Generali, battaglia in assemblea tra i grandi soci: Unicredit al 6,7%, Mediobanca si conferma primo azionista
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

L’assemblea di Generali, tenutasi questa mattina a Trieste, si è aperta con l’annuncio delle partecipazioni azionarie aggiornate, rivelando un nuovo equilibrio tra i grandi soci del gruppo assicurativo. Unicredit si è presentata con una quota complessiva pari al 6,7%, confermando il proprio peso strategico nel capitale. Una presenza rilevante, che si affianca a quella storica di Mediobanca, ancora primo azionista con il 13,04%. La comunicazione ufficiale è stata data dal presidente Andrea Sironi, che ha letto in apertura l’elenco delle partecipazioni superiori al 3% presenti a libro soci. Il quadro che ne emerge racconta una composizione azionaria frazionata, ma sempre più polarizzata attorno a grandi blocchi in grado di orientare le scelte future del gruppo.
Generali, battaglia in assemblea tra i grandi soci: Unicredit al 6,7%, Mediobanca si conferma primo azionista
Tra gli altri soci di rilievo si confermano le posizioni di Francesco Gaetano Caltagirone con il 6,82% e di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, con il 9,93%. Schema Delta, la finanziaria dei Benetton, detiene invece il 4,33% del capitale. È una fotografia di equilibrio dinamico, in cui nessun azionista ha il controllo assoluto ma ciascuno esercita un’influenza significativa. Le alleanze – formali e informali – che si creeranno nei prossimi mesi potranno condizionare non solo la governance della compagnia, ma anche le strategie di espansione internazionale, gestione del portafoglio e linee di investimento.
La centralità di Mediobanca e le mosse di Unicredit
Mediobanca, storicamente regista delle dinamiche societarie di Generali, mantiene saldamente la sua posizione di primo azionista. Ma la presenza crescente di Unicredit apre scenari nuovi. La banca guidata da Andrea Orcel – pur avendo sempre negato mire di controllo – viene osservata con attenzione dal mercato, specie dopo le operazioni di rafforzamento avvenute nei mesi scorsi. La quota del 6,7% è composta da un 6,5% detenuto direttamente e da uno 0,19% tramite una controllata, come ha precisato il presidente Sironi. In un contesto di governance fluida, anche una percentuale sotto la soglia del 10% può risultare decisiva per la nomina dei vertici o per orientare le scelte strategiche della compagnia.
I dossier aperti e le sfide di bilancio
L’assemblea si è svolta in un clima di attenzione concentrata anche sul piano industriale 2025 e sui dossier internazionali aperti. Generali, infatti, è attesa da decisioni rilevanti sull'espansione nei mercati emergenti, sulla transizione climatica e sul ruolo crescente delle assicurazioni nel campo della sanità integrativa e della previdenza. La stabilità azionaria e la coesione tra i principali investitori saranno cruciali per affrontare le sfide del nuovo triennio, in un contesto segnato da volatilità finanziaria e rischi geopolitici crescenti.
Governance e strategie, il Leone tra tradizione e rilancio
Se da un lato Generali si presenta come una delle realtà più solide del comparto assicurativo europeo, dall’altro è chiaro che il confronto tra i grandi soci continuerà a incidere sulle scelte di governance. La stagione degli scontri frontali sembra, almeno per ora, archiviata, ma resta sullo sfondo la possibilità che emergano nuove aggregazioni. A seconda degli equilibri, potrebbero aprirsi spazi per un ridisegno degli organi direttivi, soprattutto se si dovessero verificare divergenze sui piani di investimento o sulla gestione degli asset.