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Il futuro fragile del dollaro: rischi, storia e previsioni

- di: Bruno Legni
 
Il futuro fragile del dollaro: rischi, storia e previsioni
Dalla corsa del 2024 al tracollo del 2025: detenere dollari non è più una sicurezza.
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1. La crescita fulminea e il culmine del 2024
Nel 2024 il dollaro ha vissuto una fase di straordinaria forza: l’indice DXY è salito da ~101 a 108,5%, spinto da un’economia Usa solida, tassi d’interesse alti e incertezze geopolitiche legate a Ucraina e medio oriente. A fine anno, era considerato un baluardo della stabilità globale.

2. Il vento cambia: le politiche di inizio 2025
Da gennaio 2025, il trend ha iniziato a ribaltarsi:
Picco e battuta d’arresto
Il dollaro ha raggiunto un massimo nel gennaio 2025, per poi perdere oltre il 7% entro fine aprile, il calo mensile più marcato dal 2009.
Effetto dei dazi Trump
L’annuncio del 2 aprile di dazi del 10% su scala generale (poi saliti fino al 54% per alcuni beni) ha scatenato una crisi: crash dei mercati globali e crollo del dollaro, che ha perso il 4,2% in pochi giorni.
Sorpresa e sfiducia
Nonostante una solida tenuta dei rendimenti USA – scenario che dovrebbe rafforzare la valuta – il dollaro è precipitato, segnale evidente di una crisi di fiducia globale.
Ricaduta sul 2025
A giugno il DXY si attesta intorno a 99, in calo dell'8–10% dall’inizio dell’anno: il peggior avvio mai registrato.
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3. Cosa è successo davvero finora
1. Inizio boom 2024 → inizio 2025: attorno a ~108,5, grazie a tassi Fed, crescita Usa e instabilità geopolitica.
2. Inizio 2025: picco in gennaio: l’aspettativa era che il trend proseguisse, ma i tassi europei e i segnali di rallentamento hanno frenato l’appeal.
3. Aprile shock: il maxi-da zio Trump genera vendite globali, rialzi obbligazionari e il “contrordine” inverso sul dollaro.
4. Secondo trimestre in caduta: -8% circa da gennaio, con DXY a circa 99 il 9 giugno.
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4. Cosa dice oggi il mercato
Tariffe e guerra commerciale
I mercati guardano con apprensione ai colloqui USA Cina a Londra: senza intese, il dollaro resta debole.
Inflazione e Fed
I dazi hanno fatto salire l’inflazione a maggio 2025 (2,5% annuo), inducendo la Fed a congelare i tagli sui tassi.
Sentiment pessimista… con un lato B
Deutche Bank, BofA, GS, JP Morgan, Morgan Stanley sono tutti tendenzialmente negativi sul dollaro. Ma avvertono: se l’economia Usa sorprese con dati forti, il ribasso potrebbe diventare un rimbalzo repentino.
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5. Che cosa ci dicono i numeri
Ancora giù: il DXY: 99 il 9 giugno, -8,6% da gennaio.
Mercati obbligazionari: rendimenti alti, ma svalutazione valuta mangia i guadagni in valuta estera.
Flussi finanziari: vendite nette di $63 mld da parte di investitori stranieri in azioni, decisione drammatica su scala globale.
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6. Prospettive e scenari futuri
Premesse strutturali (deficit record, debito crescente, dazi protezionisti, crisi di fiducia) alimentano una narrativa ribassista. Ma esiste una porta d’uscita: se la Fed deciderà di rialzare i tassi, se i dati macro Usa daranno segnali solidi, o se i colloqui commerciali daranno risultati concreti, il rimbalzo diventa plausibile.
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7. Il consiglio: diversificare, coprirsi, monitorare
Il percorso del dollaro dal 2024 ad oggi è stato tumultuoso: da strumento di rifugio a simbolo di fragilità. Chi detiene valuta Usa deve oggi confrontarsi con rischi concreti (erosione del valore, volatilità, costi nascosti) e interessarsi alle politiche della Fed, ai negoziati commerciali e ai dati macro.
Diversificare, coprirsi, monitorare: non è una fuga dal verde, ma un investimento lungimirante nel nuovo assetto finanziario globale.

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