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Congo, malattia respiratoria misteriosa, si indagano le cause

- di: Claudia Loizzi
 
Congo, malattia respiratoria misteriosa, si indagano le cause
È stata definita malattia X perché l’agente patogeno in questione è al momento sconosciuto in quanto non ancora isolato. Tutto quello che finora è noto sono i sintomi come febbre, mal di testa, mal di gola, tosse e difficoltà respiratorie, tipici delle sindromi influenzali e parainfluenzali. Il quadro clinico, tuttavia, si complica con la presenza di una grave anemia che, come ha detto Paul Hunter, docente di Medicina alla University of East Anglia (Regno Unito) “farebbe pensare alla polmonite da Mycoplasma, ma è troppo presto per fare una diagnosi definitiva finché non saranno riportate ulteriori analisi".

Congo, malattia respiratoria misteriosa, si indagano le cause

La comunità medica scientifica internazionale sta guardando con molta attenzione al Congo. Il Mycoplasma pneumoniae è un batterio responsabile di patologie che interessano soprattutto l'apparato respiratorio. Le manifestazioni variano dalle lievi infezioni delle vie aeree superiori (raffreddore, faringite, ecc.) fino alle forme più severe di polmonite, spesso asintomatica, ma, quando le difese immunitarie sono ridotte, l'infezione può condurre a complicanze ematologiche e neurologiche gravi. Pertanto, si tratterebbe di un virus respiratorio con la caratteristica di provocare gravi anemie soprattutto tra ragazzi e bambini, con una mortalità stimata, nella zona di diffusione dell’8%.

Panzi nella Repubblica Democratica del Congo è epicentro del contagio

È una stima che va valutata anche in considerazione della zona dove si è sviluppata la malattia, la zona di Panzi località e zona sanitaria della provincia di Kwango nel Sud-Ovest del Paese (vicino al confine con l’Angola). Comunità rurale che si trova a più di 700 km dalla capitale Kinshasa, Panzi è una delle aree più povere del Paese, gli abitanti sono spesso denutriti, hanno sistemi immunitari compromessi, non sono seguiti da strutture sanitarie adeguate, e sono quindi esposti maggiormente alle conseguenze di patologie altrimenti trattabili.
Secondo il ministero della Sanità congolese l'epidemia dura da oltre 40 giorni ed i morti accertati nei presidi sanitari sono 27 su 382 contagiati. Altri 44 decessi sono stati registrati nei villaggi limitrofi, ma senza una verifica della diagnosi, per un totale di circa 70 morti in una vasta area.

La valutazione degli esperti al momento è che l'epidemia possa essere contenuta dal momento che Panzi è un’area estremamente remota e scarsamente popolata. Tra l’altro, l'accesso alla regione si è particolarmente complicato per l'attuale stagione delle piogge. In questo periodo ci possono così volere 12-24 ore per raggiungere la regione di Kwango dalla Capitale. Non c'è una strada diretta tra Kenge e Panzi, che è molto più a sud e vicina al confine con l'Angola. La zona inoltre è interessata dal conflitto Yaka-Teke con le milizie “Mabondo” attive a nord di Kenge. Fino a giovedì sera le squadre del ministero della Sanità congolese, partiti dalla capitale Kinshasa con equipaggiamenti tecnici, non erano ancora giunte in loco.

