L’Europa sta cambiando passo. Non con una dichiarazione d’intenti, ma con un piano da 650 miliardi di euro che, dal 2020 al 2026, sta riscrivendo la grammatica politica ed economica del continente. È il Recovery and Resilience Facility – il cuore pulsante del NextGenerationEU – a tenere insieme le tante anime dell’Unione: ambiente, digitale, resilienza sociale. Più di 2.800 tra riforme e investimenti nei 27 Stati membri che, proiettandosi verso il 2030, puntano a generare un impatto globale di 891,7 miliardi di euro. Numeri che raccontano una scommessa: non solo ripartenza, ma ridisegno strutturale del modello europeo.
Il doppio binario dell’Europa: da DiscoverEU al Recovery Fund
Dietro le cifre, una strategia che vuole affermare il primato di un’Europa protagonista della modernità. Non più spettatrice delle grandi transizioni globali, ma regista. Il piano non riguarda solo la tenuta economica post-Covid, ma un riposizionamento geopolitico e industriale, con il Green Deal e la sovranità digitale come assi portanti. È l’Unione che, per restare sé stessa, cambia pelle.
Treni, zaini e futuro: 35.000 diciottenni in viaggio
Nel mentre, c’è un’altra Europa, che si muove leggera sui binari. L’Europa di DiscoverEU, quella che regala a 35.000 giovani un biglietto ferroviario per attraversare il continente. Un passaporto culturale, ma anche politico. Ogni viaggio, in fondo, è una dichiarazione di cittadinanza europea. È il diritto a sentirsi parte di una storia comune, scritta con treni che collegano città e esperienze che saldano identità.
I risultati dell’edizione 2025 sono arrivati: migliaia di diciottenni stanno ricevendo la notizia via mail. Dietro quel messaggio, c’è un’idea di Europa che non si insegna nei trattati ma si vive sui sedili dei regionali, tra stazioni di confine e ostelli affollati. È la pedagogia del viaggio, cara a Goethe e oggi trasformata in policy.
Tra Bruxelles e le valigie: l’Unione si mette in cammino
Recovery Fund e DiscoverEU non sono solo sigle. Sono due facce della stessa strategia: ricostruire, ma anche immaginare. La resilienza di cui tanto si parla non è solo quella delle infrastrutture, ma quella del senso comune europeo. È nella fibra ottica installata grazie ai fondi del RRF, ma anche nei legami che si costruiscono in un vagone diretto da Vienna a Lubiana.
C’è un’Europa che progetta piani a lungo termine e un’altra che affida a uno zaino e un biglietto la costruzione del suo sentimento collettivo. Entrambe raccontano un’Unione che ha deciso di investire sul tempo lungo: sulle generazioni che verranno e su quelle che oggi iniziano a camminare, anzi a viaggiare, verso la propria identità.
È qui che Bruxelles diventa racconto. Dove le politiche pubbliche incontrano le vite private, e le linee di bilancio si intrecciano con le rotte ferroviarie dei giovani europei. Un incrocio simbolico, dove il futuro – per una volta – ha la forma di un biglietto timbrato e la sostanza di un progetto condiviso.