Nokia: il 5G unica soluzione per unire sostenibilità economica, energetica e di progetto

- di: Redazione
 
Gli elementi chiave della sfida cruciale della digitalizzazione del Paese, la priorità di mettere il Gruppo al centro dell’ecosistema telco in Italia, la partita CHIAVE del 5G, la questione delle competenze nel nuovo ecosistema digitale, le strategie di breve e di medo periodo, le leve di eccellenza su cui il Gruppo può contare e che lo rendono un architrave dell’innovazione digitale italiana. Intervista all’ Ing. Giuseppina Di Foggia, AD e Vice Presidente di Nokia Italia.

Intervista a Giuseppina Di Foggia, AD e VP di NOKIA ITALIA

Lei è stata nominata Ad e Vice Presidente di Nokia Italia nell’aprile 2020, nel pieno della pandemia, che ha ancora di più messo al centro la necessità di digitalizzare a fondo il Paese, con un focus tutto particolare sul 5G. In un’intervista di allora affermò che “il 5G è sicuramente una delle mie priorità”, ma che “un’altra delle mie priorità è mettere Nokia al centro dell’ecosistema Telco in Italia”. Che bilancio fa a oltre due anni dalla sua nomina? Qual è oggi la mission di Nokia per l’Italia, guardando sia al breve che al medio periodo? E qual è, in sintesi, il valore aggiunto di Nokia in queste grandi sfide?
In generale tendo a non fare bilanci sul mio operato, lascio che li facciano gli altri per me ed io intanto penso ai progetti futuri.
Certamente posso dire che, se guardo ai due anni trascorsi dal giorno della mia nomina ad Amministratore Delegato e Vice Presidente di Nokia Italia, sono fiera di quello che siamo riu­sciti a realizzare insieme rispetto agli obiettivi che ci eravamo prefissati ben prima che potessimo prevedere il vortice della pandemia COVID 19 e della crisi geopolitica in atto.
Il 5G resta una priorità per Nokia e soprattutto per l’Italia: abbiamo sempre più urgente bisogno di reti robuste, flessibili ed estremamente potenti per lo sviluppo del nostro Paese. Dopo l’esperienza pandemica questo è ancor più vero. Oggi il 5G è la tecnologia che già supporta molti casi d’uso iniziali di automazione industriale e applicazioni destinate agli utilizzatori di smartphone. In una prospettiva di medio e lungo termine inizieranno le prime distribuzioni di 5G-Advanced ed allora saranno abilitate le applicazioni di realtà estesa: una larghezza di banda in uplink superiore al 5G e una ancor migliore latenza si tradurranno in automazioni dei processi industriali sempre più spinte ed in interazioni uomo-macchina più reattive e sicure. I miglioramenti complessivi della capacità e i miglioramenti della qualità del servizio e della qualità dell’esperienza supporteranno un numero enorme di utenti simultanei che utilizzeranno queste innovazioni, a partire dalla realtà estesa.
I nostri esperti prevedono che, dopo una prima fase - attualmente in corso - di sperimentazione ed in alcuni casi di trasformazione digitale partendo dal 5G, l’industria sfrutterà appieno queste capacità 5G-Advanced già a partire dal 2025, combinando i nuovi dispositivi sofisticati con reti private, e la nostra missione in Italia sarà lavorare con i nostri clienti ed i nostri partner in modo da accelerare l’adozione della tecnologia da parte delle imprese per migliorare o trasformare i processi aziendali, migliorare l’esperienza dell’utente e rendere i luoghi di lavoro più efficienti e soprattutto più sicuri.
Poi, nel lungo termine, partire dal 2030, sarà la volta del 6G che ci permetterà di manipolare direttamente il mondo fisico attraverso mezzi digitali, consentendo in sostanza agli esseri umani di aumentare se stessi, una vera rivoluzione che creerà le reti senzienti, “consapevoli” dell’ambiente in cui sono immerse.
Ed allora la mia missione è quella di promuovere nel Paese un cambiamento culturale che faccia comprendere ai cosiddetti stakeholders, cioè tutti quei soggetti e organizzazioni con i quali l’Impresa deve fare i conti per sopravvivere ed essere produttiva nel lungo periodo, che la Tecnologia gioca un ruolo centrale per il progresso dell’Italia. Il 5G è molto di più della quinta generazione di una tecnologia che già esisteva prima, è il paradigma che abilita applicazioni innovative attraverso l’Intelligenza Artificiale, l’Internet delle Cose, la cybersecurity e così via. Il mio compito è lavorare perché, ad esempio, venga riconosciuto in Italia il valore della Ricerca industriale che crea un volano virtuoso di lavoro qualificato, il lavoro che serve per il progresso dell’Italia e che rende competitivo il nostro Paese.
L’altro compito, altrettanto importante, è l’impegno a giocare un ruolo essenziale per la società e per l’economia italiana: come partner degli operatori e delle imprese per la realizzazione delle reti cosiddette “critiche”, cioè quelle reti di telecomunicazioni che, se interrotte, possono avere un impatto significativo sulla sopravvivenza e sul funzionamento della società.
Infine, ma non da ultimo, la responsabilità sociale di impresa che nel mio caso diventa l’opportunità per anticipare ed accelerare in Italia il progresso sociale attraverso la realizzazione sul territorio italiano della strategia aziendale che mette la Persona al centro, includendo genere, generazione, abilità e diversa abilità. Esempi concreti sono: l’introduzione del congedo parentale maschile, l’assicurazione globale sulla vita dei dipendenti e l’introduzione modalità di lavoro ibrido

