Ghosting, quando sparire è una ferita: cos’è, perché fa male e chi lo pratica
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Ghosting è un termine anglosassone che deriva da “ghost”, fantasma, e indica la decisione di interrompere improvvisamente e senza spiegazioni ogni forma di comunicazione con una persona, facendo perdere le proprie tracce. È un comportamento sempre più diffuso nei rapporti nati o mantenuti attraverso piattaforme digitali, dove scomparire può avvenire con un semplice blocco o mancata risposta. A differenza delle rotture tradizionali, qui non esiste alcuna chiusura verbale: il silenzio diventa la risposta.
Ghosting, quando sparire è una ferita: cos’è, perché fa male e chi lo pratica
Subire ghosting provoca un senso profondo di spaesamento. L’assenza di spiegazioni genera incertezza e interrogativi continui su cosa sia andato storto. La mente della persona “ghostata” si attiva nel tentativo di trovare una logica, una motivazione, ma senza elementi concreti su cui ragionare. Questo stato di sospensione emotiva può abbassare l’autostima e aumentare ansia e insicurezza. Le neuroscienze hanno dimostrato che il rifiuto sociale, come quello vissuto nel ghosting, attiva nel cervello le stesse aree responsabili del dolore fisico.
Il profilo psicologico del ghoster
Chi pratica il ghosting spesso lo fa per evitare il conflitto. In alcuni casi è una persona con tratti narcisistici, poco empatica, incapace di gestire le emozioni altrui. Secondo alcune ricerche, vi può essere una correlazione con la cosiddetta “triade oscura” della personalità: narcisismo, machiavellismo, psicopatia. Ma nella maggior parte dei casi, il ghoster è semplicemente qualcuno che non ha sviluppato una piena maturità affettiva e preferisce fuggire anziché affrontare il disagio di una chiusura chiara e rispettosa.
La facilità offerta dalla tecnologia
Le modalità con cui oggi ci relazioniamo facilitano l’adozione di questo comportamento. In un contesto in cui tutto è rapido, liquido e potenzialmente reversibile, la sparizione diventa una strategia comoda. Bloccare un numero, non rispondere a un messaggio, uscire da una chat: gesti semplici, a volte automatizzati, che però hanno un impatto forte e duraturo su chi li subisce. La rottura viene delegata alla tecnologia, senza passare dalla responsabilità relazionale.
Come affrontare il ghosting
Per chi subisce ghosting, il primo passo è non colpevolizzarsi. Il comportamento dell’altro è specchio delle sue difficoltà, non del valore di chi resta. Cercare un confronto con persone fidate, condividere il dolore e, se necessario, rivolgersi a un terapeuta può aiutare a elaborare l’accaduto e a ristabilire un senso di stabilità emotiva. È importante anche imparare a riconoscere i segnali premonitori nelle relazioni: evitare l’idealizzazione, osservare la coerenza dei comportamenti, difendere il proprio diritto alla chiarezza.
Un sintomo del nostro tempo
Il ghosting è una delle espressioni più eloquenti delle fragilità relazionali contemporanee. Dice molto sul modo in cui stiamo imparando – o disimparando – a stare in relazione con gli altri. In un’epoca in cui i legami sono sempre più instabili e la responsabilità emotiva viene spesso evitata, sparire senza spiegazioni è diventato, per alcuni, una scorciatoia. Ma chi resta ha bisogno di parola, presenza e senso. Perché anche un addio può essere umano, mentre il silenzio assoluto lascia solo assenza e dolore.