La nostra biblioteca - Michel Bussi, La mia bottiglia per l'oceano - Un'isola protagonista e scenario di un racconto magistrale

- di: Diego Minuti
 
Ci sono autori che, al di là di quel che scrivono, confortano il piacere della lettura. Perché se una storia si può anche costruire, dandole dignità, il modo con cui essa viene raccontata è tutt'altra cosa.
Uno degli autori che devono entrare nella categoria dei maestri del racconto è il francese Michel Bussi, come aveva mostrato nel suo folgorante romanzo d'esordio, ''Ninfee nere'', del 2011 (arrivato in Italia cinque anni dopo), dove il pittore Claude Monet, che in Normandia risiedette, è l'occasione per una storia dove presente e passato sembrano un tutt'uno, stracciando ogni logica temporale. Più che un ''semplice'' romanzo, in cui il mistero è solo un pretesto, ''Ninfee nere'' è una storia scritta come seguendo le onde che si infrangono sulla spiaggia ritraendosi subito dopo, in una continua danza di immagini.
Bussi torna oggi all'attenzione dei lettori italiani con ''La mia bottiglia per l'oceano'' (Edizioni e/o - pag.405 - 18,00 euro), un romanzo che non tradisce le aspettative di chi conosce l'autore che ormai è stabilmente in vetta alle vendite in Francia.

La nostra biblioteca - Michel Bussi, La mia bottiglia per l'oceano

L'amore che Bussi ha per le descrizioni, la cura maniacale della ricerca dell'equilibrio tra narrazione e aggettivi che la colorano, il nitore con il quale veste i suoi personaggi si ritrovano tutti in ''La mia bottiglia per l'oceano'' (titolo ben distante da quello in lingua originale, ''Au soleil redouté''), che ha una ambientazione fascinosa, un'isola della Polinesia francese, Hiva Oa, che sarebbe un puntino nell'oceano se, a renderla unica, non ci fossero le bellezze dei suoi paesaggi e l'atmosfera che si respira, che indusse Paul Gauguin a sceglierla e, poi, molti decenni dopo, a fare lo stesso a Jacques Brel. Una ambientazione ideale per fare germinare l'arte, magari della parola oltre a quella della pittura. Per questo, intorno alla figura carismatica e insieme misteriosa di uno scrittore, Pierre-Yves Francois, si raccoglie un piccolo gruppo di persone - tutte donne - che a lui cercano di strappare gli elementi che lo hanno reso famoso. L'ambientazione affascinante, il gruppo ristretto, l'isola (elemento che segna l'assedio fisico del mare, ma anche la possibilità di fare andare lo sguardo lontano, senza alcun confine che sia la propria fantasia) sono la componente fisica del racconto.

Cinque donne - di età molto diverse tra di loro - che formano un microcosmo di personalità, caratteri, prospettive, speranze, sogni diversi che si attraggono e respingono nel laboratorio di scrittura che Pierre-Yves Francois ha creato, ritrovandosi tra le mani cuori e cervelli che non sempre si acconciano. Poi, con le aspiranti scrittrici, interagiscono persone diverse, che fungono più o meno volontariamente da elementi perturbatori del calmo trascorrere dei giorni. Il percorso di formazione artistica va avanti, fino a quando due elementi stravolgono lo scenario: Francois scompare, improvvisamente e senza che si riesca a dare all'evento una spiegazione, e c'è un omicidio. Fatti che rompono la tranquilla vacanza e che vengono visti, da ogni donna, come una prova da affrontare. Tanto che ciascuna di loro indaga, quasi chiusa in sé stessa, per trovare una soluzione. Il colpo di scena finale è come una stilettata o, se più aggrada, come un colpo di pennello che stravolge la bellezza di un'isola che resta la principale protagonista e alla quale Michel Bussi riserva, quasi come un buon precettore, rispetto e delicate attenzioni.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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