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Borse europee in bilico tra Fed e guerra: Milano sconta cedole

- di: Matteo Borrelli
 
Borse europee in bilico tra Fed e guerra: Milano sconta cedole
Sentiment ai massimi, ma con crepe: i mercati cercano un equilibrio.

Le principali piazze azionarie europee hanno vissuto un 24 novembre 2025 all’insegna della prudenza con accenti di ottimismo. Il dato simbolo: un’agenda globale che vede da un lato la speranza che la Federal Reserve (Fed) possa tagliare i tassi di interesse già a dicembre, dall’altro lo sviluppo dei colloqui di pace tra Kiev e Moscow che riduce il rischio geopolitico ma genera incertezze su certi settori vittima del conflitto.

Andamento dei mercati europei

In Francia il CAC 40 ha ceduto lo 0,29% chiudendo a 7.959 punti, mentre in Germania il DAX ha segnato un +0,64% a 23.239 punti. Londra si è mantenuta praticamente piatta (-0,05%) a 9.534 punti, mentre Madrid ha guidato il gruppo con un +0,92% a 15.967 punti.

A Milano la frenata è legata all’effetto tecnico dello stacco cedole di dodici blue-chip, con un impatto stimato sull’indice FTSE MIB dell’ordine dell’1,14%. Il listino ha chiuso in calo, in frazionale peggioramento rispetto all’andamento europeo.

Valute e materie prime: riflettori su dollaro, euro, petrolio e oro

Il dollaro USA ha subito un leggero indebolimento, con l’indice DXY in area 100,23, mentre l’euro è salito dello 0,09% a 1,1521 USD. Il cambio £/USD ha perso lo 0,06% a 1,3086. La valuta giapponese è tra le più deboli: lo yen scambia a circa 157,11 ¥/USD.

Sul fronte materie prime, il petrolio registra un moderato recupero: il Brent a 62,78 $ al barile (+0,4%), il WTI a 58,37 $ (+0,5%). Questa dinamica è alimentata sia dall’ottimismo su un taglio Fed che dalle speranze che un accordo di pace Russia-Ucraina riduca il premio per il rischio nell’energia.

Per l’oro, dati recenti indicano che l’asset rifugio beneficia della prospettiva tassi più bassi e delle tensioni geopolitiche non risolte: nelle settimane precedenti ha registrato rialzi significativi. :contentReference[oaicite:11]{index=11}

Spread Italia e scenario obbligazionario

Lo spread tra il rendimento del BTP decennale italiano e il Bund è salito di un punto base, attestandosi intorno a +82 pb, con il rendimento del BTP a 10 anni pari al 3,44%. Il dato evidenzia una situazione ancora relativamente stabile ma con margine di vulnerabilità se il sentiment dovesse deteriorarsi.

Focalizzazione su Milano: titoli in evidenza

A Piazza Affari, il FTSE MIB ha chiuso in calo di circa -0,85% a 42.298 punti, mentre l’indice All-Share si è fermato a 44.921 punti. Segnali positivi invece dai segmenti Mid Cap (+1,56%) e Star (+1,53%). Tra i titoli migliori figurano Interpump (+3,45%), Stellantis (+3,40%), Saipem (+2,92%) e Prysmian (+2,72%). Nel Mid Cap spiccano Ariston Holding (+6,36%), Webuild (+6,18%), Intercos (+5,44%) e Pharmanutra (+4,58%).

Particolare attenzione per lo stacco cedole che ha pesato sul listino principale: tra i titoli che hanno staccato dividendi figurano Intesa Sanpaolo (+0,2%), Banco Bpm (+0,3%), Bper (-0,4%), Mediobanca (-0,8%) e Unicredit (+0,03%).

Fattori in gioco e prospettive

Da un lato gli investitori scommettono sempre più sul taglio dei tassi Usa: secondo il tool CME FedWatch la probabilità di un primo intervento a dicembre ha superato il 60-70%. Questa prospettiva alimenta la propensione al rischio, sostiene i mercati azionari e pesa sul dollaro. Dall’altro lato però ci sono segnali meno incoraggianti: ad esempio l’indice di fiducia delle imprese tedesche secondo l’istituto Ifo Institute è sceso a 88,1 a novembre da 88,4 a ottobre, un rallentamento inatteso.

Altra variabile delicata: il possibile accordo di pace tra Ucraina e Russia. Sebbene la notizia sia positiva sul piano geopolitico, per i titoli della difesa europei significa un concreto rischio di riduzione dei contratti e del premio al rischio, come testimoniato dal calo del settore (-2,1% per l’indice del comparto).

In Italia la combinazione tra stacco cedole e contesto globale crea un doppio fattore frenante: anche se alcune mid e small cap fanno meglio, il listino principale appare appesantito. Se la Fed confermerà la sua intenzione al taglio e i dati economici Usa daranno conferme, potremmo assistere a un rally di recupero. In assenza di conferme invece, la fragilità europea – in particolare nell’Eurozona – potrebbe manifestarsi con forza. 

In sintesi, la seduta del 24 novembre 2025 si è mostrata incerta: da un lato speranze di politica monetaria accomodante e progressi nei colloqui di pace, dall’altro segnali economici timidi e pressioni tecniche sul mondo azionario. Il mix crea un “mercato a due velocità”: chi guarda all’ottimismo può trovare opportunità, ma chi teme la fine del buon tempo finanziario in Europa deve restare vigile.

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