Dopo mesi di contrapposizioni economiche e dichiarazioni minacciose, Stati Uniti e Cina annunciano una tregua commerciale che prevede la sospensione per novanta giorni di una parte consistente delle tariffe punitive in vigore. L’accordo, confermato nella tarda serata di ieri, prevede che gli Stati Uniti riducano le imposte sui prodotti cinesi dal 145% al 30%, mentre Pechino opererà un taglio speculare, passando dal 125% al 10%. Un’operazione che apre una finestra temporale di distensione, considerata determinante per evitare un’escalation che avrebbe potuto coinvolgere le filiere globali.
Dazi, la tregua tra Stati Uniti e Cina porta entusiasmo nei mercati
Donald Trump, presidente in carica da oltre tre mesi, ha rivendicato l’intesa come una svolta attesa da anni. “È un grande accordo. Parlerò a breve con il presidente Xi per rafforzare il percorso avviato”, ha dichiarato durante un briefing con la stampa economica. La Casa Bianca sottolinea come il nuovo corso della politica commerciale americana punti a costruire una relazione più funzionale con Pechino, ma senza rinunciare alla tutela strategica delle industrie interne. Trump ha anche spiegato che la sospensione dei dazi non è una concessione, bensì una “misura di equilibrio”, necessaria per riportare stabilità nella catena dei rifornimenti industriali e agricoli.
Bessent: “Una tregua di sistema, ora si apre la fase due”
Il segretario al Tesoro, Robert Bessent, ha illustrato i dettagli tecnici dell’accordo. Si tratta, nelle sue parole, di “una tregua di sistema” che punta ad aprire una fase due del negoziato multilaterale. Secondo le indicazioni fornite, le prossime settimane saranno dedicate alla stesura di un memorandum operativo tra le due potenze, con l’obiettivo di istituire un meccanismo permanente di revisione congiunta delle tariffe. Non si tratta ancora di un trattato, ma di un'intesa politica che segna un cambio di rotta netto rispetto all’impostazione muscolare ereditata dalla precedente amministrazione.
Wall Street brinda: le borse registrano rialzi record
La reazione dei mercati è stata immediata. Il Dow Jones ha chiuso a +2,8%, mentre il Nasdaq è salito di oltre quattro punti e mezzo percentuali (+4,35%). L’effetto si è esteso anche alle piazze europee: Milano ha guadagnato l’1,40%, trainata dalle esportazioni e dal comparto tecnologico. A beneficiarne sono state in particolare le aziende americane attive nel settore automotive e dell’elettronica, i cui titoli hanno registrato impennate in doppia cifra. Gli analisti sottolineano che l’accordo ha ridotto la percezione del rischio geopolitico e ha rafforzato la fiducia degli investitori sulla tenuta dei rapporti bilaterali.
Un nuovo equilibrio tra protezione e apertura
Nella visione strategica della Casa Bianca, la sospensione delle tariffe più pesanti non equivale a un ritorno al libero scambio incondizionato. Trump ha chiarito che resteranno in vigore alcune barriere “di sicurezza” legate alle tecnologie sensibili, all’acciaio e al comparto aerospaziale. Tuttavia, la priorità è evitare che la tensione commerciale si trasformi in una nuova guerra fredda economica, con ripercussioni gravi su inflazione e occupazione. Pechino, dal canto suo, ha salutato l’accordo come “un passo necessario per la cooperazione globale”.
L’oro crolla sotto i 3.230 dollari, vola il dollaro
In parallelo all’annuncio, il prezzo dell’oro ha subito un crollo del 3%, scendendo sotto quota 3.230 dollari l’oncia. Un segnale evidente di riorientamento degli investimenti verso asset più rischiosi. Il dollaro si rafforza, mentre gli analisti valutano l’impatto della riduzione dei dazi sull’inflazione interna. Il Tesoro americano prevede una contrazione dei prezzi sui beni importati già nel terzo trimestre del 2025.