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La Commissione europea vuole una più decisa svolta ecologica

- di: Redazione
 
La Commissione europea vuole una più decisa svolta ecologica
La Commissione europea sembra volere spingere sull'acceleratore di una ecologia vera e compiuta. Già nel 2021 una prima avvisaglia c'era stata con il divieto, sul territorio dell'UE, di lampadine classiche. Quella che per qualcuno fu una indebita invasione di campo, aveva invece una solida base normativa: la direttiva sulla progettazione ecocompatibile che consente all'autorità di prescrivere standard di prodotto per la protezione del clima e dell'ambiente. Ora la Commissione vuole utilizzare questa possibilità per applicarla ad altri prodotti.

La Commissione europea punta a una svolta ecologica più netta

Sino ad oggi la direttiva riguarda solo i prodotti che consumano energia o hanno un forte impatto sulla quotidianità (come lampadine, lavatrici e anche infissi). Grazie ad un semplice emendamento, si estenderebbe l'ambito di applicazione a quasi tutti i beni offerti nell'UE, ad eccezione di alimenti, mangimi e medicinali.

L'autorità di Bruxelles potrebbe quindi stabilire standard ecologici minimi per prodotti che sino ad oggi non sono stati nemmeno sfiorati da ''logiche'' orientate all'ecologia, come, da esempio, abbigliamento e mobili.
Poi, oltre al consumo di energia e materie prime, il disegno di legge menziona come aspetti fondamentali la durabilità, l'assenza di sostanze nocive, una produzione rispettosa dell'ambiente e del clima, la quantità di rifiuti di imballaggio e la questione della facilità di riparazione e riciclaggio dei beni.

Il progetto dovrebbe insomma aiutare l'UE a raggiungere i suoi obiettivi di protezione del clima e dell'ambiente, che sono formulati nel cosiddetto Green Deal europeo.
Secondo le stime, gli standard minimi della direttiva esistente (quindi definita in un ambito più ristretto) hanno ridotto le emissioni di gas serra dell'UE del 7% nel 2020. Ma il disegno di legge non è che raccolga consensi unanimi oltreché trasversali. Paradossalmente, voci critiche provengono dallo stesso partito di Ursula von der Leyen, la tedesca Csu, sottolineando che la Commissione non può regolamentare ogni singolo prodotto.

Ci sono poi aspetti pratici di cui forse poco si é tenuto conto nell'elaborare il progetto, a cominciare dai numeri risicati dei funzionari e impiegati che dovrebbero vegliare sulla applicazione del dettato del disegno di legge, una volta ratificato dall'europarlamento.
I singoli prodotti, per avere libera circolazione, dovranno avere dei ''passaporti digitali'', per consentire ai consumatori (ma anche alle autorità di vigilanza) accedere facilmente a tutti i dati importanti su un prodotto su Internet, comprese le informazioni sui fornitori. L'ipotesi, ad oggi, è quella di un codice QR.
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