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Giorgetti/2 Flat tax per i dipendenti? Il ministro apre la porta

- di: Jole Rosati
 
Giorgetti/2 Flat tax per i dipendenti? Il ministro apre la porta
Flat tax ai dipendenti, Giorgetti apre: “prima i conti”
Estendere l’imposta piatta anche ai salari, non solo agli autonomi: promessa ambiziosa ma vincolata al risanamento del bilancio pubblico.

Cosa ha detto Giorgetti (foto)

Il ministro dell’Economia rilancia l’idea di applicare la flat tax anche ai lavoratori dipendenti, non più solo agli autonomi. L’obiettivo dichiarato è alleggerire la pressione fiscale sulle retribuzioni da lavoro subordinato. Il messaggio è netto ma prudente: “Vogliamo estendere la flat tax a qualche forma di retribuzione dei dipendenti”, ha spiegato Giorgetti, aggiungendo che ogni passo dovrà essere sostenibile: “È un percorso progressivo che richiede prima di tutto la bonifica del bilancio pubblico”.

Quali sono le ipotesi allo studio

Le ipotesi circolate fin qui puntano su interventi mirati più che su un’abolizione generalizzata degli scaglioni:

• applicazione dell’imposta piatta a componenti accessorie del salario — straordinari, premi di produttività, eventuali mensilità aggiuntive — per incidere dove l’aliquota marginale “morde” di più;
• delimitazione della platea con soglie di reddito per contenere il costo e massimizzare l’efficacia redistributiva;
• approccio graduale: avvio con misure limitate, verifica degli impatti, eventuale estensione in fasi successive.

Limiti, critiche e nodi da sciogliere

I principali ostacoli non sono solo politici ma anche tecnici:

• la tenuta dei conti: una riduzione del gettito senza adeguate coperture gonfierebbe deficit e debito;
• la coerenza con la progressività dell’IRPEF: occorre evitare che il beneficio si concentri sui redditi più alti o su chi gode di bonus e premi, lasciando indietro chi ne ha meno;
• l’integrazione con detrazioni e addizionali regionali e comunali: serve un disegno organico per non creare effetti distorsivi;
• i vincoli europei su deficit e debito, che impongono coperture certe e permanenti.

Come reagiscono esperti e opinione pubblica

Economisti e parti sociali convergono su un punto: senza tagli di spesa selettivi e una vera revisione delle spese fiscali, l’estensione della flat tax ai dipendenti resta ardua. I sindacati chiedono tutele specifiche per i redditi medio-bassi, mentre anche nella maggioranza prevale la linea della cautela. In sintesi: “Prima i conti, poi gli sconti” è il mantra che ricorre nelle valutazioni più prudenti.

Tempistiche possibili

La Legge di Bilancio in preparazione è il primo banco di prova per interventi sul cuneo e su aliquote e detrazioni. Un’estensione più ampia e strutturale della flat tax, invece, aumenterebbe la sua probabilità soltanto con una pianificazione pluriennale, test e valutazioni d’impatto, e verosimilmente non prima dei prossimi esercizi finanziari.

Il bilancio: quanto può costare e come coprire

Per evitare un “buco” nei conti servono coperture credibili e permanenti. Le leve principali:

spending review effettiva e taglio dei programmi meno efficienti;
razionalizzazione delle tax expenditures (detrazioni, deduzioni, crediti d’imposta) che pesano molto sul bilancio;
• lotta all’evasione con strumenti digitali e incroci di banche dati;
• eventuale allargamento della base imponibile dove oggi sussistono regimi particolarmente agevolati.

Tagliare il prelievo sui salari

La spinta ad estendere la flat tax ai dipendenti ha un obiettivo dichiarato — tagliare il prelievo sui salari — ma potrà concretizzarsi solo se accompagnata da conti pubblici in ordine e da un disegno coerente con la progressività. La prospettiva realistica, nel breve periodo, è una flat tax selettiva su segmenti della retribuzione, con un percorso graduale e verifiche d’impatto rigorose. Le riforme durano quando sono sostenibili.

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