Dazi, mura, oligarchie e ora un faro acceso sul cripto mondo: siamo sulla strada che - presto o tardi - porterà un crollo globale come fu la Grande Depressione? Le analogie non mancano, attenti a questi segnali.
(Foto: Grande Depressione causata dalla crisi del 1929, fila alla mensa pubblica negli Stati Uniti).
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I segnali dal Senato: la cripto entra nel mirino
Il Senato USA approva con 68 a 30 il GENIUS Act, prima legge federale dedicata agli stablecoin. La misura, che ora passa alla Camera, impone: riserve liquide al 100% (Treasury e depositi garantiti), audit trimestrali, figure di controllo per guardare all’anti riciclaggio, e il divieto di emissione da parte dei membri del Congresso (ma… non dal presidente Trump e famiglia).
Il sì compatto del Senato, che arriva tra barricate democratiche su tutela antiriciclaggio e sul conflitto d’interessi Trump, segna un momento spartiacque. Ma i democratici avvertono: senza chiarezza, il testo rischia di lasciare spazi per abusi, riciclaggio e favoritismi politicamente guidati.
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Cripto e speculazione: un deja-vu degli anni Venti
Gli anni Venti furono teatro di asset boom senza controllo, fino all’esplosione della bolla del ’29. Oggi, la stessa dinamica si ripete nel mondo cripto. Gli stablecoin – in costante crescita e alla base di transazioni per centinaia di miliardi – operano su confini incerti e senza liquidità garantita in momenti di stress.
Il CFA Institute SRC avverte: i broker cripto, anche se “collateralizzati”, possono generare panic runs simili a quelli delle banche degli anni Venti. Se manca una sponda nella crisi, la fuga potrebbe innescare vendite massicce di Treasury – fondamentali per l’economia USA – causando disordine sul mercato e aumento dei tassi .
Il mondo cripto ha già vissuto bolle: TerraUSD nel 2022 perse 400 miliardi in pochi giorni, toccando la fragilità del sistema. Se si replica su scala globale, il crash potrebbe destabilizzare l’intero sistema finanziario contemporaneo.
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Trump e i suoi conflitti: l’originatore pet driver?
La famiglia Trump, tramite World Liberty Financial e stablecoin USD1, ha guadagnato circa 57,3 milioni nel 2024. Inoltre tramite una meme coin $TRUMP generata all’interno della rete Trump, si stimano introiti per oltre 320 milioni in fee.
Il GENIUS Act vieta gli investimenti da parte di membri del Congresso, ma… non contempla il presidente. Il risultato? “Highway to corruption”, come denuncia Elizabeth Warren.
Il legame diretto tra potere politico e business cripto, per decine di milioni, alimenta ombre su ampliamento ingiustificato del potere monetario e sul potenziale abuso al vertice dello Stato.
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Reazioni politiche: favori, divisioni e resistenze
• 18 democratici del Senato appoggiano il GENIUS Act per regolamentare il mercato cripto, ma alcuni ritirano il voto chiedendo integrazione forte su AML e conflitti di interesse.
• Organismi di autoregolamentazione come CFA SRC chiedono misure più incisive su licenze, audit ed enforcement.
• Gruppi pro-consumatori come Public Citizen parlano di “mountain of corruption” nel cuore della legislazione.
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Tra boom e crisi: il rischio contagio su scala mondiale
Il mercato stablecoin vale oggi circa 240–250 miliardi, dominato da USDT (155 mld) e USDC (61,6 mld). L’IPO di Circle, a $6,9 mld con debutto a $83/j, segna l’ingresso del cripto nel mainstream finanziario.
Ma l’adozione massiva comporta rischi sistemici: se stablecoin giganteschi implodono, la vendita di riserve può scuotere i Treasury e quindi il costo del debito USA, alterare la fiducia nel dollaro e trascinare le Borse in un nuovo crash globale.
Con l’ingresso possibile dei big tech (Apple, Meta, Uber, Airbnb) e delle banche (JPMorgan, BofA, Citigroup) nel mondo cripto, la situazione rischia di diventare ingestibile se non si definiscono regole chiare e presidi strutturali sul fronte delle riserve, dei fallimenti e della trasparenza.
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L’eredità degli anni Venti: scenari pericolosi
Gli anni Venti videro:
• Boom borsistici, disuguaglianze, deregulation.
• Crisi bancaria massiccia nel ’29.
• Interventi (New Deal) solo dopo la frattura economica.
Oggi, al netto di dazi e mura, vanno aggiunti:
• Boom cripto basato su asset volatili.
• Potenziali conflitti di interesse in cima allo Stato.
• Esclusione del presidente Trump dal vincolo anti-emissione.
Senza misure preventive, un’improvvisa perdita di fiducia tecnologico-finanziaria può scatenare il panico nei depositi crittografici, contagiando i mercati tradizionali. Se nel 1929 fu la speculazione in borsa, nel 2025 potrebbe essere la speculazione digitale.
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La via di salvezza: un New (Digital) Deal
Serve un piano urgente, parallelo al New Deal, ma adattato al cripto-mondo:
1. Reserve requirement stringenti, trasparenti e garantiti.
2. Norme AML/CTF estese alle criptovalute e all’on-chain.
3. Divieti rigorosi su potenziali conflitti politici.
4. Regole per crisi e liquidazioni: risoluzione predittiva e rapida.
5. Vigilanza sul sistema: fusione tra federalismo e standard globali (G20, FATF, BIS).
6. Privacy, salvaguardia consumer e tutela dati personali digitali.
7. Inclusione del settore con attori tradizionali (banche, tech), ma sotto tutela pubblica e trasparente.
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Scontro tra progresso e pericolo
In epoca Trump, dopo decenni di deregolazione e disuguaglianze, si somma un potenziale cripto shock che può innescare la crisi più devastante dalla Grande Depressione. La recente legge sugli stablecoin avvia un percorso... ma i suoi limiti e conflitti d’interesse potrebbero condurre dritti verso un crollo globale.
Il Future del sistema finanziario mondiale – e la tenuta dell’egemonia del dollaro – sono oggi appesi a un filo: quello delle regole. Sta all’America decidere se costruire un nuovo patto sociale e tecnologico… oppure scrivere un’altra pagina oscura come il 1929.