Una sentenza destinata a fare giurisprudenza e a riorientare il dibattito sul diritto d’asilo e la protezione dei minori. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che l’ingresso irregolare di un cittadino extracomunitario accompagnato da minori affidati alla sua tutela non può essere considerato, di per sé, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A pronunciarsi è stato il presidente della Corte, Koen Lenaerts, chiarendo che il comportamento dell’adulto è da leggere alla luce della responsabilità personale assunta nei confronti dei minori, e non come un intento criminoso.
La Corte di Giustizia UE difende i diritti dei migranti: “Chi entra con minori non favorisce l’immigrazione illegale”
Il pronunciamento arriva a seguito di una richiesta di rinvio pregiudiziale presentata dal Tribunale di Bologna, che si è trovato a giudicare una cittadina congolese entrata in Italia con due minori mediante l’uso di passaporti falsi. Secondo il tribunale italiano, era necessario un chiarimento interpretativo del diritto europeo prima di procedere a una sentenza definitiva. La Corte UE ha risposto affermando un principio di diritto che punta a salvaguardare i valori fondanti dell’Unione, tra cui la tutela dell’infanzia e il rispetto delle relazioni di tutela.
Un passo giuridico contro la criminalizzazione dell’assistenza
Con questa decisione, l’UE prende le distanze da un approccio punitivo che in molti Stati membri ha portato alla criminalizzazione di comportamenti legati all’aiuto umanitario o alla protezione familiare. Il caso italiano, emblematico, ha sollevato un conflitto tra due normative: da un lato la legge che sanziona severamente l’ingresso irregolare e l’uso di documenti falsi, dall’altro il diritto alla tutela dei minori e l’obbligo, sancito da convenzioni internazionali, di agire nel loro superiore interesse.
La Corte ha sottolineato che il principio guida non può essere la mera irregolarità formale dell’ingresso, ma la sostanza della relazione tra l’adulto e il minore. Se un individuo esercita una responsabilità effettiva e concreta, tale da sostituirsi in tutto e per tutto a una figura genitoriale o tutelare, il suo comportamento non può essere assimilato a quello di chi trae profitto dal traffico di esseri umani. Al contrario, si tratta di un’espressione di un obbligo morale e, in molti casi, legale.
Le implicazioni per la legislazione italiana ed europea
Il pronunciamento avrà effetti significativi anche sull’ordinamento italiano. Il codice penale, in particolare nella parte che riguarda il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è stato spesso applicato in maniera estensiva, tanto da colpire anche volontari, parenti e tutori che avevano semplicemente cercato di aiutare minori a varcare i confini o a ottenere protezione. In questo senso, la sentenza della Corte rappresenta una correzione di rotta e un invito a distinguere tra attività illecite e atti di tutela.
Il Ministero della Giustizia italiano dovrà ora adeguare la prassi giudiziaria alle indicazioni provenienti da Lussemburgo. Non si tratta solo di un orientamento giurisprudenziale, ma di un vincolo di diritto che impone agli organi giudiziari nazionali di disapplicare norme interne incompatibili con il diritto dell’Unione. Le associazioni che si occupano di migrazione e minori hanno accolto con favore la decisione, definendola “una svolta di civiltà”.
Il precedente che rafforza la protezione dell’infanzia
La Corte ha richiamato esplicitamente anche la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, firmata da tutti gli Stati membri. In base a essa, ogni decisione che riguarda un minore deve tenere conto del suo benessere, sicurezza e stabilità emotiva. Per questo, una persona che si assume la responsabilità di accudire un minore deve essere considerata in funzione del suo ruolo, e non giudicata come un trafficante per il solo fatto di attraversare irregolarmente una frontiera.
Questo orientamento si allinea ad altre sentenze europee degli ultimi anni, in cui i giudici di Lussemburgo hanno ritenuto che anche l’umanità e la solidarietà, in contesti migratori, dovessero trovare uno spazio di tutela giuridica. I confini, insomma, non possono essere difesi a scapito dei principi fondamentali della dignità umana.
Un segnale politico in un’Europa che alza muri
La decisione giunge in un contesto in cui molti Stati membri stanno inasprendo le politiche migratorie. Dalla Danimarca all’Ungheria, passando per alcune misure restrittive in Italia e Francia, si moltiplicano le barriere fisiche e normative contro l’immigrazione. In questo scenario, la Corte UE ha riaffermato che l’Europa non può rinunciare al suo patrimonio giuridico e morale, soprattutto quando si tratta di minori.
La sentenza avrà verosimilmente un impatto anche sul dibattito politico europeo, a ridosso delle elezioni continentali. Alcuni partiti conservatori hanno già contestato la decisione, accusando la Corte di indebolire i confini e incentivare l’ingresso irregolare. Altri, invece, come i gruppi progressisti e parte dei popolari, ne riconoscono il valore umanitario e giuridico. In un’epoca segnata dalla tentazione securitaria, il diritto prova a resistere come ultimo baluardo di umanità.