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Borse europee in rialzo, Milano corre con l’IA

- di: Matteo Borrelli
 
Borse europee in rialzo, Milano corre con l’IA
Borse europee oggi 20 novembre: Milano corre con l’IA
Nvidia, dati sul lavoro Usa e spread calmo alimentano il rimbalzo dei listini. Ma la correzione di Wall Street nel pomeriggio taglia gli entusiasmi e ricorda quanto il quadro resti fragile.

Le Borse europee chiudono una seduta in moderato rialzo, abbastanza solida da archiviare le paure della vigilia sulla “bolla” dell’intelligenza artificiale, ma non abbastanza da confermare l’euforia della mattinata. Piazza Affari guida il rimbalzo, agganciando di nuovo l’area dei 43 mila punti e interrompendo la mini-serie negativa iniziata la scorsa settimana, mentre sullo sfondo restano i tre motori che oggi hanno dettato il ritmo ai mercati globali: i conti record di Nvidia, il nuovo rapporto sul lavoro americano e una Federal Reserve divisa sul prossimo taglio dei tassi.

A fine giornata il FTSE Mib avanza di circa lo 0,6% e si ferma a quota 42.917 punti, in linea con un’Europa nel complesso positiva ma frenata dal giro di boa di Wall Street, che nel primo pomeriggio europeo ha improvvisamente invertito la rotta passando in territorio negativo.

Milano ritrova slancio con utilities e difesa

La seduta di Piazza Affari, Milano, 20 novembre 2025, è la fotografia di un mercato che torna a farsi selettivo. Il paniere principale avanza dello 0,6%, mentre il FTSE Italia All-Share fa un passo avanti intorno allo 0,65% e si porta oltre 45.500 punti. Ancora meglio il FTSE Italia Mid Cap, in progresso di circa lo 0,75%, mentre l’indice FTSE Italia Star – la “vetrina” delle società a maggior vocazione di crescita – chiude poco sopra la parità con un frazionale +0,1% circa.

Tra le blue chip il podio di giornata è occupato dalle utilities e dalla difesa. In testa si piazza Hera, che mette a segno un balzo di poco superiore al 3%, seguita da Leonardo, in rialzo di quasi il 3% dopo la debolezza delle ultime sedute. Bene anche Italgas (circa +2,2%) e A2A (oltre +2,1%), a conferma di un rinnovato interesse per i titoli regolati in un contesto di rendimenti obbligazionari relativamente stabili.

Si muovono in territorio positivo anche i finanziari: Mediobanca guadagna circa l’1,7%, mentre il comparto bancario nel suo complesso beneficia dell’idea di una Fed più prudente e di uno spread BTP-Bund sostanzialmente sotto controllo.

La parte bassa del listino è invece affollata da auto, pagamenti e tecnologia. Stellantis perde intorno al 3%, risentendo sia delle preoccupazioni sui dazi statunitensi sia della rotazione settoriale seguita ai conti di Nvidia. Male anche Nexi, che arretra di circa il 2,5%, e STMicroelectronics, in calo di poco più del 2%, mentre Prysmian chiude leggermente sotto la parità, con una limatura inferiore all’1%.

Mid Cap e Small Cap: vola CIR, soffre NewPrinces

Nel segmento Mid Cap la seduta è stata decisamente più vivace rispetto al listino principale. A catalizzare l’attenzione è CIR, che sfiora un rialzo del 6,5%, sostenuta dalle prospettive industriali dopo le mosse sul gruppo sanitario Kos. In scia si muovono Carel Industries (circa +4,8%), WIIT (oltre +4,1%) e Alerion Clean Power (circa +3,6%), a conferma dell’interesse per i titoli legati alla digitalizzazione e alla transizione energetica.

All’estremo opposto della classifica Mid Cap, la peggiore è NewPrinces, che lascia sul terreno circa il 6%. Giornata negativa anche per Sesa (circa -1,9%), Brembo (poco oltre -1,8%) e Reply (intorno a -1,7%), penalizzate da prese di profitto dopo i recenti progressi e da un sentiment più prudente sulla tecnologia europea.

