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Cappella Sistina e stanza delle lacrime: i luoghi segreti dove nasce il pontificato

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cappella Sistina e stanza delle lacrime: i luoghi segreti dove nasce il pontificato
Tra i silenzi millenari del Vaticano, mentre il mondo attende il colore del fumo che uscirà dal comignolo della Sistina, dentro le mura leonine si muove un rito antico e profondamente umano. È il conclave: un meccanismo liturgico e psicologico che coinvolge 133 cardinali chiamati a scegliere il nuovo Papa. Ma oltre ai voti, alle preghiere e ai nomi sussurrati nei corridoi, ciò che davvero plasma questa esperienza sono i luoghi in cui tutto accade: la Cappella Sistina, dove si svolge la votazione, e la stanza delle lacrime, dove il prescelto entra per la prima volta da Papa, e dove spesso crolla la sua compostezza.

Cappella Sistina e stanza delle lacrime: i luoghi segreti dove nasce il pontificato

Lunga oltre 40 metri e alta come una basilica, la Cappella Sistina non è solo il capolavoro di Michelangelo, ma la cornice sacra del discernimento. Qui, sotto lo sguardo del Giudizio Universale, i cardinali si riuniscono per votare. I seggi sono disposti lungo le pareti, in modo che tutti possano guardarsi, ricordando che la scelta di uno ricade su tutti. Al centro, la stufa dove vengono bruciate le schede, e accanto il braciere da cui si alza il fumo, bianco o nero, che svela l’esito della votazione.

Sotto gli affreschi che narrano le storie della Genesi e della vita di Mosè, i cardinali affrontano ore di riflessione, dialogo e preghiera. Ogni decisione pesa di più quando lo sfondo è la rappresentazione pittorica del destino eterno dell’uomo, e quando si è consapevoli che fuori milioni di persone attendono.

La stanza delle lacrime: il primo volto del Papa

Ma è dopo il voto decisivo che avviene qualcosa di invisibile ma fondamentale. Il cardinale eletto, una volta accettato l’incarico, non viene portato direttamente davanti ai fedeli. Prima, entra da solo in una piccola sala adiacente alla Sistina. È qui che comincia davvero il pontificato. È la stanza delle lacrime.

Il suo vero nome è “Stanza del Pianto”, ma nel tempo è stata ribattezzata così proprio per ciò che vi accade. È un luogo spoglio, arredato con sobrietà: un armadio dove sono riposte tre vesti bianche (piccola, media, grande), la fascia pontificia, le scarpe, un crocifisso. Uno specchio, un inginocchiatoio. È il luogo della vestizione, ma anche del crollo. Storicamente, è proprio in questa stanza che molti dei Papi eletti hanno ceduto alla commozione, rendendosi conto, spesso per la prima volta, del peso reale della scelta.

Perché si chiama stanza delle lacrime

Il nome non è simbolico, è letterale. La storia ci racconta momenti intensissimi avvenuti tra quelle quattro pareti. Giovanni XXIII pianse a lungo, da solo, prima di uscire con il sorriso e benedire il mondo. Giovanni Paolo II, profondamente provato, vi rimase in preghiera silenziosa. Benedetto XVI, eletto quasi a sorpresa, si lasciò andare a un pianto lungo e composto. Francesco vi si fermò a lungo, seduto, in silenzio, chiedendo forza. Lacrime che non sono di paura, ma di consapevolezza. Perché in quella stanza finisce una vita e ne comincia un’altra, irreversibile. Il cardinale esce da lì non più sé stesso: è diventato il Papa.

La solitudine di quel momento è ciò che forse più spaventa. Non ci sono più voti da contare, né confratelli con cui condividere pensieri. Solo silenzio, l’abito bianco e un uomo che deve decidere con che volto presentarsi al mondo. E che, prima di tutto, deve confrontarsi con sé stesso.

Dal segreto alla storia

Quando il Papa esce dalla stanza delle lacrime, attraversa un corridoio che lo conduce alla Loggia delle Benedizioni. Il volto che apparirà al balcone di San Pietro sarà forse ancora segnato da ciò che ha vissuto pochi istanti prima. Ma in quel volto il mondo leggerà subito qualcosa: una direzione, una sensibilità, un tono. È quel passaggio – dalla Sistina alla stanza delle lacrime, fino al balcone – che fa del conclave non solo un atto canonico, ma un’esperienza profondamente umana.

E anche per chi guarda da fuori, ogni volta, quel piccolo locale resta il simbolo più autentico del pontificato che verrà.
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