Confcommercio, nel suo position paper dedicato al digitale europeo, richiama con forza un principio preliminare: senza una comunicazione pubblica chiara e senza dati accessibili non può esistere una regolazione credibile dei pagamenti elettronici. L’associazione cita la Corte dei Conti europea, che invita da tempo a fornire informazioni complete su costi e benefici degli strumenti digitali. Oggi, secondo Confcommercio, la mancanza di trasparenza alimenta incertezza tra imprese e consumatori, rallenta l’adozione delle tecnologie e apre spazio a interpretazioni distorte sulle ricadute economiche delle nuove regole.
Confcommercio: la sfida digitale dell’Ue e il nuovo equilibrio nei pagamenti elettronici
Uno dei passaggi più rilevanti del documento riguarda il co-badging delle carte di debito. Una scelta tecnica, ma con effetti sostanziali: integrare più circuiti nello stesso strumento significa aumentare la concorrenza e riequilibrare il rapporto tra circuiti domestici e grandi operatori internazionali. Confcommercio segnala che in altri Paesi europei questa soluzione è già consolidata e rappresenta un vantaggio sia per gli esercenti, che vedono ridotti i costi di accettazione, sia per gli utenti, che dispongono di opzioni più ampie. Il co-badging, sostiene l’associazione, non limita libertà e mercato: li rafforza.
Le esperienze italiane già operative
Il position paper richiama poi un caso concreto: il Protocollo POS del 2023, costruito per rendere comparabili i costi di accettazione dei pagamenti elettronici. Una collaborazione tra istituzioni, sistemi di pagamento e rappresentanze produttive che verrà presto rinnovata e che ha dimostrato che la trasparenza sui costi non è un obiettivo irraggiungibile. Secondo Confcommercio, questa è la prova che soluzioni condivise funzionano se accompagnate da impegni reciproci e da strumenti che permettono alle imprese di capire davvero cosa stanno pagando.
Verso una strategia nazionale sui pagamenti elettronici
L’associazione chiede di superare l’attuale approccio frammentato, fatto di norme parziali e interventi occasionali. Servono, afferma, tre pilastri: dati affidabili, comparabilità reale dei costi e piena tutela di imprese e consumatori. Un disegno unitario consentirebbe al Paese di accelerare la modernizzazione dei sistemi di pagamento e di rafforzare il contrasto all’evasione fiscale. Più tracciabilità, sottolinea Confcommercio, non significa penalizzare le imprese: significa evitare che chi rispetta le regole subisca la concorrenza sleale di chi non lo fa.
Collaborazione come metodo di lavoro
Il testo mette in evidenza un punto politico oltre che tecnico: la trasformazione digitale non può essere imposta, ma costruita insieme. L’esperienza del Protocollo POS dimostra che istituzioni, operatori e associazioni possono trovare un equilibrio quando viene garantita la piena trasparenza. Per Confcommercio, questo metodo va esteso e consolidato: solo così si può creare un ecosistema dei pagamenti che riduca i costi nascosti, aumenti la sicurezza e favorisca l’accesso equo agli strumenti digitali.
Un passaggio decisivo per il sistema economico
L’associazione guarda infine all’Europa, convinta che la strategia digitale dell’Ue possa trasformarsi in un vantaggio concreto per il mercato, ma solo se accompagnata da regole chiare e da una comunicazione coerente. L’obiettivo è creare condizioni che permettano alle imprese di competere senza aggravi inattesi e ai consumatori di utilizzare strumenti sicuri, trasparenti e comprensibili. Per Confcommercio, la sfida non è soltanto tecnologica: è culturale, economica e regolatoria. Una sfida che riguarda la qualità della democrazia economica e la capacità delle istituzioni di guidare, e non subire, l’innovazione digitale.