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Confindustria: "Segnali di indebolimento dell'economia italiana"

- di: Barbara Bizzarri
 
Confindustria: 'Segnali di indebolimento dell'economia italiana'

In aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria”. È quanto emerge dalla congiuntura flash di giugno di Confindustria che evidenzia una crescita “più fragile, con il lento calo dell’inflazione e il credito più caro”. Si sono accumulati, a quanto viene segnalato, segnali di indebolimento, specie per l’industria e le costruzioni, sebbene il +0,6% del Pil italiano nel 1° trimestre frutti una crescita già acquisita di +0,9% nel 2023. Fattori positivi sono il settore dei servizi che avanza, pur a ritmi più moderati, il prezzo del gas che resta basso, l’occupazione che continua ad aumentare (+0,2% in aprile), alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie. L’inflazione lenta a scendere e i tassi in aumento, però, frenano consumi e investimenti, mentre la fiacchezza nei mercati di sbocco ferma l’export italiano.

Confindustria: "Segnali di indebolimento dell'economia italiana"

Il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in aprile (4,52%). Le condizioni sempre più onerose stanno sempre più frenando il credito bancario, che è in forte riduzione (-1,9% annuo in aprile). La ragione è il continuo rialzo del tasso Bce, in chiave anti-inflazione, portato al 4,00% a giugno, anticipando un ulteriore rialzo a luglio. Il rendimento del Btp italiano, invece, si è ridotto di poco a giugno (3,98% in media) ed è in calo lo spread sui titoli tedeschi. In Germania gli indicatori sono scivolati a 54,1 punti per il settore servizi e a 41 per quello manifatturiero: dati che lasciano intravedere il rischio di impatto prolungato anche su altri Paesi come l’Italia, di cui Berlino è uno dei principali partner per esportazioni e investimenti esteri. E anche negli Stati Uniti gli indici Pmi per i servizi e il manifatturiero sono scesi, innescando una corsa degli investitori verso i più sicuri Treasury e avviando Wall Street a chiudere la peggiore settimana da marzo. Confindustria ricorda che a maggio l’attività industriale americana ha subito una battuta d’arresto: la produzione è scesa di 0,2%, dopo quattro incrementi consecutivi, il pmi manifatturiero è tornato in area di contrazione (48,4 da 50,2), l’indice dei Direttori degli acquisti di Chicago è crollato (il calo più ampio dal 2020), l’Ism manifattura, già in area recessiva, è sceso di poco. A giugno, però, la fiducia dei consumatori americani è risalita.

Nel quadro generale, il Centro Studi diretto da Alessandro Fontana (in foto) vede "investimenti deboli", e una "domanda estera in calo per i beni". Nello scenario globale, "segnali di rallentamento nell'Eurozona", per la Cina una "ripartenza sotto le attese". "Bene la manifattura indiana, trainata dalla domanda domestica e internazionale, e anche quella russa, che segna il record da fine 2000 per la crescita dell'occupazione. L'industria brasiliana, invece, resta in calo, seppur in lieve miglioramento a maggio".

Calano i consumi di beni alimentari delle famiglie italiane, mentre aumentano i pasti fuori casa o il ricorso alla consegna dei cibi a domicilio: anche questo emerge da un approfondimento del Centro Studi di Confindustria. "Nel 2022 i consumi delle famiglie italiane sono cresciuti del 4,6%, sopra le attese degli analisti. In calo a fine anno (-1,7%), hanno ricominciato a espandersi nel primo trimestre 2023 (+0,5%), sebbene siano ancora sotto il livello pre-Covid (-1,2%). Questo dato aggregato positivo, però, nasconde una forte eterogeneità di traiettorie", rileva, con un approfondimento, il Centro studi di Confindustria. Sono "deboli i consumi di beni" ed "una dinamica fiacca" caratterizza i beni durevoli e soprattutto i non durevoli". In particolare - si spiega - "la spesa delle famiglie italiane per gli alimentari è in forte riduzione (-3,7% nel 2022; -8,7% nel quarto trimestre 2022 dal primo 2021), in controtendenza rispetto a molte altre voci di spesa. Ciò ha fatto da zavorra alla risalita dei consumi totali, visto anche il peso della spesa alimentare pari al 14% (secondo solo alla spesa per abitazione, acqua ed energia, 23%)".  In "direzione opposta" la spesa per i servizi con "un forte rimbalzo nel 2022 (+8,8%), sebbene ancora sotto i valori pre-Covid (-3,9%)". Nel post-pandemia, "la domanda repressa per il Covid, liberatasi nel 2022, potrebbe aver frenato gli alimentari, grazie al desiderio di recupero dei pasti fuori casa (contabilizzati come servizi, non beni). Una sostituzione di 'pasti a casa' con i servizi di ristorazione potrebbe essere stata dettata anche dalla dinamica dei prezzi relativi, a favore dei secondi (+11,4% annuo il rincaro degli alimentari, +6,5% i ristoranti)". Inoltre "la diffusione con la pandemia dei servizi di delivery di pasti pronti a casa, a parità di spesa, alza quella in 'ristoranti' e abbassa quella in alimentari.

Potrebbe poi esserci un 'effetto reddito': le famiglie meno abbienti che hanno accumulato meno extra-risparmio nel 2020-21, ora subiscono maggiore erosione del reddito reale (visto che l'inflazione è da energia): ne può conseguire un impatto più negativo sui consumi alimentari, che rappresentano una maggior quota della loro spesa (26,0% nel quintile più basso, 14,4% nel più alto)". Il consumo "si sposta verso comportamenti più sostenibili (meno spreco di cibo) e abitudini comuni tra i giovani (più pasti fuori casa)". Quanto alle prospettive per il 2023 "i consumi alimentari risentiranno ancora delle tensioni sui prezzi. È probabile che anche la spesa in servizi rallenti, man mano che svaniscono gli effetti del recupero" dei livelli pre-pandemici (e si esaurisce l'extra-risparmio). "Il taglio dei consumi alimentari può avere effetti negativi a cascata sull'industria italiana: la produzione del comparto, infatti, è in calo (-2,7% in aprile da gennaio). E l'export, fiacco, non sembra compensare, visto che anche i consumi nei mercati europei sono in flessione".

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