Sul 5G nel 2021 ha parlato di “Italia a due volti, con una copertura disomogenea”, ma esprimendo ottimismo sul 2022: qual è lo stato dell’arte sull’avanzamento della nuova tecnologia in Italia? Considera corretta la strategia, da molti propugnata, di guardare alle reti private 5G come a un abilitatore della nuova rivoluzione industriale? In quest’ambito si è parlato molto del problema della sostenibilità degli investimenti delle Telco: quale spinta può concretamente arrivare su questo fronte dalle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)?

Nonostante la pandemia e la turbolenta situazione internazionale, il 5G in Italia sta facendo dei piccoli passi avanti. Rispetto alla ultima parte della sua domanda, come sa TIM si è da poco aggiudicata tutti i lotti di uno dei primi bandi di gara per lo sviluppo di reti 5G nelle aree a fallimento di mercato, nell’ambito del Piano Italia 5G del PNRR, con un contributo pubblico di 725 milioni di euro. Questo risultato è particolarmente importante perché in Italia tipicamente le aziende che devono realizzare la trasformazione digitale necessaria per competere sono localizzate in aree non indirizzate dagli iniziali piani di sviluppo della rete, tipicamente realizzati sulla base delle percentuale di popolazione da coprire.
Ma, lo ricordo ancora, il 5G e le sue evoluzioni trovano la massima espressione nei progetti per le industrie, che possono trarre il massimo beneficio dalla elevata velocità, dalla bassissima latenza e dalla enorme quantità di dispositivi collegabili, il tutto in massima sicurezza ed affidabilità.
Di fatto il 5G è l’unica soluzione per mettere insieme sostenibilità economica, energetica e di progetto.
E quindi è li che ci si deve concentrare, nelle aree industriali, dove le reti dedicate, come si vede ad esempio nelle esperienze in Germania, consentono alle industrie di trasformarsi e competere anticipando i tempi e acquisendo posizioni di leadership difficili poi da contrastare.
È indispensabile arrivare pronti, fare il primo passo per attuare la trasformazione. Oggi bisogna provare i processi, iniziare ad ottimizzare qualcosa di già esistente in azienda senza creare una discontinuità. Arriveranno presto i sistemi che integrano nativamente queste tecnologie e il 5G diventerà più pervasivo nelle imprese. Qui non è in discussione il se, ma il quando. E quel momento è ora.

