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Chirurgia estetica: la Regione Lazio regala la ''grande bellezza'' ai dipendenti

- di: Bianca Balvani
 
Chirurgia estetica: la Regione Lazio regala la ''grande bellezza'' ai dipendenti
Volete mettere: cosa ci può essere di meglio, per un normale cittadino che si reca negli uffici del Consiglio regionale del Lazio, che essere accolto da una donna di impareggiabile bellezza, con il pacchetto completo da ''piccolo chirurgo estetico'': labbra carnose, seno perfetto, natiche sode, addome piatto, assenza di qualsivoglia pelo superfluo?
Oppure vedere, dall'altro lato della scrivania, non uno stanco rappresentante della classe degli impiegati rassegnati alla loro grama esistenza, ma un ''simil-Ken'', biondo fluente, bicipiti scolpiti, tartaruga dove prima c'era qualche muscoletto flaccido?
Un sogno?
No, perché la Regione Lazio, nella sua agenda relativa alla Sanità, ha pensato di mettere in cima non la soluzione del problema del sovraffollamento dei Pronto soccorso o le lunghissime attese per le visite specialistiche, oppure la gestione delle emergenze e della sicurezza personale degli operatori dei presidi di prima linea, bensì le gravi ripercussioni che, per i dipendenti del Consiglio, ha il guardarsi la mattina allo specchi e non piacersi.

Chirurgia estetica: la Regione Lazio regala la ''grande bellezza'' ai dipendenti

Questi sì che sono problemi; queste sì che sono cose di cui una Regione deve preoccuparsi, perché è molto più importante aiutare i dipendenti a risolvere i problemi di autostima conseguenza dell'aspetto fisico, che non altri, che magari interessano milioni di persone che vivono nel Lazio.
E' il segnale di quanta attenzione i nostri amministratori riservano ai dipendenti, che vengono blanditi, coccolati, incentivati a lavorare meglio. Anche, come ha fatto la Regione, stipulando una convenzione con un famoso centro di chirurgia estetica (con sedi anche in altri regioni e all'estero, dall'impressionante portafoglio di clienti-testimoni) che riserverà uno sconto del 20 per cento a quei dipendenti del Consiglio regionale che decideranno di passare per le sapienti mani di un chirurgo per avvicinarsi al loro ideale di bellezza.

Pensate quanto sarà bello entrare negli uffici dell'Ente e sentirsi nell'eden dell'estetica, anche se, lo sappiamo tutti, i canoni della bellezza classica saranno sacrificati sull'altare dell'omologazione.
Quindi si correrà il rischio di vedere delle persone terribilmente simili, tra labbra a canotto, seni da dieci e lode o folte capigliatura alla turca (non come wc, ma con riferimenti alle capigliature che tanti italiani si fanno a rifare in Anatolia, approfittando dei pacchetti promozionali pubblicizzati ovunque).
Per essere perfetta, la location del Consiglio regionale dovrebbe prevedere, tra lo sfarfallio di cotanta bellezza -seppure non naturale - anche diffusori di essenze orientaleggianti, climatizzatori e, in sottofondo, chill music (quella che stimola la meditazione e l'adesione a filosofie new age).
Vabbè, finiamola qui perché, tanto per restare ai temi della Sanità, è come sparare sulla Croce Rossa.

Ci sarà pure una spiegazione logica a questa genialata della Regione Lazio, guai se non ci fosse. Ma non troviamo una spiegazione logica per la scelta del tempi, a fronte di problemi che, soprattutto in queste giornate, sono ben più grandi, sia in termini di gravità che di ampiezza del numero delle persone che essi coinvolgono. Si dirà che l'operazione è a costo zero per l'Ente (è la clinica estetica che pratica lo sconto, senza ricadute per le casse regionali), ma nessuno ha pensato che una cosa del genere potrebbe avere un impatto a dir poco sconcertante sui laziali che si staranno pure chiedendo se sono queste le priorità.
Forse, pensando che la salute dello spirito deve andare di pari passo con quella del corpo, la Regione ha pensato di volere fare un regalo ai suoi collaboratori. Sarà anche così, ma, diciamo citando l'Ecclesiaste, se ''c'è un tempo per nascere e un tempo per morire'', c'è anche ''un tempo per piangere e un tempo per ridere''. Forse la Regione Lazio ha solo scelto di farci almeno sorridere.
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