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Biglietti Colosseo introvabili, maxi multa Antitrust da 20 milioni per CoopCulture e tour operator internazionali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Biglietti Colosseo introvabili, maxi multa Antitrust da 20 milioni per CoopCulture e tour operator internazionali
Una multa da quasi 20 milioni di euro è stata inflitta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato alla Società Cooperativa Culture (CoopCulture) e a sei tour operator attivi nella distribuzione dei biglietti per il Parco Archeologico del Colosseo. Il provvedimento, comunicato nelle scorse ore, colpisce in modo trasversale un sistema che ha reso per lungo tempo introvabili i biglietti d’ingresso per uno dei luoghi simbolo del patrimonio storico italiano. L’indagine dell’Antitrust ha accertato una grave limitazione dell’accesso per il pubblico, dovuta in parte all’uso di bot automatizzati e in parte a pratiche commerciali scorrette.

Biglietti Colosseo, multa Antitrust da 20 milioni per CoopCulture

Oltre a CoopCulture, gestore del servizio di biglietteria, sono stati sanzionati Tiqets International, GetYourGuide Deutschland, Walks, Italy With Family, City Wonders Limited e Musement. Queste società, secondo l’Antitrust, avrebbero approfittato della scarsa disponibilità di biglietti per praticare un sistema di distribuzione squilibrato, concentrando l’offerta su canali alternativi a pagamento maggiorato e lasciando il pubblico senza reali possibilità di acquistare l’ingresso a prezzo pieno. Un modello che ha danneggiato i visitatori e favorito le rendite di posizione, penalizzando in particolare i cittadini italiani.

Il meccanismo: automatismi, accaparramento e mancanza di trasparenza

Nel dettaglio, l’Antitrust ha accertato che l’indisponibilità di biglietti sul sito ufficiale era in molti casi dovuta all’intervento di sistemi automatizzati — i cosiddetti bot — utilizzati per accaparrarsi massicciamente i tagliandi non appena messi in vendita. Questi biglietti venivano poi redistribuiti attraverso circuiti alternativi, spesso a prezzi notevolmente maggiorati o inseriti in pacchetti turistici con sovrapprezzo. Il risultato è stato un sostanziale sbarramento per il pubblico generalista, che si è ritrovato escluso da uno dei monumenti più iconici del Paese.

Il Colosseo come caso emblematico di gestione distorta del patrimonio culturale

La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul rapporto tra turismo di massa e accesso al patrimonio culturale. Il Colosseo, con oltre 7 milioni di visitatori all’anno, rappresenta il simbolo dell’attrattività internazionale dell’Italia ma anche la fragilità di un sistema in cui domanda e offerta non si incontrano in modo equo. Il ruolo delle piattaforme digitali, che da opportunità si trasformano spesso in ostacoli, è oggi al centro del dibattito sulla necessità di una regolamentazione più stringente e trasparente nel settore dei beni culturali.

La reazione dell’Antitrust: “Violata la libertà di accesso dei cittadini”

L’Autorità ha sottolineato che la condotta accertata ha comportato “una rilevante distorsione del mercato, in violazione dei principi di correttezza e trasparenza”. Il diritto dei cittadini di accedere liberamente e senza intermediazioni speculative a un bene pubblico come il Colosseo, ha precisato il Garante, è stato gravemente compromesso da un sistema chiuso e opaco. Le sanzioni mirano dunque a ristabilire condizioni di equità e a scoraggiare il ripetersi di pratiche analoghe in altri luoghi della cultura italiana.

Verso un nuovo modello di gestione digitale: il ruolo dello Stato

La vicenda riapre il dibattito su chi debba garantire l’accesso ai grandi poli museali. L’attuale sistema, basato su concessioni e subappalti digitali, si è mostrato incapace di assicurare equità. Crescono le richieste di un intervento diretto dello Stato per riportare sotto controllo pubblico le biglietterie dei grandi siti culturali. Il caso Colosseo potrebbe diventare il punto di partenza per una riforma strutturale del sistema di vendita dei biglietti in Italia, oggi affidato a soggetti privati spesso scollegati dalla missione culturale e sociale dei luoghi che gestiscono.
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