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Centro Studi Confindustria, il Bello e Ben Fatto italiano vale 122 miliardi di euro

- di: Barbara Leone
 
Centro Studi Confindustria, il Bello e Ben Fatto italiano vale 122 miliardi di euro
Il Bello e Ben Fatto italiano vale 112 miliardi di euro. E’ quanto emerge da “Esportare la dolce vita - Bello e ben fatto: il potenziale del made in Italy nel panorama internazionale”, il Rapporto del Centro Studi Confindustria presentato oggi a Parma presso l’Unione Parmense degli Industriali, a Palazzo Soragna. Giunto alla sua XII edizione, il Rapporto analizza il potenziale del Bello e Ben Fatto nei mercati mondiali ed è stato realizzato con il sostegno di UniCredit e in collaborazione con Sace. Dallo studio, cui hanno contribuito anche Federalimentare, Confindustria Moda, UCINA e FederlegnoArredo, emerge che il comparto del BBF (Bello e Ben Fatto) vale 122 miliardi di euro e ha un potenziale incremento delle esportazioni di ben 96 miliardi. L’export si dirige maggiormente verso i mercati avanzati che assorbono circa 104 miliardi di euro. Ammonta invece a oltre 19 miliardi di euro il quantitativo di eccellenze esportato verso i Paesi emergenti che, per il loro dinamismo, sia sul piano demografico che su quello economico, offrono margini di crescita relativamente maggiori. Per quanto riguarda il potenziale, questo si ripartisce per oltre tre quarti nei paesi avanzati (74 miliardi di euro) e per la restante parte negli emergenti (22 miliardi di euro).

Centro Studi Confindustria, il Bello e Ben Fatto italiano vale 122 miliardi di euro

Tra gli avanzati, i paesi con il maggiore potenziale sono Stati Uniti (22,6 miliardi di euro), Germania (5,7 miliardi) e Corea del Sud (4,7 miliardi). I settori che vi esportano maggiormente sono quelli legati alle “3F” di Fashion, Food, Furniture. Tra le economie emergenti i mercati principali sono la Cina (2,4 miliardi di euro), l’Arabia Saudita (2,0) e il Qatar (1,4). Oltre ai settori legati alle “3F” compare in questo caso anche la Nautica, particolarmente fiorente in paesi dove è presente una classe di popolazione caratterizzata da spesa elevata. Sia negli emergenti che nei paesi avanzati, i due principali competitor delle imprese italiane sono Francia e Cina. La Russia è un mercato che si attesterebbe al secondo posto per potenziale sfruttabile nella classifica degli emergenti, ma a seguito dell’invasione dell’Ucraina non è pensabile che gli scambi possano intensificarsi.
I beni BBF sono quei prodotti dell’alimentare, moda e arredo in grado di veicolare un valore aggiunto distintivo del nostro Paese ottenendone in cambio un prezzo più alto almeno del 20% rispetto ai concorrenti mondiali. Il Bello e Ben Fatto continua ad essere leva di competitività per il made in Italy. La facilità di riconoscere l’italianità come caratteristica di un prodotto e di apprezzarla è motivo per cui i consumatori sono disposti a riconoscergli un valore superiore piuttosto che a quello prodotto da un competitor. Il BBF e i suoi tratti distintivi sono la bandiera dell’italianità nel mondo. Questa categoria di prodotti racchiude in sé tutti quei beni che rappresentano l’eccellenza italiana in termini di design, cura nei dettagli, qualità dei materiali e delle lavorazioni. Si tratta di prodotti di elevata qualità che si distribuiscono in tutti i comparti produttivi, ma che trovano la loro massima espressione nelle produzioni maggiormente legate al gusto e alla creatività. Da questo punto di vista il BBF è l’espressione più facilmente riconoscibile del made in Italy, riprendendo i tratti più caratteristici dell’heritage culturale dell’Italia, delle sue tradizioni, dei suoi paesaggi e delle sue opere d’arte, contribuendo a comporre l’immagine dell’Italia produttiva.

