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Ocse: Italia prima in Europa per aspettativa di vita, ma sanità appesantita da carenze strutturali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ocse: Italia prima in Europa per aspettativa di vita, ma sanità appesantita da carenze strutturali

L’Italia si posiziona al vertice dell’Unione europea per aspettativa di vita, un risultato che la colloca, insieme alla Svezia, a quota 84,1 anni alla nascita. È il dato più alto registrato tra i Paesi Ue e costituisce il punto di partenza del nuovo Country Health Profile 2025 dell’Ocse, che dedicando un quadro di sintesi ai singoli sistemi sanitari mette nuovamente in luce come la tenuta complessiva della salute degli italiani continui a essere elevata nonostante le turbolenze degli ultimi anni.

Ocse: Italia prima in Europa per aspettativa di vita

Il rapporto sottolinea in particolare la ripresa del Servizio sanitario nazionale dopo la fase pandemica, un recupero che però non cancella alcune difficoltà strutturali già note e che oggi tornano a premere con forza crescente.

Le pressioni sul sistema: invecchiamento, squilibri territoriali e barriere di accesso

Il contesto demografico italiano, caratterizzato da un ritmo costante di invecchiamento della popolazione, pesa sempre più sulla capacità del sistema sanitario di rispondere alla domanda. L’Ocse osserva che ai fattori demografici si sommano squilibri nella distribuzione della forza lavoro, persistenti disparità regionali e barriere di accesso che rallentano il pieno recupero post-Covid.

Le differenze territoriali rimangono una delle dimensioni più critiche: la qualità dei servizi può variare in modo significativo da regione a regione, con conseguenze dirette sull’effettiva possibilità dei cittadini di ricevere cure tempestive e adeguate.

Liste d’attesa: oltre il 7% degli italiani rinuncia alle cure
Secondo l’Ocse, uno dei nodi più gravi è rappresentato dalle liste d’attesa, che nel 2023 hanno costretto oltre il 7% della popolazione a rinunciare alle cure mediche necessarie. È una cifra che fotografa non solo il rallentamento nella gestione delle prestazioni, ma anche il senso di sfiducia che può insinuarsi tra i cittadini quando l’accesso ai servizi risulta troppo complesso o dilazionato nel tempo.

Le attese, sottolinea il rapporto, sono un sintomo di un sovraccarico che il sistema fatica a smaltire, anche a causa di una distribuzione disomogenea delle professionalità.

Tanti medici, pochi infermieri: uno squilibrio che pesa
L’Ocse richiama infatti l’attenzione su uno storico squilibrio nella composizione del personale sanitario: l’Italia ha un’alta densità di medici, pari a 5,4 ogni 1.000 abitanti, ma registra una carenza di infermieri, fermi a 6,9 ogni 1.000 abitanti.

Questo disequilibrio incide sull’organizzazione del lavoro nelle strutture sanitarie e rende più difficile gestire in modo fluido i percorsi di cura. Il rapporto suggerisce che una parte delle criticità operative, comprese le liste d’attesa, sia collegata proprio a questo divario tra professioni, che rimane un tratto distintivo del sistema italiano rispetto ad altri Paesi europei.

Spesa sanitaria inferiore alla media Ue e più costi per i cittadini
Un altro elemento su cui l’Ocse concentra l’attenzione riguarda la spesa sanitaria. Secondo il Country Health Profile, la spesa pro capite in Italia è inferiore del 19% rispetto alla media dell’Unione europea.

Nonostante una buona qualità dell’assistenza ospedaliera, la copertura pubblica rimane scarsa per le prestazioni ambulatoriali e per quelle odontoiatriche. Questo gap si riflette nel peso sempre maggiore della spesa privata: quasi il 24% della spesa sanitaria complessiva è a carico diretto dei cittadini, contro una media Ue del 15,5%. Una differenza che incide sulla capacità delle famiglie di accedere a cure non urgenti o su prestazioni che richiedono continuità.

Le principali cause di mortalità e il tema delle morti prevenibili
L’Ocse osserva che in Italia malattie cardiovascolari e cancro rappresentano oltre metà dei decessi. Le morti prevenibili, inoltre, sono in larga parte legate a cancro ai polmoni, Covid-19 e cardiopatia ischemica.

Il dato conferma quanto il profilo epidemiologico del Paese continui a essere segnato da patologie croniche e da comportamenti a rischio, elementi che richiedono una continuità di politiche preventive e di screening su tutto il territorio nazionale.

Giovani e fumo: un allarme che non cala
Particolarmente preoccupante è il dato relativo ai giovanissimi. Se il tasso di fumatori adulti si colloca appena sotto il 20%, l’Ocse segnala che il 27% dei quindicenni ha fumato almeno una volta nell’ultimo mese. È il terzo valore più elevato nell’Unione europea, un indicatore che apre interrogativi sulla capacità delle campagne di prevenzione di raggiungere le nuove generazioni e che ridimensiona i progressi compiuti in passato sul fronte dei consumi di tabacco.

Un sistema che eccelle nella longevità ma mostra fragilità profonde
Il profilo tracciato dall’Ocse restituisce l’immagine di un Paese che, da un lato, si distingue per una longevità di vertice in Europa, e dall’altro è chiamato a confrontarsi con un sistema sanitario che porta con sé fragilità profonde. Le carenze di personale, le liste d’attesa, la pressione dell’invecchiamento demografico, la spesa sanitaria inferiore alla media Ue e il ricorso massiccio alla spesa privata sono tutti elementi che configurano un quadro complesso e che richiedono interventi strutturali.

L’Italia si conferma quindi un Paese dove si vive a lungo, ma dove l’accesso alle cure non è sempre semplice, uniforme o sostenibile. È questa la fotografia che il Country Health Profile 2025 consegna al dibattito pubblico, ponendo l’accento sulla necessità di affrontare in modo sistemico le criticità che ancora appesantiscono il Servizio sanitario nazionale.

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