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Riecco il ravvedimento speciale: il fisco torna a battere cassa

- di: Vittorio Massi
 
Riecco il ravvedimento speciale: il fisco torna a battere cassa
Spunta un emendamento FdI che riapre il concordato per il 2025-26. Guerra (Pd): “Condono mascherato”. Ecco cosa prevede davvero e chi ci guadagna.

Il ritorno del ravvedimento speciale: operazione trasparenza o condono elettorale?

Nel cuore dell’estate parlamentare, mentre il dibattito fiscale si fa rovente, il Parlamento riporta in scena un vecchio protagonista: il ravvedimento speciale. Con un emendamento al decreto fiscale in discussione alla Camera, firmato da Marco Osnato (Fratelli d’Italia), presidente della commissione Finanze, si propone di rinnovare anche per il biennio 2025-2026 la formula già testata nel 2023, legata al cosiddetto “concordato preventivo biennale” per i contribuenti ritenuti affidabili.

L’intento dichiarato? Favorire l’adesione volontaria alla regolarizzazione fiscale, puntando su trasparenza e compliance. Ma dietro la retorica del patto tra fisco e contribuente si nasconde, secondo l’opposizione, un’operazione di segno opposto: “Un bel condono”, ha attaccato Maria Cecilia Guerra (Pd), secondo cui la misura “piega la leva fiscale a una concezione profondamente clientelare”, premiando “gruppi ben identificati di contribuenti” in chiave elettorale.

Un emendamento pesante che ha superato il primo scoglio

Il nuovo ravvedimento speciale ha già superato la tagliola dell’ammissibilità nelle commissioni e apre la porta a una seconda stagione di concordati biennali. La norma, sul piano tecnico, consentirebbe ai contribuenti che intendono aderire al concordato – una sorta di patto preventivo con il fisco sulla base di previsioni di reddito – di regolarizzare in maniera agevolata eventuali pendenze.

Il primo esperimento, partito nel 2023, aveva visto oltre 200 mila adesioni. Una cifra modesta rispetto alle attese, ma sufficiente per considerare la misura un banco di prova utile per rilanciare la compliance collaborativa.

Un passo indietro di pochi mesi

Va ricordato che appena un mese fa, nel testo definitivo approvato dal governo a inizio giugno, l’ipotesi era stata accantonata: l’esecutivo si era limitato a introdurre un tetto alla proposta fiscale nei concordati, rinunciando ad aprire alla regolarizzazione facilitata. Ora però la maggioranza – o almeno un pezzo consistente di essa – torna a spingere per una riapertura del meccanismo, confidando in un maggiore successo, e in un potenziale ritorno di consensi in vista delle Europee 2026.

Opposizioni sul piede di guerra

Le reazioni politiche sono state immediate. Il Pd, per bocca della deputata Guerra, accusa la maggioranza di “strumentalizzare” il fisco, lanciando misure ad hoc per alcuni gruppi di contribuenti, “col solo scopo di garantirsi voti”.

Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha criticato la proposta, parlando di “fiscalità a geometria variabile” e chiedendo che si punti piuttosto su investimenti nei controlli e nel rafforzamento dell’Agenzia delle Entrate.

Addizionale Irpef su stock option e bonus: si allarga la platea

Ma il ravvedimento speciale non è l’unica novità sul tavolo fiscale. Sempre nell’ambito della discussione sul dl fisco, la maggioranza – con il sostegno anche di Italia Viva – ha presentato una proposta per estendere l’addizionale Irpef del 10% sulle stock option e i bonus (attualmente riservata ai dirigenti d’azienda) anche a intermediari finanziari e società di partecipazione.

Un segnale, questo, che potrebbe spiazzare parte del mondo finanziario: “Un conto è tassare chi riceve benefit milionari, altro è introdurre balzelli che colpiscono trasversalmente il settore”, ha commentato Andrea Moltrasio, ex presidente di UBI Banca, oggi advisor in ambito M&A.

Lega e Forza Italia alzano la posta su scuole, sport e impatriati

Il pressing emendativo coinvolge anche altre forze della maggioranza. La Lega chiede che i Comuni possano esentare le scuole paritarie dal pagamento dell’Imu, e propone di prorogare per tre ulteriori periodi d’imposta il regime agevolato per i lavoratori impatriati, attualmente previsto fino al 2025.

Forza Italia, invece, torna sul fronte sportivo: il capogruppo Paolo Barelli ha annunciato una proposta per esentare dall’Imu gli impianti concessi in uso ad associazioni sportive dilettantistiche o società senza fini di lucro. Una misura “a sostegno del tessuto sociale e della salute pubblica”, secondo i promotori, ma che rischia di creare una nuova giungla interpretativa.

Pace fiscale: la Lega non molla

A far rumore, però, è soprattutto ciò che non è passato: la Lega aveva chiesto di riaprire la rottamazione quater fino al 30 settembre 2025 per i contribuenti decaduti, ossia coloro che avevano aderito alla definizione agevolata ma non sono riusciti a pagare le rate. La proposta è stata giudicata inammissibile, ma il partito di Matteo Salvini non intende rinunciare alla battaglia ideologica della “pace fiscale”.

“Sarà fatta, sicuramente”, ha ribadito il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega). “Serve un approccio pragmatico, per far emergere base imponibile e ridare fiducia al contribuente”.

Una strategia fiscale in cerca di equilibrio

Al di là delle polemiche, il pacchetto emendativo conferma una tendenza strutturale: il fisco italiano continua a oscillare tra rigore e indulgenza, senza trovare una linea stabile e credibile. La logica della “compliance premiale” resta un obiettivo teorico, ma sul piano operativo rischia di trasformarsi in una “lotteria di norme speciali” che premia l’opportunismo fiscale più della trasparenza.

Il nodo resta sempre lo stesso: rendere il sistema prevedibile, equo e orientato al futuro. Continuare a legiferare per emendamenti e deroghe può risolvere singole situazioni, ma non costruisce una fiscalità moderna. Il tempo delle scorciatoie, forse, è finito. Ma non tutti, in Parlamento, sembrano esserne convinti.

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