In questo senso il “bello e ben fatto”, oltre a rappresentare una quota importante dell’export italiano nel mondo, fa da volano a tutte le esportazioni italiane, avendo un valore non solo economico, ma anche immateriale. L’Italia esporta il 99% degli oltre 5.000 prodotti scambiati al mondo, e con la stessa proporzione i quasi 1.400 prodotti finali di consumo. Inoltre è seconda solo alla Cina per varietà di prodotti esportati nel comparto del BBF. L’analisi individua anche gli strumenti per attivare il potenziale export inespresso, indicando di puntare sulla sostenibilità d’impresa, sui canali di vendita digitale, sulle relazioni internazionali e sulla riconoscibilità del made in Italy.

“Noi del gruppo Sace abbiamo un rapporto molto radicato con l’Emilia Romagna, regione dinamica e fortemente rappresentativa del Bello e Ben Fatto italiano, al centro dello Studio che stiamo presentando oggi insieme a Confindustria - ha dichiarato Alessandra Ricci Amministratore delegato di Sace intervenendo al Convegno ospitato oggi dall’Unione Parmense degli Industriali -. Solo nell’ultimo anno in Emilia Romagna abbiamo affiancato 2300 imprese in 3000 progetti di crescita, per ben 4 miliardi di euro. E di questi progetti più del 15 per cento riguardano la sola provincia di Parma, anche grazie alla collaborazione tra il nostro Team di Bologna, che sotto la guida di Marco Mercurio presidia le relazioni con il territorio, e realtà quali l’Unione Industriale parmense. Abbiamo inoltre un servizio dedicato in particolare alle Pmi, seguito dalla nostra Elisa Lodi e dal nostro Mirko Calzolari, a cui si aggiunge la nostra agenzia specializzata in assicurazione del credito a breve termine. Alimentare, Arredo, Abbigliamento, ma anche nautica, automotive e ceramica di alta qualità’: sono solo alcuni esempi di settori di eccellenza del Bello e Ben Fatto, a cui abbiamo dedicato lo Studio Esportare la Dolce Vita con l’obiettivo di fornire una bussola alle imprese incoraggiandole sempre più verso nuove rotte ad alto potenziale, dove siamo pronte ad accompagnarle e supportarle con i nostri servizi e le nostre iniziative”.

Tra i focus dello studio, le opportunità nei Paesi ASEAN e il ruolo della sostenibilità d’impresa. L’Asia non è solo Cina, anche i paesi ASEAN mostrano un potenziale significativo. Nonostante l’impatto della crisi sanitaria abbia significativamente rallentato le vendite di BBF in questi paesi, registrando una perdita di quasi il 25%, la ripresa post-pandemica dell’export verso questi mercati ha garantito un ampio recupero delle esportazioni che sono cresciute del 32,2% in media all’anno tra il 2021 e il 2022. Singapore, Malesia e Thailandia svettano per l’export di BBF tra gli ASEAN. E, sebbene la qualità dei beni italiani spiazzi la concorrenza, deve confrontarsi con insidiose barriere all’ingresso, tariffarie e non tariffarie. Secondo focus, quello sulla sostenibilità che acquisisce un ruolo centrale nel perseguire il potenziale. La necessità di porre al centro lo sviluppo sostenibile apre le porte a un nuovo modo di fare impresa. Non è infatti più sufficiente che le imprese mirino alla massimizzazione del profitto, ma è necessario che queste acquisiscano consapevolezza dell’impatto delle loro scelte sull’ambiente e che pertanto migliorino la gestione delle risorse naturali, finanziarie e umane. L’interesse dei consumatori per la sostenibilità è un fattore non più trascurabile. Per conquistare nuove quote di mercato e garantirsi la fedeltà degli attuali consumatori non si potrà trascurare il grado di sostenibilità dei prodotti venduti.

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