Ma che c'azzecca Burioni sul red carpet di Venezia?

- di: Redazione
 
Per avere conferma che uno scienziato ha, tra i suoi comandamenti, essenzialmente quello di fare parlare per sé i risultati delle sue ricerche, siamo andati a vedere quali siano le immagini che ha lasciato Louis Pasteur, che pure qualche merito lo ha avuto per dare all'umanità occasione e speranze di vivere meglio.
Ecco, non abbiamo trovato una immagine che fosse una che, al di là del color seppia delle fotografie, ritragga Pasteur al di fuori della compostezza che si era imposto: mai sorridente, austero, non concedendo, al suo abbigliamento, anche solo ad una piccola digressione di stile.

Ma, si potrà giustamente chiedere qualcuno, perché mai dovremmo interessarci di Pasteur?
Lo facciamo come riflesso condizionato dopo avere visto le fotografie che ritraggono un raggiante Roberto Burioni, ormai una superstar della tv e convinto sostenitore delle campagne vaccinali, percorrere insieme alla moglie il red carpet della Mostra del cinema di Venezia.

Precisiamo subito che Burioni e la moglie, Annalisa Rossi, apprezzato avvocato, erano perfetti. Lui in uno smoking di taglio impeccabile; lei in un elegante abito color oro.
Ma l'interrogativo di fondo è solo uno: che ci faceva Burioni sul tappeto rosso di una manifestazione artistica?
La risposta l'ha data lui stesso, dicendo che, in questo modo, ha voluto essere testimonial dell'importanza del vaccino contro il Covid-19. Giusto verrebbe da dire. Aggiungendo: ce ne fossero di testimonial come Burioni, pronti a metterci la faccia.

Sì, ma - prendendo in prestito una delle frasi più famose di Antonio Di Pietro - che c'azzecca il virologo con una manifestazione cinematografica?
I più cattivi direbbero che lo ha fatto solo per dare ristoro al suo ego che necessita sempre di essere alimentato, andando in tv o lanciando strali contro chi non la pensa come lui.
Ma noi condividiamo convintamente la missione che si è dato e per questo, con grande umiltà, gli suggeriamo altre occasioni per testimoniare la sua battaglia a favore delle vaccinazioni.

Ad esempio: sostituirsi, per un ragionevole lasso di tempo, sul piedistallo marmoreo nella Galleria dell'Accademia, a Firenze, al David michelangiolesco, magari non nella sua nudità (anche un paio di boxer dal disegno animalier vanno bene); paracadutarsi in piazza san Pietro, in occasione dell'Angelus, senza per questo volersi sostituire a quel signore che, in abito bianco, di solito di domenica da una finestra parla alla folla con un forte accento spagnolo; sfidare sui 100 metri piani Marcell Jacobs, indossando una maglietta con la scritta ''Yes vax''; calcare, da ospite d'onore, il palcoscenico di Sanremo, in coppia con Lady Gaga per un duetto, sostituendosi a Tony Bennet; ballare il tip tap sulla punta della Tour Eiffel, ma solo per pochi minuti, per evitare di mettersi troppo in vista; attraversare a nuoto la manica con scritto sulla calottina ''Il vaccino ti ama''.

Potremmo andare avanti per parecchio tempo, ma è forse il caso di tornare seri. Perché l'argomento delle campagne vaccinali è ben più drammatico delle nostre facezie. Roberto Burioni è un virologo di fama, anche se le sue ripetute apparizioni televisive lo espongono ad una fastidiosa sovraesposizione, come quella in cui cadono peraltro molti altri suoi colleghi.
Ci si potrà dire che uno scienziato non deve necessariamente aderire ad un modello monastico, tutto cella, preghiera e canti gregoriani. Forse non apparire solo per il gusto di farlo e, invece, finire davanti ad una telecamera per parlare solo quando c'è la necessità sarebbe meglio. Certo, ma vuoi mettere la soddisfazione di calcare lo stesso tappeto rosso di Penelope Cruz?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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