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L’aumento del gas rischia di bloccare anche il treno della fantasia

- di: Barbara Leone
 
L’aumento del gas rischia di bloccare anche il treno della fantasia
C’è chi quando è giù di corda chiama la sua migliore amica, chi affonda i dispiaceri in un barattolo di crema gianduia, chi scarica le tensioni facendo una corsa e chi come me si fionda in libreria. Un luogo magico, confortante e misterioso. Anche se purtroppo non esistono quasi più le piccole librerie di quartiere, io continuo ad esserne follemente innamorata. L’odore inebriante della carta stampata, i corridoi colmi di libri pronti a portarti chissà dove e chissà con chi, il dolce suono del fruscio delle pagine golosamente rubate.
Entri lì e sei già in un’altra dimensione sospesa nel tempo e nello spazio, dove puoi esser chiunque tu voglia e viaggiare a bordo di un treno che non ha pari: destinazione fantasia. Sono pezzi d’anima i libri, e per quanto possa sembrare comodo leggerli in digitale quelli che puoi toccare, annusare, stropicciare, vivere sono tutta un’altra storia. Che piano piano però rischia di sparire. Non del tutto, perché un mondo senza libri veri è semplicemente inimmaginabile. Oltre che il peggiore degli incubi.

Il rincaro del gas rallenta anche la produzione di libri

Ma la triste realtà è che da tempo il mondo della carta stampata è in grave crisi, e mai come oggi può diventare irreversibile. Parliamo di libri, ma non solo. Perché è l’intero settore industriale dell’editoria a ritrovarsi quasi in ginocchio. A cominciare dalle cartiere. Un’attività cosiddetta energivora, fatta cioè di imprese che per funzionare necessitano di ingenti quantità di energia. Che, si sa, ad oggi costa un occhio della testa. Sorvolando sull’aspetto poetico della questione e volando più terra terra, ciò vuol dire che ad esempio mai come quest’anno le famiglie si troveranno a dover fronteggiare il problema del caro-libri che, secondo le ultime stime, toccherà il 2-3% in più rispetto allo scorso anno.

Tradotto, vuol dire un esborso che può superare anche i 500 euro per uno studente che frequenta il primo liceo. E non è solo un problema di costi energetici. Perché oggi come oggi le imprese che usano molto gas come le cartiere hanno difficoltà anche a trovare i fornitori. Col risultato che il 90% delle cartiere non sa nemmeno come farà ad aprire a settembre. La Cartiera del Polesine, ad esempio, con 115 milioni di fatturato medio ed oltre 150 dipendenti, al momento non riesce a trovare un contratto per la fornitura del gas. Ed a luglio ha avuto una bolletta che, sommando elettricità e gas, è arrivata a costare 9 milioni di euro: quattro volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Stesso scenario per la Burgo, che è tra le principali industrie del settore carta con 1,8 miliardi di ricavi, 11 stabilimenti e 3.125 addetti.

Per tutti il timore è quello di incappare nella procedura di default, perché quando un’attività rimane senza fornitore di gas la rete Snam (il principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale) garantisce energia per soli 60 giorni, ovviamente a prezzi aumentati. Dopodiché il rubinetto si ferma, e l’industria pure. Ciao ciao carta. E tutto si blocca: l’editoria, e con essa tutta la filiera dell’informazione e della cultura, finisce in un baratro dal quale difficilmente potrà risalire. Non è terrorismo mediatico, ma la cruda verità di cui purtroppo pochi parlano non intravedendo un pericolo che invece è reale, concreto più che mai. Perché poi l’industria della carta non riguarda solo libri e giornali, ma anche imballaggi, involucri e sì… pure la preziosissima carta igienica. Che valla a fare digitale, sai che ridere. E invece la situazione è seria. E la soluzione, seppur momentanea, c’è: mettere un tetto al prezzo del gas e fare in modo che la procedura di default venga bloccata per tutto il 2023. Questioni, però, misteriosamente assenti dai programmi degli schieramenti politici. Troppo impegnati, evidentemente, a far campagna elettorale per sé a dispetto di una comunità che rischia di ritrovarsi al buio. Non un buio fisico, ma egualmente penoso e angosciante. Perché se si ferma anche il treno della fantasia saremo tutti più poveri e soli.
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