La rivoluzione digitale richiede un approccio nuovo, in termini di capacità di innovazione e di competenze, perché per la corretta realizzazione di progetti verticali non basteranno competenze ‘generiche’. Sembra che, in Italia, si sia a corto di queste competenze. È effettivamente così e, eventualmente, quali sono le azioni necessarie per superare questo problema? Voi, peraltro, avete attivato tante attività in ambito scolastico universitario, impegnando risorse importanti: stage e programmi che avvicinano i giovani ai lavori del futuro, che saranno influenzati tantissimo dalla digitalizzazione.
È assolutamente così: la rivoluzione digitale richiede un processo di trasformazione di tutte le aziende, soprattutto quelle ad alto valore tecnologico. Le aziende che non si impegnano seriamente nella digitalizzazione rischiano di rimanere indietro. E per aumentare le prestazioni e la competitività dell’azienda attraverso la digitalizzazione serve certamente un nuovo approccio e soprattutto nuove competenze. Per tale motivo abbiamo attivato, in collaborazione con le Università italiane più prestigiose e partner industriali importanti, diversi progetti di formazione per i nostri dipendenti, per i professionisti e per l’attrazione dei giovani talenti. I giovani, come ha ribadito più volte il nostro Presidente della Repubblica, sono il nostro Presente ed il nostro Futuro.
Il mio impegno negli ultimi due anni e mezzo, nel mio ruolo di AD e VP di Nokia, è stato quello di operare perché sempre più ragazze e ragazzi scelgano di formarsi in quei settori che saranno propulsori dello sviluppo dell’Italia.
• I progetti di formazione con gli studenti all’ultimo anno della scuola secondaria superiore, presso i nostri laboratori di Ricerca e Sviluppo di Vimercate sono un esempio concreto di impegno in tal senso.
• I progetti delle cosiddette Accademie, in collaborazione con le Università e partner industriali strategici, come ad esempio la 5G Academy dell’Università Federico II di Napoli, quest’anno alla terza edizione in collaborazione con TIM; l’executive master in Business Administration di LUISS, sempre in collaborazione con TIM o le sperimentazioni di dottorato industriale con il Politecnico di Milano. Queste, insieme ad altre tra cui LUMSA e LUM, sono iniziative di alta formazione dedicate ai giovani.
Infine mi piace citare il mio personale impegno per l’inclusione e l’attrazione dei talenti femminili attraverso progetti dedicati all’avvicinamento delle ragazze alle materie STEM (STEM in the City a Milano), seminari sulla comunicazione efficace ed il linguaggio discriminatorio, l’alfabetizzazione finanziaria che a tutt’oggi rappresenta un gap di genere per l’accesso delle donne alle posizioni apicali, la formazione manageriale dei giovani e delle donne.
Il Futuro del Paese passa attraverso l’implementazione del 5G e in Nokia crediamo fortemente nella potenzialità della tecnologia che aiuta il mondo ad agire insieme.

In questo contesto, può parlarci del centro di formazione (Nokia Edu) per fornire corsi a clienti e dipendenti volti a migliorare le loro competenze nell’implementazione e gestione delle reti e, in particolare, delle capacità di ricerca e sviluppo e innovazione dei Bell Labs di Nokia come un differenziatore rispetto ad altre aziende del settore?

La formazione dei nostri dipendenti e dei nostri clienti è, come ho già detto, fondamentale. Nokia EDU oggi si chiama anche People Services, a sottolineare ancora una volta quanto la nostra strategia metta lo sviluppo delle competenze della persona al centro. I Bell Labs, che hanno la missione di innovare le tecnologie e fare le scoperte che migliorano l’esistenza umana, sono un enorme differenziatore in tal senso. I Bell hanno fatto la storia dell’innovazione tecnologica e costruito le basi del mondo digitale in cui viviamo, del software che lo alimenta e delle reti di comunicazione che lo collegano. Oggi la ricerca dei Bell Labs segue molte traiettorie diverse, anche se l’obiettivo rimane sempre lo stesso: costruire le tecnologie necessarie per un mondo più produttivo, sostenibile e inclusivo .

L’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa e tra i più importanti Paesi manifatturieri del mondo. Ma il sistema Italia sostanzialmente non cresce, o cresce molto meno degli altri, mostrando dei seri problemi a livello di aumento della produttività. La digitalizzazione spinta, per il nostro sistema, è davvero l’ultima chiamata per invertire la rotta e invertire il declino? In questa partita, quanto è importante la collaborazione tra imprese, anche tra quelle più impegnate sul fronte digitale? Qual segnali stanno giungendo?

