(Foto: Paul Gauguin, Tehura dal Diario di Noa Noa)
Jago dialoga con il teatro antico di Taormina
All’ombra dell’Etna, con la fierezza dello sguardo che la contraddistingue, La David di Jago si slancia dalla sommità delle tribune del Teatro Antico di Taormina come una creatura viva.
Fino al 3 maggio del prossimo anno sarà lei la regina del suggestivo scenario che abbraccia la mostra “Gesti scolpiti”, accolta dal Parco Archeologico di Naxos Taormina, organizzata da Aditus e Civita Sicilia, in collaborazione con BAM.
Con la scultura in bronzo dorato alta quasi due metri e con la stratificazione culturale e archeologica di Taormina dialogheranno altre tre opere dell’artista ciociaro: Impronta Animale (2012), Memoria (2015), Prigione (2016). Centrale il tema della mano, strumento che permette all’essere umano di depositare un segno, costruire memoria, simbolo di contatto, creazione, affermazione personale.
In Impronta Animale la mano si fa reperto che richiama le pitture rupestri, rievocando un contatto ancestrale con la terra, mentre Memoria è per l’artista un’impronta di mano scavata nella pietra. In Prigione, l’immagine scolpita, avvolta nelle pieghe del marmo, sembra invece voler emergere da una prigione di pietra. I contorni della figura umana sono appena delineati, mentre le membra si estendono con un forte senso di tensione.
In un contesto come quello di Taormina – crocevia di civiltà e teatro di memorie antiche – le opere di Jago si inseriscono come gesti scolpiti nel tempo, testimoni di una continua necessità espressiva che attraversa epoche e linguaggi.
A Roma arriva Gauguin
Al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria dell’Esercito Italiano 165 opere in prestito da collezioni private italiane, francesi e belghe, e da alcune collezioni museali francesi e italiane, oltre a 100 tra xilografie, disegni e litografie, spalancano le porte dell’universo di Gauguin, condividendo con il pubblico il fascino primordiale esercitato sull’artista dalla Polinesia francese.
Nucleo centrale dell’esposizione sono le 23 xilografie del Diario di Noa Noa (1893–94), scritto dall’artista durante il suo primo soggiorno in Polinesia, arricchito da illustrazioni realizzate con l’antica tecnica dell’incisione su legno, stampate da Daniel de Monfreid.
Prodotta da Navigare srl, nata da una iniziativa del Ministero della Difesa – Difesa Servizi S.p.A, curata da Vincenzo Sanfo, la mostra restituisce ai visitatori il fascino della cultura polinesiana che l’outsider Gauguin conobbe negli ultimi dieci anni della sua vita, restituendone, sotto forma di arte, numerose suggestioni. Nacquero, così, anche le 16 litografie a colori della serie Ancien Culte Mahorie (1892), e le due sculture datate 1893: Vase aux dieux tahitiens, in mostra con la copia in terracotta, e l’altra, Idole à la coquille, presente a Roma con un esemplare in bronzo e conchiglia in madreperla. Da non perdere Maschera di donna tahitiana “Tehura”, in bronzo patinato, prestata dal Musée Despiau-Wlérick in Francia, e il carnet di 38 disegni, con bozzetti raffiguranti studi su ritratti, dettagli del corpo umano e del mondo animale.
Il percorso si sofferma anche su oltre 40 opere realizzate da 12 artisti che intrattennero con Gauguin rapporti di amicizia o di collaborazione, da Vincent van Gogh, del quale sono presenti 12 litografie a colori, a Jean-François Millet, fino agli artisti del Gruppo Nabis di Pont-Aven, in Bretagna.
Mario Giacomelli a Fabriano
A cento anni dalla nascita del maestro della fotografia del Novecento Mario Giacomelli, Zona Conce a Fabriano ospita fino al 19 ottobre la mostra Passaggi Mario Giacomelli Simone Massi curata da Gianluigi Colin e da Galliano Crinella. Si tratta di un inedito confronto tra il celebre fotografo e l’illustratore, autore, regista e maestro dell’animazione Simone Massi, entrambi marchigiani.
La mostra, resa possibile grazie al contributo di Diatech Pharmacogenetics, realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli, Carifac’Arte e Zona Conce e con il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche e il Comune di Fabriano Città Creativa UNESCO, propone 35 immagini di Giacomelli e altrettanti disegni di Massi, che evidenziano il medesimo sentire di entrambi di fronte alla fragilità dell’esistenza.
Imperdibili, le immagini dalle serie più iconiche di Mario Giacomelli come “Storie di terra”, i seminaristi di “Io non ho mani che mi accarezzino il volto”, “La buona terra”, ma anche “Scanno” e “Lourdes”. Ad affiancarle i disegni a matita e pastelli di Simone Massi, che ritrae raschiando, quasi incidendo, la stessa terra, gli stessi volti e le medesime passioni.
Il Museo Diocesano di Milano omaggia Dorothea Lange
A 135 anni dalla nascita di Dorothea Lange, il Museo Diocesano di Milano racconta l’apice della carriera della fotografa americana che ha racchiuso nei suoi scatti l’attualità drammatica degli Stati Uniti tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento.
La condizione dei lavoratori agricoli, la schiavitù, la segregazione della popolazione giapponese in seguito all’attacco di Pearl Harbour, sono alcuni dei temi che popolano i 140 scatti ripercorrendo le contraddizioni di un Paese in difficoltà.
Fino al 19 ottobre il pubblico potrà condividere il coraggio della reporter e la sensibilità della ritrattista Lange che riuscì a portare l’esperienza del singolo e il dolore collettivo di tante comunità all’attenzione di tutto il mondo, fornendo spunti di riflessione su temi come la povertà, la crisi climatica, le migrazioni e le discriminazioni ancora oggi drammaticamente attuali.
La mostra intitolata “Dorothea Lange”, a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi, è organizzata in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino.