Scade il 23 luglio, adesioni ferme allo 0,15%, governo sotto pressione Ue, il cda di Orcel (foto) pronto a decidere.
Siamo nel rush finale dell’offerta pubblica di scambio (opa) lanciata da Unicredit su Banco Bpm: mancano appena sei giorni al termine fissato per il 23 luglio, e il quadro resta incerto, tra adesioni minime, ostacoli normativi e tensioni politiche. Facciamo il punto sui protagonisti, sugli snodi legali e sulle possibili mosse future.
Adesioni ferme: uno 0,1535 % a metà luglio
Secondo i dati aggiornati al 16 luglio, Unicredit ha raccolto appena 117.762 richieste di adesione, pari allo 0,15355 % delle azioni oggetto dell’offerta. Con un simile tasso, parlare di takeover appare un'ambizione lontana: la soglia critica, infatti, è ben più alta.
Golden power e stop russi: la battaglia legale
Il tribunale amministrativo del Lazio ha parzialmente accolto il ricorso di Unicredit, annullando alcune prescrizioni imposte dal governo: ora restano solo quelle relative all’uscita dalla Russia. È una vittoria di Pirro, se si considera che Bruxelles ritiene il golden power *“incompatibile”* con la normativa europea su concorrenza e libera circolazione dei capitali.
Bruxelles sotto scadenza: 20 giorni per rispondere
La Commissione Ue ha formalmente richiesto a Roma di ritirare o ridefinire il decreto entro 20 giorni lavorativi – cioè entro inizio agosto – invocando il rispetto della competenza esclusiva della Bce su fusioni bancarie. Un ultimatum con forza di legge: se il governo non risponde in tempo, l’esecutivo comunitario potrebbe obbligare la revoca delle prescrizioni.
La replica di Giorgetti: “sicurezza nazionale prima di tutto”
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato: “Risponderemo con il Tar”, ribadendo che “la sicurezza economica è parte della sicurezza nazionale”. Viene evocata, ancora come giustificazione, l’esigenza di proteggere il sistema bancario in un contesto di tensioni geopolitiche.
Il cda di Orcel: rilancio o ritiro?
In piazza Gae Aulenti si respira attesa. Potrebbe arrivare una riunione urgente del cda, convocata proprio in queste ore, per decidere se rilanciare l’offerta o ritirarsi definitivamente. Barclays ha stimato un possibile rilancio del 10 %, ma solo a patto di condizioni più morbide. In caso contrario, uno stop potrebbe mandare in calo le azioni di entrambi i gruppi.
Scenario politico economico: scacchi in vista
La partita non è solo finanziaria: è anche politica e istituzionale. Il governo, la Bce, la Commissione europea, Unicredit, Banco Bpm e persino Credìt Agricole (che guarda al 20 % in Bpm) sono attori chiave. Il prossimo decreto governativo sarà cruciale: se modificato in senso più “europeo”, Bruxelles potrebbe mollare l’alt, ma un pronunciamento tardivo potrebbe bloccare la scadenza dell’opa.
Tendenze in Borsa: occhi puntati su Piazza Affari
Intanto gli investitori osservano: Unicredit viaggia intorno a 58 €, Banco Bpm sopra i 10 €. Se l’operazione salta, si profilano correzioni, ma entrambi i titoli rimangono “interessanti in standalone”, secondo Barclays.
Cosa ci aspetta da qui al 23 luglio
- Decreto governativo: possibile ridefinizione entro la scadenza Ue.
- Cda Unicredit: decisione su rilancio, attesa entro giorni.
- Adesioni: probabile flop totale se il 0,15 % si conferma.
- Bruxelles: ultima parola entro fine agosto, con potenziale ingerenza legale.
Una partita complicata
Siamo al culmine di una partita in cui si scontrano politica, diritto e finanza internazionale. Il golden power ha acceso un braccio di ferro tra Stato e Ue, mettendo UniCredit in stand-by su un’operazione che, per ora, sembra destinata all’insuccesso. Se i prossimi giorni non porteranno significative novità su adesioni o condizioni, ci si avvia verso un nulla di fatto – con possibili scossoni sui mercati.