Non c’è alcun dubbio che lo sviluppo del sistema Paese passi attraverso la trasformazione digitale delle aziende. La crisi del COVID-19 ha messo a fuoco la necessità di digitalizzazione in tutti i settori. Le imprese che in precedenza avevano investito molto nell’infrastruttura digitale hanno superato la pandemia molto meglio delle imprese che non l’hanno fatto. Per prepararsi a future pandemie e ad altri shock per le attività, le imprese devono raggiungere un livello simile di digitalizzazione adottando tecnologie strettamente legate al 5G, note come “5G+”. I Bell Labs, per la prima volta, hanno definito il 5G+ e dimostrato come le reti pervasive 5G, combinate con soluzioni come l’intelligenza aumentata, l’edge cloud, le reti private e i modelli di ‘business as-a-service’, genereranno un aumento senza precedenti della sicurezza, della produttività e dell’efficienza in settori diversi come l’industria mineraria e l’agricoltura, oltre a renderli molto più resilienti. In tal senso la collaborazione tra imprese, le istituzioni e la società civile è fondamentale per creare un sistema virtuoso di progresso.

È stata nominata Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cosa rappresenta per lei questa nomina? È un segnale di superamento del gender gap anche nei ‘piani alti’ dell’imprenditoria e del management italiano?

La nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente Mattarella è stata per me un grandissimo onore, certamente il più grande della mia vita professionale. Il significato più alto per me della onorificenza ricevuta è strettamente legato al momento solenne in cui l’ho ricevuta: essere premiata insieme a giovani talenti che rappresentano il futuro dell’Italia, gli Alfieri del Lavoro. La loro passione e dedizione allo studio, i loro desideri di contribuire al progresso economico e spirituale dell’Italia, come da dettame costituzionale, negli ambiti più svariati della vita del Paese, mi ha dato la chiara direzione della mia missione. quanto al superamento del divario di genere nelle posizioni apicali dell’impresa in Italia c’è ancora molto da fare e molto passa dalla cultura aziendale.

Ma cos’è la “cultura aziendale”?

Il rischio concreto è che diventi una serie di cliché se solo declamata in slogan, i cosiddetti ‘valori dichiarati’, che lasciano il tempo che trovano ed anzi rischiano di essere percepiti come le ennesime direttive da seguire senza alcun coinvolgimento emotivo, quel coinvolgimento che cambia veramente il modo di comportarsi, quel coinvolgimento che include per l’appunto, tutti.
Eppure, guardando alle ricerche più recenti si scopre che una bella fetta di persone che vuole cambiare lavoro lo fa per un problema di “cultura aziendale”. Quindi c’è un tema concreto al di là del cliché e degli slogan. La cultura di un’azienda è innanzitutto il modo di pensare e soprattutto di fare dei manager che la guidano ed è il quotidiano riscontro dei loro comportamenti. È proprio sulla base di questo ragionamento che dal primo giorno del mio insediamento nella posizione di CEO, in un discorso a tutti i dipendenti, ho messo ben in chiaro il cambiamento che avrei messo in atto da quel momento in avanti.
Io credo fortemente che la persona sia al centro, che ciascuno, nessuno escluso, possa portare un contributo essenziale. Il mio obiettivo è quello di valorizzare risorse con esperienze, formazione, competenze e background diversi per il beneficio e il benessere dell’individuo e conseguentemente della nostra azienda. E questo “valore dichiarato” l’ho messo in pratica settando sin da subito gruppi di lavoro assortiti per competenze, ruolo aziendale, età, sesso, che si occupassero dei progetti trasversali di interesse dell’Azienda. Così, ad esempio, ad occuparsi dell’Iniziativa corporate di empowerment femminile StrongHer in Italia c’è un Team, guidato da una collega, che include donne e uomini di diversa provenienza ed esperienza aziendale e che organizza seminari di alfabetizzazione finanziaria, di autopromozione o più semplicemente di consapevolezza culturale di temi quali il potere del linguaggio discriminatorio.
Allo stesso modo la task force che ho costituito e che si occupa dei programmi di incentivazione della Ricerca e Sviluppo Applicata, tema strategico per un’Azienda come Nokia che impiega più di 400 ricercatori in Italia, è costituita da un Team molto variegato di colleghe e colleghi si direbbe “empowered”, cioè a cui viene delegata la capacità decisionale.
Sono convinta che le organizzazioni siano necessarie ma mi piace ascoltare tutti perché le idee non hanno gerarchia e per tale motivo, da quando mi sono insediata, favorisco e cerco il dialogo con tutti a tutti i livelli.
Tutto questo ed altro ancora è per me lavorare per costruire una cultura fortemente basata sul valore dell’inclusione.
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