Dimissioni, progetti in California e nuovo braccio di ferro tra gli otto eredi nella cassaforte Delfin.
Il conto alla rovescia è partito: dal 1° gennaio Rocco Basilico (a destra nella foto con Leonardo Del Vecchio) non sarà più il
Chief wearables officer di EssilorLuxottica, il colosso mondiale delle lenti e delle montature
che negli ultimi anni si è trasformato in una macchina da guerra anche nel med-tech e negli
occhiali intelligenti. Le dimissioni, rese note il 30 novembre 2025, arrivano
nel pieno della disputa sull’eredità di Leonardo Del Vecchio e si intrecciano con le tensioni
nella cassaforte lussemburghese Delfin.
Ufficialmente Basilico, 35 anni, lascia per dedicarsi a nuovi progetti imprenditoriali,
soprattutto negli Stati Uniti dove vive stabilmente, in California. Ma la scelta pesa come un segnale forte
negli equilibri della famiglia allargata Del Vecchio e nel delicato schema di governance che regge la holding
proprietaria del gruppo.
Chi è l’ottavo erede cresciuto nell’impero degli occhiali
Rocco Basilico è figlio del banchiere Paolo Basilico, fondatore del gruppo Kairos, e di
Nicoletta Zampillo, che dopo la separazione ha sposato in seconde nozze Leonardo Del Vecchio.
Nel corso degli anni, il fondatore di Luxottica lo ha progressivamente coinvolto nel perimetro familiare e
dell’azienda, fino a includerlo tra gli otto eredi con una quota uguale per tutti nella cassaforte
Delfin.
Nel testamento di Del Vecchio, scomparso nel 2022, ogni erede è legato a un 12,5% del capitale di Delfin,
la holding che concentra le partecipazioni in EssilorLuxottica, nel real estate di
Covivio e in grandi istituzioni finanziarie europee come Generali,
Unicredit e Mps. Una struttura pensata per tenere unita la famiglia ma che,
tre anni e mezzo dopo la morte del fondatore, è diventata il terreno di un braccio di ferro sempre più acceso.
In azienda, Basilico ha seguito a lungo i mercati extraeuropei e i progetti legati alle nuove tecnologie, fino a
diventare una delle figure chiave nella strategia degli indossabili hi-tech. Parallelamente ha
ricoperto incarichi di vertice in marchi del gruppo, consolidando un profilo da manager globale e da erede
coinvolto in prima persona nel business di famiglia.
La svolta hi-tech: dagli smart glasses all’ingresso di Meta
Il nome di Basilico è legato in particolare alla partnership con il gruppo di Mark Zuckerberg.
Vivendo in California, è stato tra i primi a interfacciarsi con Meta e a innescare quel dialogo che ha portato,
nel tempo, allo sviluppo degli occhiali smart a marchio Ray-Ban e Oakley, dotati di videocamera,
audio integrato e assistente basato su intelligenza artificiale.
Nel luglio 2025 Meta ha fatto un passo ulteriore, investendo circa 3 miliardi di euro per acquisire
quasi il 3% di EssilorLuxottica, con la prospettiva – secondo le indicazioni circolate sul mercato –
di poter salire fino intorno al 5% nel medio periodo. L’operazione ha cementato un’alleanza industriale che guarda
al lungo termine, con l’obiettivo di usare gli occhiali intelligenti come piattaforma principale
per servizi digitali, social e di realtà aumentata.
La stessa EssilorLuxottica ha annunciato piani per moltiplicare la capacità produttiva di smart glasses,
puntando a volumi nell’ordine di decine di milioni di pezzi l’anno e a un portafoglio di prodotti che va dai Ray-Ban
Meta agli AI glasses di nuova generazione. In questo disegno, la figura del Chief wearables officer
ha avuto un ruolo centrale nel collegare la tradizione dell’occhialeria italiana alle ambizioni della Silicon Valley.
Non sorprende quindi che, alla notizia delle dimissioni, più di un osservatore di mercato abbia letto la mossa come
un passaggio sensibile: “È un cambio di fase in un’area dove il gruppo sta investendo moltissimo”, ha
commentato un analista del settore hi-tech, sottolineando la necessità di garantire continuità ai progetti già avviati.
Una corazzata da oltre 140 miliardi in Borsa
Le decisioni che maturano nella galassia Del Vecchio non riguardano solo una storia familiare. EssilorLuxottica è
oggi una blue chip globale: nell’autunno 2025 il titolo ha toccato nuovi massimi alla
Borsa di Parigi, superando quota 300 euro per azione e spingendo la
capitalizzazione oltre i 140 miliardi di euro. Si tratta di livelli che, fino a pochi anni fa,
sarebbero sembrati difficili anche solo da immaginare.
I conti trimestrali hanno mostrato ricavi e margini sopra le attese, con una progressione in doppia cifra e una
crescente contribuzione proprio delle linee di prodotto più innovative, dagli smart glasses alle
soluzioni di correzione visiva avanzata. Banche d’affari e broker internazionali hanno reagito
con una raffica di revisioni al rialzo dei target price, descrivendo l’ultima serie di risultati come
“eccezionale” e proiettata a un’ulteriore accelerazione.
In questo contesto, ogni segnale che arriva dal fronte della governance e dell’azionariato di controllo viene
interpretato dagli investitori come un tassello importante per capire la stabilità del gruppo nel lungo periodo.
Il nodo Delfin: quote congelate e scontro tra gli otto eredi
Il vero terreno di frizione è Delfin, la holding con sede in Lussemburgo che riunisce le
partecipazioni di famiglia. A novembre 2025, nel corso di più assemblee, alcuni eredi – tra cui Basilico e
due dei figli di Del Vecchio – hanno chiesto di trasferire le proprie quote, pari a quel 12,5%
ciascuno previsto dallo schema successorio.
