governance in una strategia di comunicazione permanente, incapace di rispondere ai bisogni concreti del Paese.
Il Sud contro Delhi: frattura geografica e politica
La dichiarazione di Siddaramaiah non arriva in un vuoto politico. Il Karnataka, insieme ad altri Stati del Sud come Tamil Nadu, Kerala e Telangana, è tra quelli che storicamente hanno resistito con maggiore decisione al dominio del Bharatiya Janata Party. Nella narrazione politica di questi territori, Modi è spesso percepito come un leader del Nord, lontano dalle esigenze e dalle sensibilità del Sud. Le sue politiche – dalla riforma agraria alla gestione delle risorse linguistiche e culturali – sono state viste come tentativi di centralizzazione forzata. In questo contesto, la frase del Chief Minister assume il valore di una sfida simbolica: respingere il bilancio positivo che Modi e i suoi sostenitori stanno cercando di costruire alla fine del suo secondo mandato.
Una critica che divide e mobilita
Se da una parte le dichiarazioni di Siddaramaiah rafforzano il fronte anti-Modi tra gli elettori progressisti, la reazione dei sostenitori del BJP non si è fatta attendere. I canali ufficiali del partito hanno accusato il leader del Congresso di “denigrare l’India” e di “ignorare i grandi successi ottenuti in termini di infrastrutture, diplomazia e sviluppo tecnologico”. Per il BJP, gli undici anni di Modi rappresentano una trasformazione storica: dall’ascesa dell’India come potenza globale alle riforme fiscali, fino al rafforzamento dell’identità nazionale. Ma il clima della campagna suggerisce che proprio su questo bilancio si giocherà una parte decisiva del voto.
Il tempo del bilancio (vero)
In un’India polarizzata, ogni parola pesa più del solito. E “zero” è una parola che ferisce, soprattutto quando arriva da un leader esperto come Siddaramaiah. Ma il punto non è solo nel giudizio tranchant: è nella domanda che lo accompagna. Modi ha davvero cambiato l’India, o l’ha solo raccontata meglio? La risposta, nei prossimi giorni, arriverà dalle urne.