• IFIS 8501 sett 25
  • POSTE25 sett 850 1

Corea del Nord: il piano folle per attaccare il Giappone

- di: Bruno Coletta
 
Corea del Nord: il piano folle per attaccare il Giappone
Kim (foto) punta la marina nucleare contro Tokyo. Missili, minacce e paranoie: perché l’Asia è una polveriera pronta a esplodere.
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La nuova minaccia: Pyongyang punta il Giappone
L’8 maggio 2025 la Corea del Nord ha lanciato almeno due missili balistici a corto raggio che hanno sorvolato il Mar del Giappone per poi inabissarsi al di fuori della Zona Economica Esclusiva nipponica. Gli ordigni hanno viaggiato per oltre 800 km, con una traiettoria che simula un attacco diretto alle principali città giapponesi. “È una grave provocazione che mina la stabilità della regione”, ha dichiarato il portavoce del governo giapponese Yoshimasa Hayashi in una conferenza stampa a Tokyo.
Il ministro della Difesa Minoru Kihara ha aggiunto che “le capacità missilistiche nordcoreane sono in continua evoluzione” e che il Giappone sta lavorando in stretta collaborazione con gli Stati Uniti e la Corea del Sud per rafforzare le misure di deterrenza. Washington, da parte sua, ha ribadito il suo “impegno incrollabile” alla difesa di Tokyo, mentre Seoul ha messo in stato d’allerta il suo sistema di difesa missilistica.
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Kim e l’arsenale navale: “Serve una marina nucleare”
Ma ciò che più preoccupa gli analisti militari è il recente cambio di strategia annunciato dal leader nordcoreano. Il 25 aprile, in occasione del varo del nuovo cacciatorpediniere Choe Hyon, Kim Jong Un ha ufficialmente ordinato l’“accelerazione dell’armamento nucleare della marina militare”, citando la necessità di proteggere le acque territoriali nordcoreane da “manovre ostili”.
Il discorso, diffuso dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA, è stato letto come un messaggio diretto non solo al Giappone, ma anche agli Stati Uniti, la cui flotta del Pacifico ha recentemente rafforzato la propria presenza al largo della Penisola coreana. Kim ha descritto la marina come “strumento chiave per la nostra autodifesa atomica” e ha ventilato la possibilità di installare testate nucleari tattiche su sottomarini di nuova generazione. Al momento, la Corea del Nord possiede un solo sottomarino potenzialmente abilitato al lancio nucleare, il Hero Kim Gun-ok, ma gli esperti temono che nuovi modelli siano già in fase di costruzione.
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Il Giappone alza lo scudo: controffensiva e deterrenza
Il riarmo giapponese, fino a pochi anni fa considerato un tabù costituzionale, è ormai realtà. Dopo il varo della nuova Strategia di sicurezza nazionale del dicembre 2022, il governo di Tokyo ha ampliato la propria spesa militare fino al 2% del PIL, investendo in tecnologie di attacco preventivo e difesa integrata. Il piano prevede l’acquisto di 400 missili Tomahawk americani con portata superiore ai 1.600 km, capaci di colpire bersagli strategici in Corea del Nord, e lo sviluppo di missili a lungo raggio di produzione nazionale.
Nel marzo 2025 il ministro Kihara ha confermato l’installazione di missili terra-nave su Kyushu e Hokkaido, due regioni particolarmente esposte a un eventuale attacco nordcoreano. “Non possiamo più limitarci alla sola difesa passiva,” ha dichiarato. “Dobbiamo essere pronti a neutralizzare qualsiasi minaccia prima che diventi realtà.”
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La strategia del terrore: la retorica incendiaria di Pyongyang
La Corea del Nord ha risposto con violenza verbale. Secondo un comunicato diffuso dalla KCNA il 12 maggio, “il Giappone, sotto la maschera della cooperazione difensiva, sta in realtà preparando un attacco nucleare preventivo contro i suoi vicini”. Pyongyang ha accusato Tokyo di “revisionismo bellico” e di voler riportare l’Asia “alle tenebre del militarismo imperiale”.
Il portavoce del Ministero degli Esteri nordcoreano ha specificato che “qualsiasi attacco, reale o percepito, contro la nostra sovranità riceverà una risposta devastante e immediata”. Tali dichiarazioni, seppur retoriche, mantengono alta la tensione in un contesto già infiammato.
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L’ombra della Cina, il silenzio della Russia
Dietro le quinte si muovono due attori fondamentali: Cina e Russia. Pechino, ufficialmente contraria alla proliferazione nucleare nella regione, ha però evitato di condannare apertamente i lanci nordcoreani, limitandosi a invitare tutte le parti alla “massima moderazione”. Questo atteggiamento ambivalente riflette la volontà cinese di mantenere Pyongyang come leva strategica contro l’influenza americana in Asia.
La Russia, dal canto suo, ha recentemente intensificato i rapporti con la Corea del Nord, anche sul piano militare. Secondo fonti dell’intelligence sudcoreana, Mosca avrebbe fornito tecnologie a duplice uso che potrebbero essere impiegate per lo sviluppo di motori navali a propulsione nucleare. Il Cremlino nega, ma il clima da nuova Guerra Fredda rende il sospetto più che plausibile.
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Il rischio escalation: un equilibrio sempre più fragile
La penisola coreana si conferma uno dei punti più caldi del pianeta. Qualsiasi errore di calcolo, un’esercitazione fraintesa o una dichiarazione incendiaria potrebbero innescare un’escalation rapida e incontrollabile. La dottrina del “primo colpo” torna al centro delle preoccupazioni internazionali, con l’aggravante che le capacità di deterrenza reciproca sono sempre meno bilanciate.
Secondo Michael McFaul, ex ambasciatore USA a Mosca, “ci troviamo in una situazione simile a quella degli anni ‘80, ma con attori più imprevedibili e armi più sofisticate”. Lo stesso presidente sudcoreano ha parlato, il 10 maggio, di “pericolo imminente” e ha ribadito la necessità di creare una “triade nucleare regionale” con Stati Uniti e Giappone per contenere Pyongyang.
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Un futuro ostaggio di missili e paranoia
Il piano folle di Kim Jong Un per colpire il Giappone non è solo una strategia militare, ma una narrazione di potere interno ed esterno. Serve a consolidare il regime, a sfidare l’ordine regionale, a testare la solidità delle alleanze occidentali. Ma è anche un rischio esistenziale: una provocazione che potrebbe accendere una guerra senza ritorno.
Nel 2025 le guerre non iniziano più con dichiarazioni ufficiali: cominciano con un missile “di prova”, una nave armata, una base radar accesa nel buio. E in Asia, il buio si sta facendo molto fitto.

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