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Israele intercetta la nuova Flotilla: assalto in acque internazionali

- di: Jole Rosati
 
Israele intercetta la nuova Flotilla: assalto in acque internazionali
Israele intercetta la nuova Flotilla: assalto in acque internazionali
Le barche erano in acque internazionali a circa 100 miglia da Gaza, al largo dell’Egitto. La Conscience, l’ammiraglia, raggiunta da un elicottero che ha portato a bordo una squadra di incursori.

Prima i droni, uno sciame sempre più fitto sull’ammiraglia della “seconda ondata”, la Conscience, della Freedom Flotilla Coalition, poi sulle otto barche a vela di scorta organizzate dall’associazione ThousandMadleens. Quindi l’assalto: incursori israeliani salgono a bordo, distruggono le telecamere a colpi d’arma e fermano — di nuovo — chi tenta di raggiungere Gaza con aiuti. Per la seconda volta una flotta umanitaria viene attaccata e bloccata in acque internazionali mentre fa rotta verso la Striscia.

Intercettata in acque internazionali

L’operazione scatta attorno alle quattro e mezza, in piena notte, quando le barche sono a circa 120 miglia dalla costa, al largo di Port Said (Egitto). L’allarme a bordo, però, era già attivo da ore. La prima a essere presa è la Conscience, ex traghetto riconvertito in nave ospedale con a bordo circa 120 persone, tra cui oltre 90 tra medici, infermieri, soccorritori e giornalisti. Le ultime immagini mostrano un incursore — elmetto e visori notturni — che individua una telecamera e la distrugge. “La nostra nave è stata attaccata da un elicottero militare”, riferiscono dalla sala di controllo a terra.

L’assalto dal cielo e dal mare

Dalle altre barche partono video inviati prima che i jammer azzerino le comunicazioni: gommoni d’assalto affiancano i velieri. “Almeno otto assetti militari ci stanno abbordando”, è l’ultimo messaggio captato prima del buio radio.

L’allarme di mezzanotte

Poche ore prima l’avviso: “Qui ci sono droni ovunque, temiamo che potremmo essere intercettati a breve. Questo potrebbe essere l’ultimo video che inviamo da qui. Medici, trasportiamo solo medici, perché si blocca anche questo?”. Erano poco passate le 23.30 (ora italiana) quando Vincenzo Fullone, portavoce italiano della “seconda ondata”, ha dato l’allarme.

“Abbiamo lanciato l’allerta generale”, dice tra le lacrime. Non per paura o rabbia: Gaza è vicina e ha bisogno dei medici e dei farmaci a bordo, ma ancora una volta una nave carica di aiuti rischia di fermarsi a un passo.

Il tracker indicava la posizione a 120 miglia nautiche da Gaza, in acque internazionali, mentre uno sciame di droni si avvicinava. “Temiamo sia arrivato il momento, vado a preparare una borsa con le cose necessarie. Se ci intercettano, reagite, bloccate tutto, continuate a parlare di Palestina”, conclude Fullone dalla plancia della Conscience.

La nave ospedale di volontari

In totale, nove imbarcazioni sono in rotta verso Gaza. A bordo, oltre 90 professionisti sanitari, con più di una tonnellata di farmaci, dispositivi respiratori e alimenti per la malnutrizione. Gli oltre 150 attivisti sono consapevoli dei rischi.

Da giorni, i droni sorvolano i ponti. Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre il livello di allerta si alza: l’attacco appare imminente. A maggio scorso la Conscience è già stata colpita da un ordigno che ha sfondato il ponte; nessun ferito, ma missione annullata e mesi in cantiere per le riparazioni.

“Siamo target ma andiamo avanti”

La Conscience torna in mare dopo settimane di lavori, con equipaggi consapevoli di un rischio concreto. Alcuni partecipanti, identificati da Israele come “target”, sono nella lista dei soggetti a cui è vietato l’ingresso. Tra loro Vincenzo Fullone, calabrese, studi di Filosofia alla Pontificia Università, anni tra la Striscia e la Giordania, fondatore di Ayn media, la prima agenzia di Gaza con rapporti con testate internazionali. “Inevitabilmente ti devi relazionare con le autorità, che in quel momento erano in mano ad Hamas. Questo — spiega — al governo israeliano basta per ritenermi un soggetto pericoloso”.

Prima di imbarcarsi ha esitato: “Non volevo mettere in pericolo la missione, essere un pretesto per un attacco”. Dopo il confronto con i coordinatori è salito a bordo: “Qui ci sono target che Israele vuole molto più di me”. A cominciare da medici e infermieri palestinesi rifugiati in Europa, partiti con anestesisti, chirurghi, psichiatri e ginecologi per dare il cambio ai colleghi allo stremo: “Ci chiedono un turno di respiro, anche solo di un paio d’ore”.

Gli italiani a bordo

Novantadue operatori sarebbero pronti a sostituire il personale negli ospedali della Striscia. Tra loro i medici Riccardo Corradini e Francesco Prinetti; l’infermiere e attivista Stefano Argenio (Cgil, Ospedale San Giovanni di Roma); la pedagogista specializzata nel trauma Elizabeth Di Luca. Un altro connazionale è sulle barche a vela. L’appello di Prinetti: “Chiedo a tutti di scendere di nuovo in piazza per manifestare in modo nonviolento per la Palestina e per tutti gli attivisti che rischiano un altro abbordaggio criminale”.

A bordo luminari, professori e chirurghi

Dopo il turno in cucina, la psichiatra Veronica O’Keane scende in stiva a inventariare migliaia di farmaci, disinfettanti e presidi: un mondo lontano dalla sua cattedra al Trinity College di Dublino e dai congressi in cui è considerata una luminare del disturbo da stress post-traumatico. “Da due anni provo a entrare a Gaza per mettere la mia professionalità al servizio di chi subisce un genocidio: centinaia di migliaia di persone traumatizzate hanno bisogno di assistenza”, afferma.

Con lei Mohamed Abhakis, chirurgo vascolare che ha lasciato tre figli a Strasburgo; Marwan Obeid, anestesista giordano che spera di supportare i colleghi all’European Hospital; la ginecologa Fawza Moha Hassam, primaria in Malesia; Diaa Adaoud, palestinese con passaporto statunitense, che teme ripercussioni non solo in mare ma anche al rientro. “In due anni di genocidio sono stati uccisi più di 1.500 medici; oltre 400 risultano scomparsi nelle carceri israeliane e almeno quattro sono morti durante la detenzione. Questo è un test per l’umanità: il mondo resterà inerme mentre una nave umanitaria viene fermata o si solleverà per spezzare le catene su Gaza?”, è il messaggio rilanciato dalla Flotilla. 

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