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Epatite B, la malattia silenziosa che minaccia il fegato: il ruolo decisivo della prevenzione

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Epatite B, la malattia silenziosa che minaccia il fegato: il ruolo decisivo della prevenzione

L’epatite B rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali, a causa della sua capacità di cronicizzarsi e condurre, nel lungo periodo, a complicanze gravi come la cirrosi epatica e il carcinoma epatocellulare, la forma più diffusa di tumore primario del fegato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo oltre 250 milioni di persone convivono con l’infezione cronica da virus HBV, spesso senza sintomi evidenti. Il paradosso dell’epatite B risiede proprio nella sua natura silente: nella maggior parte dei casi, soprattutto se contratta in età neonatale o infantile, l’infezione non si manifesta con sintomi acuti, rendendo difficile la diagnosi precoce e alimentando la diffusione del virus in modo subdolo e sottotraccia.

Epatite B, la malattia silenziosa che minaccia il fegato: il ruolo decisivo della prevenzione

Il virus dell’epatite B si trasmette tramite sangue o fluidi biologici infetti, per via sessuale, durante il parto o attraverso pratiche invasive non sterili come tatuaggi, piercing, iniezioni o trattamenti estetici non sicuri. Anche in Italia, nonostante la vaccinazione obbligatoria introdotta nel 1991, la stima dei portatori cronici resta significativa. A preoccupare è soprattutto la quota sommersa di soggetti inconsapevolmente infetti, che non accedono ai controlli e rischiano di sviluppare complicanze senza una diagnosi tempestiva. In questo contesto, gli esperti sottolineano l’importanza strategica di campagne di screening periodiche, soprattutto nei gruppi a rischio.

La strategia vaccinale e le nuove linee guida dell’OMS
Il vaccino anti-HBV si è rivelato negli anni un presidio fondamentale di sanità pubblica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne raccomanda la somministrazione entro 24 ore dalla nascita, seguita da ulteriori dosi nei primi mesi di vita. L’efficacia del vaccino supera il 95% e ha dimostrato di ridurre drasticamente la trasmissione madre-figlio e le infezioni precoci, che sono le più inclini a cronicizzare. Tuttavia, restano ampi margini di miglioramento in termini di copertura vaccinale nei Paesi a medio e basso reddito, dove l’epatite B continua a rappresentare un’emergenza sanitaria con impatti socioeconomici rilevanti.

Trattamenti in evoluzione e nuove frontiere terapeutiche

Nel panorama terapeutico, i farmaci antivirali oggi disponibili riescono a contenere efficacemente la replicazione del virus, riducendo i danni al fegato e rallentando l’evoluzione della malattia. Tuttavia, si tratta di terapie che non portano all’eradicazione del virus e che richiedono somministrazioni continuative, spesso per tutta la vita. L’innovazione scientifica si sta concentrando su approcci di editing genomico in vivo, con l’obiettivo di colpire il virus direttamente nel DNA, aprendo scenari radicalmente nuovi per il trattamento definitivo dell’infezione cronica. Si tratta di tecnologie ancora in fase di sperimentazione clinica, ma che pongono le basi per un salto di paradigma nei prossimi anni.

Tumore al fegato e prevenzione primaria
Il legame diretto tra epatite B e tumore epatico è ormai consolidato. L’infezione cronica da HBV è considerata uno dei principali fattori eziologici del carcinoma epatocellulare, che spesso si sviluppa in un quadro di cirrosi non diagnosticata. La mortalità legata al tumore del fegato resta elevata, anche a causa della diagnosi tardiva. In questo scenario, la prevenzione primaria tramite vaccinazione e la prevenzione secondaria attraverso screening mirati e periodici sono strumenti essenziali per ridurre l’incidenza di nuove infezioni e intercettare precocemente eventuali complicanze.

Una questione globale con ricadute locali
L’epatite B è un caso emblematico di come una patologia virale possa essere affrontata efficacemente attraverso strumenti consolidati ma ancora sottoutilizzati. La sfida riguarda tanto i sistemi sanitari avanzati quanto quelli in via di sviluppo: migliorare l’accesso al vaccino, promuovere la consapevolezza nei cittadini, garantire cure efficaci a tutti i pazienti cronici. In un mondo sempre più interconnesso, le infezioni virali non conoscono confini e rendono evidente l’importanza della cooperazione internazionale e dell’investimento pubblico in prevenzione e ricerca. L’epatite B può essere fermata, ma solo se affrontata con una strategia sistemica e lungimirante.

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