La richiesta non ha ottenuto l’unanimità necessaria. Una parte degli eredi ha fatto muro, temendo che lo
spostamento di pacchetti azionari verso altre società o veicoli fiduciari possa indebolire il controllo unitario
e aprire la strada a nuove alleanze o a possibili ingressi di terzi nel capitale.
Lo statuto di Delfin e il diritto lussemburghese prevedono tuttavia che un socio non possa essere costretto
a restare prigioniero della struttura per sempre. Una volta respinta la richiesta in assemblea, chi vuole
uscire ha novanta giorni per rivolgersi ai giudici del Granducato, chiedendo il via libera al
trasferimento delle azioni. In caso di procedura giudiziaria, scatterebbero meccanismi di
prelazione a favore degli altri soci e, potenzialmente, diritti di riscatto da parte della stessa Delfin.
In questo scenario, secondo quanto ricostruito da più fonti, Basilico valuterebbe l’idea di
conferire almeno una parte della propria quota in una fiduciaria. Una mossa che permetterebbe di
fare cassa per finanziare iniziative imprenditoriali e, allo stesso tempo, di rinegoziare il perimetro del suo
coinvolgimento diretto nella cassaforte.
“Il messaggio è chiaro: la compattezza della vecchia guardia non è più scontata”, ha osservato un banchiere
che segue da vicino il dossier, leggendo nelle dimissioni e nelle richieste di trasferimento quote il segnale di
un riequilibrio di potere tra gli eredi.
Dimissioni e progetti in California: cosa vuole fare Basilico
La versione ufficiale che filtra dall’entourage di Basilico è quella di un manager che vuole
mettersi alla prova in prima persona, investendo in progetti propri, verosimilmente
nell’ecosistema tecnologico statunitense dove si è formato e dove vive da anni.
Le sue competenze negli indossabili, nella tecnologia applicata all’eyewear e
nelle partnership tra grandi brand e big tech lo rendono un profilo naturale per iniziative a cavallo tra
hardware, software e servizi digitali. La possibilità di disporre di liquidità
derivante dalla valorizzazione della propria quota in Delfin renderebbe più semplice costruire una nuova
traiettoria imprenditoriale autonoma, pur rimanendo – almeno per ora – dentro l’orbita della famiglia Del Vecchio.
Chi lo conosce descrive una figura con forte vocazione internazionale e una certa insofferenza per le
dinamiche interne troppo rigide. In questo senso, le dimissioni da EssilorLuxottica vengono lette
anche come il tentativo di sganciarsi da un ruolo che, nel tempo, era diventato sempre più intrecciato alle
tensioni ereditarie.
Gli equilibri in EssilorLuxottica dopo l’uscita
Sul fronte aziendale, il gruppo dovrà ora ridefinire la catena di comando nell’area degli
occhiali intelligenti e più in generale del wearable tech, comparto considerato
strategico per i prossimi dieci anni. Il management guidato da Francesco Milleri ha più volte
ribadito che l’alleanza con Meta è di lungo periodo e che il progetto smart glasses non si ferma.
In incontri recenti con gli investitori, il vertice del gruppo ha spiegato che l’obiettivo è fare degli
occhiali connessi una piattaforma quotidiana per comunicare, lavorare e fruire di contenuti, con
nuovi modelli in arrivo e un progressivo arricchimento delle funzioni legate all’intelligenza artificiale.
La ridistribuzione delle deleghe dopo l’uscita di Basilico dovrà quindi garantire continuità proprio su questo fronte.
Sul mercato, al momento, la lettura prevalente è che il business resta robusto e che le vicende
ereditarie non abbiano effetti immediati sull’operatività. Ma gli investitori istituzionali guardano con crescente
attenzione al processo di definizione della governance definitiva nella cassaforte.
Cosa può succedere ora: scenari per Delfin e per il gruppo
I prossimi mesi saranno decisivi. Sul tavolo ci sono almeno tre variabili: la scelta di Basilico e di altri eredi
se rivolgersi ai tribunali lussemburghesi; l’eventuale attivazione dei diritti di prelazione sulle quote che
dovessero essere messe in movimento; la capacità della famiglia di trovare un assetto di governo stabile
che garantisca al mercato un orizzonte chiaro.
Nel breve periodo è improbabile che l’architettura di controllo di EssilorLuxottica venga stravolta. Delfin resta
saldamente il perno della struttura e l’accordo tra gli eredi è ancora sufficiente a preservare il controllo
unitario. Tuttavia, le dimissioni di Basilico e la crescente pressione per rendere più flessibile la gestione
delle partecipazioni mostrano che il dopo Del Vecchio è entrato in una nuova fase.
Per il gruppo italo-francese degli occhiali, la sfida sarà tenere separati – almeno agli occhi del mercato –
il successo industriale e finanziario da una partita ereditaria sempre più complessa. Per la famiglia, la posta
in gioco è duplice: preservare il valore creato in decenni di crescita e trovare un equilibrio tra
eredi manager, come Basilico è stato finora, ed eredi più orientati alla mera gestione patrimoniale.
Una cosa, intanto, è certa: l’uscita di scena del “giovane” Rocco Basilico dal timone degli indossabili di
EssilorLuxottica non è un normale passaggio interno, ma un segnale politico dentro la dinastia Del Vecchio,
destinato a pesare nella definizione dei futuri equilibri del gruppo e della sua cassaforte.