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Export agroalimentare, l’appello di Confcooperative: “Serve una moratoria di cinque anni”

- di: Sveva Faedda
 
Export agroalimentare, l’appello di Confcooperative: “Serve una moratoria di cinque anni”

Le imprese agroalimentari italiane si trovano ad affrontare una fase di forte incertezza. Da un lato, la crescita delle esportazioni conferma la solidità del comparto; dall’altro, l’evoluzione delle normative europee e internazionali sta creando difficoltà per molte aziende, soprattutto per le realtà più piccole. Raffaele Drei, presidente di Confcooperative FedAgriPesca, ha lanciato un appello alle istituzioni, chiedendo una moratoria di cinque anni per consentire alle imprese di adeguarsi alle nuove regolamentazioni senza subire contraccolpi economici.

Export agroalimentare, l’appello di Confcooperative: “Serve una moratoria di cinque anni”

Secondo Confcooperative, il settore è chiamato a confrontarsi con nuove regole su sostenibilità, etichettatura e sicurezza alimentare, che impongono costi di adeguamento particolarmente onerosi. L’introduzione di queste misure senza un adeguato periodo di transizione rischia di mettere in difficoltà le imprese più fragili, incidendo sulla loro capacità di esportare e di rimanere competitive nei mercati internazionali.

Drei ha sottolineato che il comparto agroalimentare italiano, che nel 2023 ha superato i 64 miliardi di euro di esportazioni, rappresenta un pilastro dell’economia nazionale e un punto di riferimento per il made in Italy nel mondo. Tuttavia, le nuove barriere non tariffarie, unite alla complessità dei mercati di destinazione, rendono sempre più difficile mantenere il trend di crescita registrato negli ultimi anni. I principali partner commerciali, come Francia, Germania e Stati Uniti, continuano a essere mercati strategici, ma l’ingresso in nuove aree, come Asia e Medio Oriente, è reso complicato dall’elevata frammentazione normativa e dagli ostacoli burocratici.

Oltre all’impatto delle nuove regolamentazioni, il settore deve fare i conti con l’instabilità geopolitica e l’aumento dei costi logistici, che stanno erodendo i margini delle aziende esportatrici. L’incertezza sul futuro delle politiche commerciali europee e le tensioni globali stanno contribuendo ad aumentare le difficoltà di un comparto che, nonostante tutto, continua a dimostrare capacità di innovazione e resilienza.

Secondo Drei, per garantire la tenuta del settore è necessario un intervento rapido delle istituzioni nazionali ed europee, che permetta alle imprese di adattarsi senza compromettere la loro competitività. La richiesta di una moratoria quinquennale nasce dalla necessità di assicurare il tempo necessario per gestire gli investimenti richiesti dalle nuove normative senza mettere a rischio la sostenibilità economica delle aziende. Solo attraverso un approccio graduale e condiviso, sostiene Confcooperative, sarà possibile conciliare l’evoluzione normativa con la crescita dell’export agroalimentare italiano.

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