Il nuovo rapporto dell’associazione Antigone, intitolato emblematicamente “Senza Respiro”, fotografa una realtà carceraria italiana ai limiti del collasso. Il 2024 si avvia a essere l’anno con il più alto numero di suicidi registrati negli istituti penitenziari: sono già 91 i detenuti che si sono tolti la vita, un dato allarmante che segnala non solo un’emergenza sanitaria e psicologica, ma anche un fallimento sistemico della funzione rieducativa della pena sancita dalla Costituzione. Secondo i ricercatori, la sovrappopolazione, le celle inadeguate e la mancanza di supporto psichiatrico stanno trasformando le prigioni italiane in luoghi di annientamento più che di recupero.
Carceri al collasso, Antigone denuncia: "Senza respiro", record di suicidi nel 2024
I numeri del rapporto parlano chiaro: il tasso di affollamento medio nazionale è al 133%, con picchi che superano il 150% in alcune regioni del Sud. In oltre un terzo degli istituti ispezionati da Antigone, ci sono celle che non raggiungono nemmeno i tre metri quadri per detenuto, una soglia ritenuta minima dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In alcune strutture non è disponibile l’acqua calda, in altre manca l’accesso quotidiano all’aria aperta. Le docce comuni sono spesso fatiscenti e prive di privacy. In molte carceri, inoltre, la carenza di personale aggrava ulteriormente la situazione, rendendo impossibile anche l’attuazione delle misure alternative alla detenzione previste dalla legge.
Un sistema penitenziario fuori controllo
Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella (nella foto), ha dichiarato: “Siamo di fronte a una crisi che si ripete ogni anno, ma che nel 2024 ha raggiunto un punto di non ritorno. Parlare solo di emergenza è riduttivo: qui c’è un problema strutturale di cui la politica non si assume responsabilità”. Il report evidenzia come il sovraffollamento non sia solo un problema numerico ma un fattore che incide direttamente sui diritti fondamentali: dalla salute fisica e mentale al diritto all’istruzione, dal lavoro alla socialità. I detenuti sono sempre più spesso reclusi in un regime di isolamento di fatto, anche quando non previsto formalmente. E il personale penitenziario vive a sua volta una condizione di stress e insicurezza, senza risorse né formazione adeguata.
Record di suicidi, allarme mai così alto
Il dato più drammatico resta quello dei suicidi. Con 91 casi registrati nei primi cinque mesi dell’anno, il 2024 rischia di chiudersi con il tragico record assoluto di vittime tra le sbarre. Secondo Antigone, la quasi totalità dei suicidi avviene nei primi mesi di detenzione o in fasi di particolare fragilità, come il passaggio in isolamento o il mancato accesso a programmi di supporto psicologico. La carenza di psichiatri, psicologi e mediatori culturali rende impossibile una presa in carico individualizzata dei detenuti, specialmente tra le fasce più vulnerabili come i giovani, gli stranieri e le persone con dipendenze o disturbi mentali. “Ogni suicidio in carcere è un fallimento dello Stato”, si legge nel rapporto.
Il governo accelera sul Dl sicurezza
Nel pomeriggio di oggi è previsto alla Camera il voto finale sul nuovo decreto sicurezza, che include anche disposizioni relative all’ordinamento penitenziario. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 17:30, mentre la votazione è attesa per le 19. Il provvedimento, fortemente voluto dal governo Meloni, prevede l’inasprimento delle pene per alcuni reati e un rafforzamento dell’organico della polizia penitenziaria, ma secondo Antigone non affronta le vere cause della crisi. “Si continua a legiferare in una logica emergenziale e securitaria – spiega Gonnella – senza mettere mano alla riforma strutturale che servirebbe al Paese. Il carcere resta la soluzione più semplice e più crudele, anche per reati minori che potrebbero essere affrontati con misure alternative”.