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Giovani al potere: la nuova generazione che cambia le regole

- di: Jole Rosati
 
Giovani al potere: la nuova generazione che cambia le regole
Parlano più lingue, usano l’IA e detestano la retorica: così una generazione si riprende la scena.
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Il nuovo potere ha meno di 35 anni
Non c’è bisogno di alzare la voce per farsi notare. I nuovi leader under 35 stanno dimostrando che per conquistare spazio nei luoghi decisionali serve ben altro: visione, competenza e capacità di navigare il mondo digitale come pochi. La loro è una rivoluzione silenziosa, ma inarrestabile. Parlano inglese e spesso anche cinese o arabo, gestiscono un profilo LinkedIn impeccabile, si fanno aiutare dall’intelligenza artificiale per ottimizzare agenda e analisi, e—soprattutto—non sopportano la politica delle frasi fatte.
Non vogliono “servire il popolo”, ma risolvere problemi. Non parlano “ai giovani”, sono loro i giovani. E nei consigli comunali, nei board aziendali, nei parlamenti e nei partiti cominciano a contare davvero.
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Italia, terra di anziani? Non più
In un Paese dove l’età media dei parlamentari supera i 50 anni, qualcosa si sta muovendo.
Silvia Salis, 39 anni, è l’icona di questo cambiamento. Ex martellista olimpica, ex vicepresidente del CONI, oggi sindaca di Genova, è riuscita a scalzare la destra meloniana con una campagna concreta, inclusiva e, soprattutto, lontana dalla retorica. “Ho trasformato ogni insulto in benzina”, ha dichiarato dopo essere stata eletta con oltre il 53% dei voti. “Chi mi diceva che ero troppo giovane, o 'troppo donna', mi ha solo dato più forza”.
Ma è nei partiti che la trasformazione generazionale brucia le tappe. A 22 anni, Matteo Hallissey è segretario dei Radicali Italiani. Romano, attivista LGBTQ+ e antiproibizionista, ha portato in piazza temi come eutanasia legale e intelligenza artificiale etica, guadagnandosi l’attenzione dei media e l’ammirazione anche oltre la sua parte politica.
Nel centrodestra, la spinta viene da Simone Leoni, 24 anni, neoeletto Segretario Nazionale di Forza Italia Giovani: “Voglio una destra che creda nei giovani imprenditori digitali e nella competenza, non nella nostalgia del passato”.
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In Europa c’è un esercito (organizzato)
Bruxelles ci crede: i giovani leader non sono solo uno slogan, ma un asset strategico. Il programma Young Elected Politicians del Comitato europeo delle Regioni, attivo dal 2019, ha formato oltre 1.000 giovani amministratori locali sotto i 35 anni. Iniziative simili sono attive in Germania (con il Junge Politiker Netzwerk) e in Francia, dove Emmanuel Macron, con la sua En Marche!, ha portato in Parlamento decine di neodeputati tra i 25 e i 34 anni.
Ma non è solo una questione di quote. Secondo l’Eurobarometro 2025, pubblicato il 15 marzo, il 68% degli under 35 europei si dice pronto a candidarsi per una carica pubblica, se avesse gli strumenti. Tradotto: non vogliono aspettare il “loro turno”, vogliono creare un sistema nuovo.
E lo stanno già facendo. In Spagna, Isabel Díaz Ayuso, oggi 36enne, è diventata simbolo di un centrodestra giovane, aggressivo, capace di conquistare anche elettori tra i 25 e i 40 anni con un mix di social media e pragmatismo. In Finlandia, l’ex premier Sanna Marin, salita al potere a 34 anni, ha aperto la strada a una leadership femminile giovane e diretta.
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Il caso Noboa e l’America Latina dei ventenni
Il caso più clamoroso arriva dall’Ecuador. Il 15 ottobre 2023 Daniel Noboa, imprenditore e figlio d’arte, viene eletto presidente a soli 35 anni. Ha fatto campagna con TikTok, ha usato l’IA per analizzare il sentiment degli elettori, e ha vinto parlando di futuro in un Paese lacerato dal crimine. “Non ho la bacchetta magica, ma so come funziona il mondo che cambia”, ha detto nel discorso di insediamento.
Il suo successo ha ispirato una nuova generazione in tutto il Sud America, dove il 30% della popolazione ha meno di 30 anni. In Argentina, in Cile, in Colombia crescono movimenti politici nati su Discord, Telegram e Twitch.
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Cosa li accomuna
1. Multilinguismo e visione globale:
Parlano correntemente inglese, spesso anche una terza lingua. Studiano all’estero, fanno esperienze internazionali, non temono la globalizzazione.
2. Competenza digitale:
Usano strumenti come Notion, ChatGPT, Midjourney e Zapier nella vita politica quotidiana. Automatizzano processi, misurano l’impatto in tempo reale, personalizzano la comunicazione.
3. Comunicazione autentica:
Rifiutano la retorica da comizio. Preferiscono la diretta Instagram, il Q&A su Reddit, la newsletter su Substack. Parlano chiaro, anche quando sbagliano.
4. Inclusione:
I giovani leader parlano di disabilità, di gender gap, di salute mentale. Non come cause da difendere, ma come realtà da vivere.
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Una sfida al sistema, non solo al linguaggio
“È un errore pensare che vogliano solo cambiare le parole. Vogliono cambiare le regole del gioco", spiega la sociologa Chiara Saraceno: Rifiutano le logiche clientelari, i rituali delle correnti, la politica come mestiere a vita”.
E il sistema sta iniziando a reagire. Alcuni partiti tradizionali provano a cooptare queste figure, altri le ostacolano apertamente. Ma il punto di non ritorno è stato superato.
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I prossimi dieci anni? Saranno loro
La vera scommessa è questa: saranno in grado di reggere la prova del potere, senza diventare uguali a quelli che hanno criticato? La storia politica recente è piena di talenti bruciati. Ma oggi il contesto è diverso.
Perché i nuovi leader non cercano “carriera”, ma impatto. E hanno già capito che la fiducia non si conquista con un comizio, ma con coerenza, dati alla mano e decisioni rapide. Magari suggerite da un algoritmo. Ma con un cuore molto umano.

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