Nel mondo delle Small Cap il quadro è più sfumato, ma non mancano i movimenti significativi. Tra i migliori spicca B&C Speakers, che mette a segno un rialzo di oltre il 5%, beneficiando di un interesse crescente per i campioni di nicchia dell’industria italiana. In controtendenza, tra i peggiori del listino degli “small” figurano, ad esempio, Abitare In (circa -1,6%) e altri nomi a bassa capitalizzazione, dove bastano volumi ridotti per amplificare movimenti in entrambe le direzioni.

Francoforte, Parigi e Londra positive ma lontane dai massimi

Il rimbalzo non riguarda solo Milano. In chiusura, Francoforte segna un progresso di circa lo 0,5%, con il Dax che si porta intorno a 23.278 punti. Parigi guadagna intorno allo 0,34%, con il Cac 40 vicino a 7.981 punti, mentre Londra avanza di circa lo 0,21%, con il Ftse 100 che chiude a ridosso di 9.527 punti. L’indice paneuropeo Euro Stoxx 50 archivia la giornata con un rialzo intorno allo 0,3%, segno di un rimbalzo diffuso ma non travolgente.

Sui singoli titoli, riflettori puntati su BNP Paribas, che a Parigi mette a segno un salto di circa il 4,4% dopo l’annuncio di un rafforzamento degli obiettivi di capitale al 2027 e di un nuovo buyback da oltre un miliardo di euro. Le nuove linee guida sul CET1 e la conferma di target di redditività ambiziosi hanno convinto gli investitori che la banca francese può sostenere sia il ritorno agli azionisti sia la crescita interna.

Ben diversa l’atmosfera a Londra per Dr. Martens, che scivola di quasi il 10%. I conti semestrali, pur mostrando un miglioramento della redditività grazie al contenimento dei costi, lasciano aperti interrogativi sulla forza del marchio e sui possibili effetti dei dazi Usa sulle calzature, frenando l’appetito degli investitori.

Wall Street gira in rosso dopo il rally su Nvidia

Se l’Europa chiude in rialzo, il merito è soprattutto di Nvidia. Il colosso dei chip ha pubblicato conti migliori delle attese e una guidance ancora una volta molto robusta, con ricavi trimestrali oltre i 57 miliardi di dollari e prospettive di vendita per il trimestre in corso che puntano intorno ai 65 miliardi, sopra il consenso degli analisti. Dati che hanno contribuito a raffreddare, almeno per ora, la narrativa della “bolla IA” che negli ultimi giorni aveva spaventato i listini.

Proprio sull’onda di questi numeri Wall Street aveva aperto in forte rialzo. Ma a metà seduta di New York il quadro cambia: il Dow Jones vira in calo di quasi lo 0,9%, l’S&P 500 scende di circa l’1% e il Nasdaq 100 arretra di oltre l’1,5%. Il mercato, dopo il primo entusiasmo, torna a interrogarsi su valutazioni già molto tirate in diversi comparti tecnologici e sull’impatto che una politica monetaria ancora restrittiva può avere sui multipli.

La seduta americana è resa ancora più complessa dal nuovo rapporto sul lavoro Usa. A settembre l’economia statunitense ha creato circa 119 mila nuovi posti, un dato superiore alle attese, ma accompagnato da un aumento del tasso di disoccupazione al 4,4%, massimo degli ultimi quattro anni. È un mix che suggerisce un mercato del lavoro meno surriscaldato ma ancora lontano dalla frenata brusca che molti temono. I future sui Fed Funds prezzano ora con probabilità intorno al 40% un nuovo taglio dei tassi alla riunione del 9-10 dicembre, contro circa il 30% della vigilia.

