Gregorio Rosa Chávez scommette su un Conclave lampo e rilancia la visione di Francesco: “Lo Spirito soffia dove vuole, anche tra gli italiani”.
“Non c’è ancora il nome, ma la direzione è chiara”. Nelle parole di monsignor Gregorio Rosa Chávez, primo cardinale salvadoregno della storia e amico fraterno di monsignor Oscar Romero, c’è tutta la consapevolezza di un momento straordinario: la vigilia di un Conclave carico di aspettative, segnato dalla transizione dopo il pontificato di Francesco e da un’urgenza globale di pace, giustizia e rinnovamento ecclesiale.
A parlare è un uomo che, pur non avendo diritto di voto – ha compiuto 82 anni – resta un’autorità morale riconosciuta nel Collegio cardinalizio. All’uscita dalla settima congregazione generale, ha confidato ai giornalisti: “Penso che non durerà più di tre giorni. Il clima è sereno, fraterno, e i cardinali stanno ascoltando proposte molto interessanti. Tutte le porte sono aperte: Asia? America? Europa? Lo Spirito soffia dove vuole”.
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Una cinquina nel cuore: “Ci sono anche italiani”
L’intervento del cardinale Rosa Chávez ha immediatamente attirato l’attenzione di vaticanisti e osservatori internazionali. “Ho la mia lista nel cuore. Cinque nomi. È una lista molto interessante – ha detto – e ci sono anche italiani”. Nessuna indicazione più precisa, ma una conferma indiretta della pluralità dei candidati in campo e della possibilità, non remota, che l’Italia – assente dal soglio pontificio dal 1978 – possa di nuovo essere rappresentata.
Il nome più citato in queste ore, tra i papabili italiani, è quello del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, noto per il suo impegno ecumenico e per la mediazione tra Russia e Ucraina su incarico dello stesso Francesco. Ma non è il solo. L’ipotesi di un Papa latinoamericano non è affatto esclusa, così come rimangono alte le quotazioni di figure provenienti dall’Africa o dall’Asia, a conferma di una Chiesa sempre più globale.
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Un Conclave “rapido ma non affrettato”
L’ipotesi di un Conclave-lampo non è nuova nella storia. L’elezione di Papa Francesco nel 2013 avvenne al quinto scrutinio, in poco più di 24 ore. Ma l’attuale contesto presenta elementi diversi: la transizione è stata preparata, il Collegio cardinalizio è stato in larga parte rinnovato da Francesco (più di 70 dei 135 elettori sono stati creati da lui), e i profili in campo sono ben noti agli elettori.
Secondo le fonti di Crux Now, i cardinali stanno affrontando le congregazioni generali in un clima definito “straordinariamente collaborativo”, con discussioni incentrate su temi centrali come la riforma della Curia, la sinodalità, il ruolo delle donne nella Chiesa e le relazioni con le altre fedi. Alcuni porporati, come il cardinale Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo), hanno parlato di “momento di grande responsabilità storica”.
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La Chiesa lasciata da Francesco: un’eredità da custodire
“Il sogno di Dio penso si trovi realizzato nel suo servizio come successore di Pietro”. Con queste parole, Rosa Chávez ha sintetizzato l’eredità di Papa Francesco: un pontificato che ha rimesso al centro le periferie, i poveri, il dialogo, l’ambiente e la pace. E ha trasformato profondamente il modo in cui la Chiesa si presenta al mondo.
“Il Papa ha parlato di un poliedro, non di una sfera – ha ricordato il cardinale –. Le diversità non sono un ostacolo, ma la condizione per costruire un’unità vera”. È questa visione della Chiesa – policentrica, misericordiosa, in ascolto – che molti cardinali vogliono veder proseguire con il prossimo Papa.
La continuità, però, non significa immobilismo. Secondo La Croix International, diverse voci stanno chiedendo un rafforzamento della collegialità, una maggiore trasparenza nella gestione economica e una decisa azione nella lotta agli abusi. Il futuro Papa sarà chiamato a bilanciare la fedeltà alla linea di Francesco con un’energia nuova.
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Trump, Zelensky e il simbolo della pace: lo sguardo oltre i confini
Colpisce una riflessione finale di Rosa Chávez, in cui la politica irrompe nella spiritualità. “Mi piace molto – ha detto – la foto del presidente americano Trump accanto al presidente dell’Ucraina Zelensky, prima della Messa. È un simbolo bellissimo: immaginiamo che finalmente la guerra si fermi, penseremo ‘ecco il miracolo di papa Francesco’”.
Una frase che rivela l’anelito universale della Chiesa a essere ponte, non barriera. In un’epoca segnata da conflitti e divisioni, il nuovo Papa dovrà confrontarsi con un mondo lacerato ma assetato di riconciliazione. Il riferimento al poliedro di Francesco si trasforma in una mappa per il futuro: nella Chiesa come nella politica, il rispetto delle differenze può diventare la chiave della pace.
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Il Conclave in arrivo: attesa e preghiera
Il Conclave si aprirà ufficialmente il 7 maggio nella Cappella Sistina. I cardinali elettori, nel frattempo, proseguono le congregazioni generali, gli incontri riservati e – come vuole la tradizione – le “conversazioni informali” nei corridoi e nelle case religiose dove sono ospitati.
Non è ancora tempo di pronostici, ma il sentiero sembra tracciato: un Papa che sappia essere “figlio di Francesco” senza esserne la copia, che accolga il mondo con mitezza ma anche con fermezza, e che parli con coraggio alle nuove generazioni. Se sarà eletto in tre giorni o in cinque poco importa: ciò che conta è che sappia, fin dal primo istante, abbracciare il futuro senza timore.