Per la Bce, le prospettive economiche sono peggiorate

- di: Redazione
 
''L'inflazione continua a diminuire, ma si prevede che rimarrà ancora troppo alta per troppo tempo'': lo afferma il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che - come si legge suo Bollettino - ''è determinato a garantire che l'inflazione ritorni tempestivamente al suo obiettivo a medio termine del 2%''. Da qui la decisione, nella riunione dello scorso 27 luglio, di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento.
Per quanto riguarda le prospettive in merito alle decisioni del Consiglio direttivo, si sottolinea come esse ''garantiranno che i tassi di interesse di riferimento della BCE saranno fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a conseguire un tempestivo ritorno dell'inflazione all'obiettivo di medio termine del 2%. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare il livello appropriato e la durata della restrizione. In particolare, le sue decisioni sui tassi di interesse continueranno a essere basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell'inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria''.

Per la Bce, le prospettive economiche sono peggiorate

Comunque, per la Bce, ''le prospettive economiche a breve termine per l'area dell'euro sono peggiorate, in gran parte a causa dell'indebolimento della domanda interna. L'inflazione elevata e le condizioni di finanziamento più restrittive stanno frenando la spesa. Ciò pesa soprattutto sulla produzione manifatturiera, frenata anche dalla debolezza della domanda esterna. Anche gli investimenti immobiliari e commerciali mostrano segni di debolezza. I servizi rimangono più resilienti, soprattutto nei sottosettori ad alta intensità di contatto come il turismo. Ma lo slancio sta rallentando nel settore dei servizi. L'economia dovrebbe rimanere debole nel breve periodo. Nel tempo, il calo dell'inflazione, l'aumento dei redditi e il miglioramento delle condizioni di offerta dovrebbero sostenere la ripresa''.

Analizzando il mercato del lavoro nell'eurozona, il giudizio è positivo, guardando al fatto che il tasso di disoccupazione è rimasto al suo minimo storico del 6,5% a maggio e si stanno creando molti nuovi posti di lavoro, soprattutto nel settore dei servizi. Allo stesso tempo, gli indicatori previsionali suggeriscono che questa tendenza ''potrebbe rallentare nei prossimi mesi e potrebbe diventare negativa per la produzione''.
Nel Bollettino si guarda anche alla risposta che i governi hanno dato alle recenti crisi. In particolare, premesso ''l'attenuarsi della crisi energetica'', il massimo organo decisionale della Bce afferma che i governi ''dovrebbero ritirare tempestivamente e in modo concertato le relative misure di sostegno'', definendo questa mossa come ''essenziale per evitare di aumentare le pressioni inflazionistiche a medio termine, che altrimenti richiederebbero una risposta di politica monetaria più incisiva''.

Per quanto riguarda le politiche fiscali, esse ''dovrebbero essere concepite per rendere l'economia dell'area dell'euro più produttiva e ridurre gradualmente l'elevato debito pubblico. Le politiche volte a migliorare la capacità di offerta dell'area dell'euro possono contribuire a ridurre le pressioni sui prezzi nel medio termine, sostenendo nel contempo la transizione verde, promossa anche dal programma Next Generation EU. La riforma del quadro di governance economica dell'UE dovrebbe concludersi entro la fine del 2023''.

Un capitolo fondamentale del Bollettino è riservata all'inflazione, scesa a giugno ulteriormente (al 5,5%, dopo il 6,1% di maggio), sotto la spinta del calo dei prezzi dell'energia.
''I driver dell'inflazione - si legge ancora nel Bollettino - stanno cambiando. Le fonti esterne di inflazione si stanno attenuando. Al contrario, le pressioni interne sui prezzi, dovute anche all'aumento dei salari e ai margini di profitto ancora robusti, stanno diventando un fattore di inflazione sempre più importante. Sebbene alcune misure si stiano muovendo verso il basso, l'inflazione sottostante rimane complessivamente elevata, anche a causa del persistente impatto dei passati aumenti dei prezzi dell'energia sui prezzi dell'intera economia. Sebbene la maggior parte delle misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine si aggiri attualmente intorno al 2%, alcuni indicatori rimangono elevati e devono essere monitorati attentamente''.

Il nodo delle prospettive per la crescita economica inducono il Consiglio direttivo della Bce ad affermare che esse rimangono molto incerte, condizionate anche dall'inflazione. ''Tra i rischi al ribasso per la crescita - è scritto - figurano la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e un aumento delle tensioni geopolitiche più ampie, che potrebbero frammentare il commercio globale e quindi pesare sull'economia dell'area dell'euro. La crescita potrebbe anche essere più lenta se gli effetti della politica monetaria fossero più vigorosi del previsto, o se l'economia mondiale si indebolisse e quindi deprimesse la domanda di esportazioni dell'area dell'euro. Al contrario, la crescita potrebbe essere superiore alle previsioni se il forte mercato del lavoro, l'aumento dei redditi reali e l'attenuazione dell'incertezza significassero che le persone e le imprese acquisissero maggiore fiducia e spendessero di più''.

Nel Bollettino si parla anche del rischio che potrebbe subire l'inflazione per le ''potenziali nuove pressioni al rialzo sui costi di energia e cibo, anche in relazione al ritiro unilaterale della Russia dalla Black Sea Grain Initiative''.
Parlando dell'aumento dei tassi passivi e dei relativi tagli ai piani di spesa, il Bollettino sostiene che essi ''hanno determinato un ulteriore forte calo della domanda di credito nel secondo trimestre, come indicato nell'indagine sui prestiti bancari nell'area dell'euro del luglio 2023. Inoltre, gli standard creditizi per i prestiti alle imprese e alle famiglie si sono ulteriormente inaspriti, poiché le banche sono sempre più preoccupate per i rischi cui sono esposti i loro clienti e sono meno disposte ad assumersi tali rischi. Condizioni di finanziamento più rigide stanno anche rendendo gli alloggi meno convenienti e meno attraenti come investimento, e la domanda di mutui è diminuita per il quinto trimestre consecutivo''.

E' in questo contesto che ''il tasso di crescita sui dodici mesi degli impieghi ha continuato a diminuire a giugno, scendendo al 3,0% per le imprese e all'1,7% per le famiglie, con tassi di crescita annualizzati rispettivamente dello 0,0% e del -0,2% nel secondo trimestre. A causa della debolezza dei prestiti e della riduzione del bilancio dell'Eurosistema, il tasso di crescita annuale della moneta in senso lato è sceso allo 0,6% a giugno, con un tasso di crescita annualizzato del -1,1% nel secondo trimestre''.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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