Test e indagini dell’Organizzazione mondiale della sanità

Di fronte ad una simile allerta gli uffici regionali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono intervenuti immediatamente. Un team di esperti ha consegnato alle autorità locali medicinali essenziali, kit diagnostici e per la raccolta dei campioni, con lo scopo di compiere analisi e determinare rapidamente la causa della malattia. L’Oms assieme ai dirigenti del locale ministero della Salute, sta raggiungendo le zone più colpite, e cercando di mettere in atto le prime misure di risposta, come l'attività di indagine epidemiologica e la raccolta di campioni per i test, la ricerca attiva dei casi, il trattamento e le attività di sensibilizzazione delle persone per la prevenzione e per identificare e segnalare ulteriori casi. In una nota l’Oms spiega che "Un agente patogeno respiratorio, come l'influenza o il Covid-19, è oggetto di studio come possibile causa della 'malattia X' che sta provocando diversi morti nella Repubblica democratica del Congo”. I test sono in corso e si esplorano più ipotesi. Oltre a un patogeno respiratorio, puntualizza l'agenzia Onu, anche "la malaria, il morbillo e altri microrganismi sono sotto esame”.

Ministero Salute: "Su malattia Congo sorveglianza attiva, no allarme "Al momento non c'è nessun allarme per il nostro Paese ma, in tempi di globalizzazione e di mobilità internazionale, la sorveglianza è stata innalzata".
Kinshasa ridimensiona l'allarme sullo sconosciuto patogeno: l'epidemia ha una mortalità dell'8% ma è esplosa in una zona che può essere tenuta sotto controllo, per contro Italia, anche se non esistono voli diretti con il Paese africano, ha comunque alzato l'allerta in porti e aeroporti investendo del problema le Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), che si occupano del controllo sanitario su passeggeri e merci.
Maria Rosaria Campitiello, a capo del Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute, spiega in una nota che "la sorveglianza è attiva e monitoriamo costantemente la situazione senza allarmismi, ma con la doverosa attenzione". "Il ministero, in modo responsabile - conferma - si è attivato in via cautelativa richiedendo agli uffici periferici Usmaf di assicurare la dovuta attenzione nelle attività di controllo a cui sono preposti".

Gli esperti italiani sui rischi di contagio

Per Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie infettive dell'Irccs Policlinico San Martino di Genova: "Sono stati centinaia i casi di questa malattia caratterizzata da febbre, mal di gola, tosse ma soprattutto anemia, mancanza di emoglobina nel sangue; quindi, la mancanza dell'ossigeno necessario ai tessuti. Una forma influenzale molto grave perché ha colpito soprattutto i più giovani e anche i bambini. Stiamo parlando di un'area del mondo dove ci sono numerosi problemi anche di nutrizione, che vuol dire avere un sistema immunitario che funziona meno", evidenzia Bassetti. Aggiunge inoltre che in base alla sintomatologia "potrebbe trattarsi di una febbre emorragica. Sono delle forme virali come, per esempio, Ebola o la febbre emorragica di Congo-Crimea, cioè fondamentalmente infezioni che già sono note, magari sostenute da un nuovo virus che ci auguriamo venga presto identificato".

Sulla paura del contagio, Bassetti dichiara che il rischio di diffusione resta basso "nell’area interessata viene fatto un cordone sanitario dell'Oms. Si cerca di evitare che le persone escano e quindi possano portare il contagio in altre aree. Da questo punto di vista la situazione sembra sotto controllo".
Pertanto, occorre cautela ed evitare allarmismi. Della stessa opinione anche Carlo Perno, responsabile della Microbiologia e diagnostica di immunologia, dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma: “In Congo e Camerun con la presenza della foresta equatoriale ed una grandissima varietà di animali, si concentra la maggiore parte dei virus del pianeta. Un luogo quindi ideale per l'ormai noto salto di specie (spillover), il processo naturale per cui un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi nella specie umana”. Aggiunge inoltre che risulta difficile "sapere quante persone si sono davvero infettate. In quelle zone solo il 3-4% delle persone riesce ad accedere all'assistenza medica in ospedale. I casi, quindi, potrebbero essere molti di più -come in passato è già avvenuto con l'Hiv- e se così fosse la percentuale di mortalità potrebbe essere molto più bassa rispetto a quella che ora conosciamo". Non esclude l’ipotesi Mycoplasma "Ma, a meno che non sia una nuova forma, queste si risolvono generalmente in modo benigno".

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