Come se non bastasse, dalle minute della Fed emergono posizioni molto divergenti fra i membri del FOMC: una parte dei banchieri centrali vede appropriato mantenere i tassi fermi per il resto dell’anno, altri non escludono un’ulteriore riduzione a dicembre in caso di peggioramento del quadro macro. In questo contesto, non sorprende che un gestore milanese riassuma così la situazione: “Per il momento l’IA continua a reggere il mercato, ma con dati macro così contrastanti basta poco perché l’umore cambi da un’ora all’altra”, osserva.

Valute, Bitcoin e materie prime: dollaro stabile, oro prudente

Sul fronte valutario, la giornata è relativamente tranquilla. L’euro oscilla intorno a 1,1538 dollari, praticamente sugli stessi livelli di ieri. Nel cambio con la divisa nipponica, l’euro si muove attorno a 181,6 yen, mentre il dollaro/yen resta in area 157,4, a conferma di uno yen ancora debole nonostante la prospettiva di un lento cambio di passo da parte della Bank of Japan.

Nel mondo delle criptovalute, Bitcoin corregge e scende sotto la soglia psicologica dei 90 mila dollari, attestandosi in area 88.700 dollari con un calo di circa il 2%. Dopo la corsa degli ultimi mesi, gli operatori approfittano della maggiore volatilità azionaria per ridurre l’esposizione agli asset più rischiosi.

Tra le materie prime, il quadro è misto ma senza scossoni. Il petrolio WTI per consegna gennaio viaggia intorno a 59,5 dollari al barile, con una variazione quasi impercettibile rispetto alla vigilia, mentre il Brent di pari scadenza si colloca poco sotto i 64 dollari, in lieve progresso. Sui mercati del gas, il riferimento olandese di Amsterdam si attesta intorno a 31,2 euro per MWh, con un incremento di poco inferiore all’1%, in un contesto in cui pesano sia le temperature stagionali sia le incertezze geopolitiche.

L’oro resta il grande termometro della paura. Il contratto spot oscilla di fatto sulla parità, attorno a 4.070-4.080 dollari l’oncia, con una limatura infinitesimale rispetto alla chiusura precedente. Segno che, nonostante le tensioni geopolitiche e il dibattito su un possibile accordo di pace in Ucraina che prevede concessioni territoriali, gli investitori al momento non stanno correndo in massa verso i beni rifugio, ma restano pronti ad aumentare la copertura se lo scenario dovesse deteriorarsi.

Spread stabile, ma il quadro geopolitico resta un rischio

Sul fronte obbligazionario, la giornata è relativamente tranquilla per i titoli di Stato italiani. Lo spread BTP-Bund a dieci anni si mantiene in area 82 punti base, livelli già visti nelle ultime settimane, con il rendimento del decennale italiano che si aggira attorno al 3,46%. Un quadro che, per ora, consente agli investitori di concentrarsi più sull’andamento degli utili e sulle mosse della Fed che non sui rischi legati al debito sovrano dell’Eurozona.

La vera incognita, però, resta la geopolitica. Nelle stesse ore in cui gli operatori festeggiano i conti di Nvidia, da Washington e Mosca filtrano indiscrezioni su un piano di pace per l’Ucraina assai controverso, che secondo diverse ricostruzioni internazionali includerebbe richieste di concessioni territoriali a favore della Russia e un alleggerimento delle sanzioni. Per il momento i mercati sembrano leggere queste mosse come un tentativo di chiudere il conflitto e ridurre l’incertezza, ma l’eventuale percezione di un accordo sbilanciato potrebbe riaccendere la volatilità su valute, energia e difesa.

In sintesi, la seduta del 20 novembre si chiude con l’immagine di un’Europa azionaria che regge grazie alla spinta dell’IA e a dati macro ancora “gestibili”, ma che resta appesa alle prossime mosse di Fed e Casa Bianca. Come riassume un trader di una grande banca d’investimento europea: “Per ora vince la narrativa del soft landing, ma bastano un paio di dati sbagliati o un passo falso sulla diplomazia ucraina perché il mercato torni a cercare il pulsante di emergenza”.

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