Superati i 150 anni dalla storica prima mostra che ne decretò la nascita, l’Impressionismo torna protagonista con una nuova esposizione a Terni, negli spazi di Palazzo Montani Leoni. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, la mostra “Da Degas a Boldini. Uno sguardo sull’Impressionismo tra Francia e Italia” si pone come un viaggio attraverso le trasformazioni artistiche che, dalla metà dell’Ottocento agli anni Venti del Novecento, hanno rivoluzionato il linguaggio pittorico in Europa.
“Da Degas a Boldini”: a Terni l’Impressionismo si racconta tra Francia, Italia e contemporaneità
Curata da Anna Ciccarelli e Pierluigi Carofano, l’esposizione riunisce 45 opere tra dipinti, sculture e scritti provenienti da musei e collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. Un’occasione rara per osservare, fianco a fianco, i maestri francesi e i loro omologhi italiani, troppo spesso rimasti all’ombra dei colleghi d’oltralpe.
Degas, Corot, Morisot: la Parigi degli artisti in dialogo con l’Italia
Tra gli artisti più noti presenti in mostra spiccano Edgar Degas, con due sculture e due incisioni in prestito dalla GNAM di Roma, Jean-Baptiste-Camille Corot e Berthe Morisot, unica donna tra i fondatori del movimento impressionista. Le loro opere dialogano idealmente con quelle di Boldini, Zandomeneghi, De Nittis, Corcos, Fattori e Medardo Rosso, tracciando una mappa sentimentale e stilistica del periodo. I capolavori raccontano il passaggio dalla Scuola di Barbizon alla rivoluzione luministica degli Impressionisti, fino alla declinazione tutta italiana di quel linguaggio nella poetica dei Macchiaioli. Il percorso rivela un continuo scambio di influenze, viaggi e corrispondenze, tra Parigi, Firenze, Venezia e le coste mediterranee.
I Macchiaioli e il realismo italiano: un’identità da riscoprire
Un’intera sezione è dedicata al movimento dei Macchiaioli, sviluppatosi a Firenze nella seconda metà dell’Ottocento, e oggi riscoperto anche dalla critica internazionale per l’originalità della sua visione. In mostra opere di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini e Cristiano Banti: artisti che, pur ispirandosi al realismo francese, seppero sviluppare una poetica autonoma, centrata sulla resa atmosferica e sulla luce come soggetto. Il confronto con i colleghi francesi non riduce il valore delle loro tele, ma lo esalta, evidenziando come l’Impressionismo non sia stato un movimento monolitico ma un fenomeno europeo, polifonico e aperto.
Schifano e Festa: l’Impressionismo riletto dal secondo Novecento
La mostra si chiude con una sezione sorprendente, dedicata all’“omaggio all’Impressionismo” da parte di due protagonisti dell’arte contemporanea italiana: Mario Schifano e Tano Festa. Le loro opere, realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta, rileggono la lezione impressionista con gli strumenti della pop art e della pittura postmoderna, tra citazioni, rielaborazioni e trasposizioni cromatiche. Il loro sguardo retrospettivo restituisce all’Impressionismo la forza di un codice visivo ancora attuale, capace di ispirare riflessioni e invenzioni anche a distanza di un secolo.
Un progetto culturale di respiro internazionale
Dopo il successo delle precedenti mostre dedicate a Caravaggio e ad Artemisia Gentileschi, e alla relazione tra arte e amore da Tiziano a Banksy, la Fondazione Carit prosegue nella valorizzazione del patrimonio artistico con un’iniziativa ambiziosa, che afferma Terni come polo culturale di rilievo nel panorama italiano. L’esposizione sarà visitabile fino al 29 giugno e prevede, accanto al percorso museale, incontri, laboratori e materiali multimediali, tra cui un video prodotto dalle Teche Rai. Un’occasione unica per riscoprire, in Umbria, la forza di un movimento che ha trasformato per sempre il modo di guardare il mondo.