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Gaza: Israele intensifica occupazione, Onu approva proposta due Stati

- di: Matteo Borrelli
 
Gaza: Israele intensifica occupazione, Onu approva proposta due Stati
Gaza: Israele intensifica, Onu approva proposta due Stati
Mentre Gaza City è teatro di evacuazioni massive e “forza senza precedenti”, la diplomazia internazionale rilancia la soluzione due Stati con voto Onu e riconoscimenti in arrivo.

(Foto: soldati israeliani a Gaza).

Operazioni sempre più pesanti a Gaza city

Israele ha confermato l’espansione delle operazioni militari su Gaza City, con l’obiettivo dichiarato di colpire le strutture di Hamas e riportare a casa gli ostaggi. Il portavoce militare Avichay Adraee ha avvertito che l’esercito “userà una forza senza precedenti”, invitando i civili a lasciare l’area e a dirigersi verso sud, nella zona definita “umanitaria”.

Secondo valutazioni rese note dalle autorità militari, oltre 480 mila persone hanno già lasciato la città, che prima dell’offensiva contava circa un milione di abitanti tra residenti e sfollati. La fuga è aumentata dopo l’ultimo assalto, con colonne di famiglie a piedi, auto stipate e carretti lungo la litoranea al Rashid, l’unica via indicata come percorribile dopo la chiusura della arteria centrale Salah al-Din.

Proseguono anche le operazioni nel sud della Striscia, in particolare a Khan Yunis e Rafah, mentre vengono segnalati attacchi lungo tutto il territorio e un bilancio di vittime che continua a crescere. L’emergenza alimentare rimane critica: si registrano morti durante la ricerca di aiuti e casi di malnutrizione, con un tributo umano che colpisce in modo particolare i bambini.

Diplomazia in fermento: Onu, Stati e riconoscimenti

Sul versante politico-diplomatico, alla vigilia della settimana di alto livello dell’Assemblea generale, si muove un fronte di Paesi che intende rilanciare la soluzione dei due Stati. Tra questi spiccano Francia e Arabia Saudita, promotrici di un’iniziativa che punta a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina come leva per riaprire un percorso negoziale.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito il riconoscimento del futuro Stato palestinese il “modo migliore per isolare Hamas” e per garantire la sicurezza di Israele, ponendo come condizioni la liberazione degli ostaggi, la smilitarizzazione di Hamas e l’affidamento dell’amministrazione a una Autorità nazionale palestinese riformata. L’Assemblea generale ha inoltre autorizzato la partecipazione in videocollegamento del presidente dell’Anp Abu Mazen.

I punti critici da sciogliere

  • Ostaggi: la liberazione integrale resta la premessa politica più sensibile per qualunque avanzamento negoziale.
  • Smilitarizzazione: la messa sotto controllo delle armi di Hamas è richiesta come garanzia di sicurezza per Israele e per l’avvio di un’autorità civile funzionante.
  • Riforma dell’Anp: una governance credibile e riconosciuta è condizione per gestire territorio, sicurezza e servizi essenziali.

Reazioni opposte e veti incrociati

Israele si oppone a riconoscimenti unilaterali, ritenendoli inefficaci e persino controproducenti perché non affrontano il nodo della sicurezza e rischiano di “premiare” Hamas. Stati Uniti e altri alleati hanno respinto bozze di risoluzione sul cessate il fuoco quando non contenevano una condanna esplicita del gruppo islamista.

Il clima si è ulteriormente complicato con la decisione del Consiglio di sicurezza di reintrodurre le sanzioni contro l’Iran legate al dossier nucleare, con la prospettiva di un ripristino effettivo entro fine mese se non interverrà un accordo dell’ultima ora. Teheran ha replicato difendendo la via del dialogo, pur lasciando “aperta la porta” a una mediazione.

Quali prospettive

Forza militare e pressione diplomatica avanzano su binari paralleli ma non comunicanti. Sul terreno, l’escalation rischia di aggravare la crisi umanitaria; sul piano politico, l’ipotesi di riconoscimenti coordinati potrebbe ridisegnare i rapporti tra le parti e spingere verso una nuova fase negoziale, a patto che le condizioni poste — ostaggi, smilitarizzazione, riforma istituzionale — trovino una traduzione concreta.

Resta l’incognita della fattibilità: l’ampiezza delle richieste, la fragilità delle istituzioni palestinesi e la fermezza israeliana rendono il percorso irto di ostacoli. Senza un quadro di sicurezza condiviso e garanzie operative sul terreno, la diplomazia rischia di restare sulla carta.

Momento drammatico e cruciale

Il momento è cruciale. Gaza è stretta tra evacuazioni e combattimenti, mentre a New York si tenta di rimettere in moto la politica. Se i riconoscimenti promessi diventeranno realtà e se le condizioni minime verranno soddisfatte, l’equilibrio del conflitto potrebbe cambiare. In caso contrario, la finestra che oggi si intravede rischia di richiudersi, lasciando spazio a un conflitto prolungato e a una crisi umanitaria ancora più profonda.

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